Tra i protagonisti de “I Fantastici 5”, la fiction Mediaset con Raoul Bova appena conclusa, figurava anche Vittorio Magazzù. Il talentuoso attore palermitano, 27 anni appena compiuti, ha già un curriculum di tutto rispetto. Oltre che ne “La vita promessa”, in “Don Matteo 11” e “The Bad Guy” su Prime Video, lo ricordiamo in “Rosy Abate 2” dove ha prestato il volto a Leonardo, figlio della “regina di Palermo” impersonata da Giulia Michelini e in “Maria Corleone” dove ha interpretato Stefano, il fratello minore della protagonista che dava voce all’antimafia attraverso una radio.
Ne “I Fantastici 5” ha interpretato un atleta paralimpico
Ne “I Fantastici 5”, Vittorio Magazzù si è calato nei panni di Cristian, un atleta paralimpico. Un ruolo molto impegnativo per il quale ha studiato per mesi e che gli ha fatto scoprire una realtà, quella della disabilità, che non conosceva. “Questa serie, sia per me che l’ho interpretata sia per chi la sta guardando – ha spiegato in un’intervista a “Fanpage.it” – può servire ad accorciare le distanze da una cosa che abbiamo sempre visto lontana da noi, ci dà modo non solo di accettare la disabilità ma di vederla come se fosse la prima volta”.
“La conoscenza ti dà gli strumenti per comprendere quello che non sai”
“Mi sono messo a servizio di questa storia – ha continuato – perché anche io prima ero solo spettatore di una realtà sportiva che non conoscevo. Mi sono avvicinato a questo mondo e mi sono reso conto, sembra quasi scontato dirlo, di quanto gli atleti paralimpici siano sportivi clamorosamente bravi. Inizialmente ero scettico nell’affrontare questa tematica, è quello che accade quando non conosciamo qualcosa e ne prendiamo le distanze. La conoscenza ti dà gli strumenti per comprendere quello che non sai e anche per giudicarlo, per viverlo”.
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“Per diventare Cristian ho lavorato tanto, per quattro mesi sono stato in sedia a rotelle”
“Per diventare Cristian ho lavorato tanto – ha svelato il promettente attore – Il mio è stato un lavoro da normodotato, basato tanto sulla conoscenza, quanto sull’interpretazione (…) Per quattro mesi sono stato in sedia a rotelle e automatizzare i movimenti senza l’uso delle gambe ti fa capire come in un certo lasso di tempo quasi dimentichi di stare in carrozzina. Diventa parte integrante della tua struttura fisica”. Vittorio Magazzù è un grande appassionato di calcio. “Da un anno a questa parte ho ripreso a giocare – ha raccontato – cimentarmi in altri sport, perché la competizione è qualcosa che mi piace molto. In più sono un gran tifoso del Palermo, sono un convinto palermitano non sono di quelli che tifa anche le strisciate, no io tifo solo Palermo”.
“Ho sempre voglia di raccontare qualcosa che richiami la Sicilia”
Il giovane attore ha poi parlato della sua sicilianità: “Sono profondamente legato alla mia cultura, ho sempre voglia, sia nella vita di tutti i giorni che nella mia carriera, di poter raccontare qualcosa che richiami la Sicilia. Sono sempre grato di queste proposte, interpretare ruoli da siciliano non rappresenta un vincolo per me. Ad esempio in The Bad Guy c’è stata una ricercatezza clamorosa, con Luigi (Lo Cascio, ndr.) palermitano d’origine, che ama visceralmente il suo dialetto, insieme ad altri attori siciliani, è stato bellissimo lavorare”. Ogni tanto, ha però tenuto a precisare, “mi piacerebbe che si raccontasse anche dell’altro”.
“Il personaggio di Leonardo in ‘Rosy Abate 2’ non doveva essere siciliano, poi al provino…”
Allo stesso tempo, però, Vittorio Maguzzù – entrato nel cuore del grande pubblico grazie a “Rosy Abate 2” – ha voluto far sapere di non rinnegare nulla. “Il mio personaggio, poi, non doveva nemmeno essere siciliano – ha confessato – infatti al provino finale sono arrivato con due attori che non erano siciliani. Poi, durante un’improvvisazione, mi è uscito un termine in dialetto e hanno scelto me, perché hanno ritenuto giusto che Leo avesse un collegamento con le sue origini, sebbene fosse cresciuto a Roma e girando per l’Italia”.
Vittorio Magazzù è un avvocato mancato: “Ho fatto teatro al liceo e me ne sono innamorato”
Classe 1997, nel 2019 Vittorio Magazzù raccontò in un’intervista a “Verissimo” di essere un avvocato mancato e di aver rinunciato alla toga per il palcoscenico. Un sogno che ha preso vita e forma nelle aule del liceo Garibaldi di Palermo e che lo ha poi portato in quelle di una scuola di recitazione di Roma. “Sono la pecora nera della famiglia – confidò – Ho fatto teatro al liceo e me ne sono innamorato. Facevo sempre tragedie greche, andavo a Siracusa, facevo dei saggi. Poi ho capito che da passione poteva trasformarsi in lavoro. L’alternativa era Giurisprudenza che – con tutto il rispetto – nonno, zio, mamma, pure il cane la fa. I miei familiari hanno preso bene la mia scelta. Ho l’appoggio assoluto di mia mamma, mio nonno, papà”.
“Mio padre l’ho trovato a sei anni e mezzo, da lì ci siamo riuniti”
“Papà l’ho trovato a sei anni e mezzo – aggiunse – Ho cominciato da piccolo a giocare a calcio e verso i 5 anni notavo che i miei amichetti venivano presi a calcio dai loro papà e io ho cominciato a chiedermi dov’era il mio, se c’era. Ho detto a mia madre ‘dai mamma dimmi la verità, papà è morto, perché solo i morti non chiamano mai’. Da lì ci siamo riuniti. L’ho incontrato a casa di mio nonno quando avevo 6-7 anni, io me l’aspettavo un misto tra John Cena e Totti. La prima cosa che gli ho chiesto è ‘vuoi giocare a pallone?’ e lui mi ha detto ‘sì, però ho il crociato rotto’ e lì ho capito che è una cosa di famiglia perché me lo sono rotto pure io e ora non gioco più a livello professionale”.