Qualche giorno fa, Vittorio Feltri ha allarmato tutti con un tweet. “Dio bono, si fa fatica anche a morire. Non ce la faccio”, ha scritto senza aggiungere altro. Il “Corriere della Sera” lo ha contattato per vederci chiaro. “Ma io scrivo in italiano — ha sentenziato il neo direttore de “Il Giornale” — cos’è che non si capisce? È una costatazione che faccio da quando sono al mondo. A volte si fa fatica anche a morire. Ma io voglio tutt’altro. Io rinuncio a morire. Mi sembra chiaro. Col c… che voglio andare all’altro mondo”.
“Ho perso le forze e i tempi di recupero sono lenti ma io mica mollo”
L’ex direttore di “Libero”, che a marzo dello scorso anno annunciò di essere stato colpito da un tumore al seno, ha svelato di essere finito sotto i ferri. “Un paio di settimane fa sono stato sottoposto ad un piccolo intervento chirurgico – ha raccontato – In sé nulla di grave, ma la ripresa è un calvario per chi come me ha 80 anni. Ho perso le forze, devo recuperare le energie e i tempi di recupero sono lenti. Ma io mica mollo. L’anno scorso ho avuto un versamento polmonare. Nella zona del polmone sinistro mi è rimasto un grumo che mi procurava qualche problema”.
“Giulia Veronesi mi ha operato con un robot, non mi sono accorto di nulla”
“Mi sono affidato ancora una volta alle cure di Giulia Veronesi (la figlia di Umberto, ndr) – ha proseguito – Mi ha operato con un robot. In sala operatoria non mi sono accorto di nulla. È stato subito dopo che ho avvertito il peso dell’operazione. La degenza, rimanere bloccati a letto, avvertire la mancanza di forze. Non riuscire a stare in piedi non è una bella sensazione. A quest’età, poi, i cattivi pensieri vengono spontanei…”.
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“Senza giornale non so stare, mi dovranno sopportare ancora per un po’”
Nonostante ciò, Vittorio Feltri non ha mai smesso di lavorare. “Non sono in condizioni di andare al giornale ma ho scritto tutti i giorni. Non ne posso fare a meno. Questa è la mia vita (…) Per ora non ce la faccio (la voce è affaticata, ndr). Ho ancora un’autonomia limitata. Ma tra una settimana, al massimo una decina di giorni, torno alla mia scrivania. Io senza giornale non so stare (…) . Mi dovranno sopportare ancora per un po’”. Il direttore de “Il Giornale” ha confessato di pensare spesso alla morte. “Ma in me – ha precisato – anche o soprattutto di fronte alle malattie, scatta un senso di rivalsa. Una voglia di stare bene, fosse anche per una sola settimana in più, che mi rimette in pista”.