31 Marzo 2024, 10:29
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Vasco Rossi, 72 anni, si confessa in una lunga intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera” nel giorno di Pasqua. Il rocker di Zocca ripercorre la sua “vita spericolata”. “Per anni, all’inizio degli 80, vivevo solo per scrivere canzoni e fare concerti – ricorda – Un giorno dell’estate 1982 andai da un concessionario per far vedere una macchina e non trovai nessuno, sentivo boati a distanza, non capivo cosa stesse succedendo: era la finale dei Mondiali di Spagna, ma io non lo sapevo. Potevo stare tre giorni senza dormire, grazie alle anfetamine. Poi ho capito che le anfetamine sono pericolose. Ho sperimentato la mia psiche, sono entrato nella mia mente, ho fatto un viaggio dentro la mia coscienza. Le sostanze stupefacenti le ho provate quasi tutte, tranne l’eroina. Mettere l’eroina sullo stesso piano della marijuana è criminale, perché così i ragazzi si convincono che si equivalgano, e se lo spacciatore non ha una, allora si può comprare l’altra…”.
Vasco Rossi finì in carcere. “Cinque giorni di isolamento. Giorni infiniti, minuti lunghissimi – racconta – Non passava mai. Cercavo di dormire, mi svegliavo credendo di aver fatto un brutto sogno; infine realizzavo che era tutto vero. Poi altri 17 giorni di galera. Solo De André venne a trovarmi, con Dori. Pannella mandò un telegramma. Fu l’occasione per resettarmi. Mi sono disintossicato da solo, senza bisogno di andare in comunità. Dopo la galera sono tornato a casa, a Zocca, e non ne sono uscito per otto mesi. Senza anfetamine non riuscivo ad alzarmi dal letto. E in tanti erano contenti”.
Ad “esultare” erano i “perbenisti” e i “benpensanti”. “Mi sputavano addosso per strada – svela – Ero il drogato. Il capro espiatorio dei primi Anni 80. Il diretto responsabile della diffusione degli stupefacenti perché, secondo loro, le mie canzoni spingevano all’uso della droga. E per decenni me l’hanno rinfacciato, una cosa che succede solo in Italia: nessuno si permetterebbe di trattare da drogato, che so, Paul McCartney o Keith Richards (…) Una volta a Rimini, quando mi videro, mi negarono la stanza d’albergo che avevo prenotato. Così aspettai l’alba sul lungomare di Riccione e scrissi ‘Ieri ho sgozzato mio figlio’ (…) Io ho sempre cantato la rabbia e la sofferenza che avevo dentro”.
Il rocker emiliano ha avuto tante donne. Nei loro confronti ha sempre avuto grande rispetto. “Se una donna dice no, è no. E io i no li ho sempre rispettati”. Dal canto suo, Vasco Rossi ha incassato tantissimi “no”. “La prima fu Anna Maria, e aveva sette anni – ricorda – Era la mia vicina di casa. Ci fidanzammo. Ogni volta le chiedevo: ‘È sempre così?’, lei rispondeva di sì, e io ero felice. Un giorno però rispose di no, che le piaceva un altro; e a me crollò il mondo addosso”. La prima volta “a 17 anni, con una ragazza di Modena che a differenza delle altre aveva ceduto”.
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Il suo primo grande amore fu Paola, “una femminista che si era prefissata di distruggermi, e ci è riuscita. Il colpevole di diecimila anni di patriarcato ero io… Dopo di lei, e prima di Laura, mia moglie, è stato solo sess0. Tutte le canzoni in cui sono arrabbiato con le donne me le ha ispirate Paola; dovrei darle i diritti d’autore”. “Albachiara – continua – me l’ha ispirata Giovanna, una ragazza che vedevo arrivare a Zocca con la corriera. Anni dopo l’ho ritrovata in discoteca e gliel’ho detto, ma lei non ci credeva: ‘Lo dici a tutte perché te le vuoi fare!’. Così ho scritto Una canzone per te”.
Vasco Rossi ha due figli, Davide e Lorenzo, nati nel 1986 a pochi mesi di distanza. “Avevo avuto una storia con una ragazza bellissima, Gabriella, che purtroppo è mancata qualche giorno fa, all’improvviso – racconta – L’avevo lasciata, per vivere fino in fondo la mia avventura con la musica, ma mi ero preso cura di lei: era rimasta a Zocca con mia mamma, mentre le cercavo una nuova casa e un nuovo lavoro. Le lasciai anche una macchina, una Renault5, perché potesse andare in giro, trovarsi un altro fidanzato. E lo trovò. Quando tornai, la rividi nella roulotte prima del concerto, e la salutai con affetto, per l’ultima volta. Mesi dopo mi dissero che era incinta. Il padre ero io ma io non lo sapevo e non lo credevo possibile. Qualche tempo dopo, però, venne a Zocca un’altra ragazza, Stefania. Una che neppure ricordavo. E aveva un bimbo (Davide, ndr.) nel passeggino”.
“Un po’ mi arrabbiai: mi avevano rubato un figlio, a me che non ne volevo! – ammette – Il tribunale mi impose il test del Dna. Mentre andavo a Roma, chiamai Gabriella: ‘Siccome dici che il tuo bambino è mio, e sto andando a fare il test del Dna, se vuoi lo facciamo pure noi…’. Ma Gabriella disse di no. Comunque feci questo test, e con mio grande stupore risultò che il padre di Davide ero io. Così lo riconobbi, e versai 5 milioni al mese per il mantenimento. Mi sfogai con l’avvocato Gatti, che mi consolò: ‘È un miracolo, sapesse signor Rossi la fatica che ho fatto io…’”. Il rocker di Zocca ha riconosciuto il suo secondogenito Lorenzo quando aveva 15 anni. Ecco come andarono le cose: “Mi chiamò Gabriella, cui ho sempre voluto bene, per dirmi che il ragazzo ci teneva. Venne fuori che era mio pure lui. L’avvocato Gatti esultò: ‘Un altro miracolo!’”.
Vasco Rossi è sposato dal 2012 con Laura Schmidt da cui ha avuto il suo terzo figlio, Luca. “Tentai due volte di mandarla via – rivela – La prima volta la trovai sette ore dopo, fuori dalla sala d’incisione; non si era mossa da lì. La seconda la trovai fuori di casa, seduta sulla valigia. Pensai che sarebbero venuti i carabinieri ad arrestarmi di nuovo; e me la ripresi. La verità è che l’ho amata dal primo momento in cui l’ho vista. Una passione travolgente. Con Laura ho realizzato il progetto di famiglia. La passione dura sei anni, massimo sette. Poi subentra l’amore per il progetto. Ti rendi conto che sei diventato padre quando daresti la vita per salvare quella di tuo figlio”.
Vasco Rossi confessa poi di non credere nell’aldilà: “Non c’è. È tutto qui e ora. Sono sempre stato un materialista. Ma ora i fisici pensano che la materia sia solo un insieme di vibrazioni, e che la coscienza venga prima della materia. È questa la vera immortalità. A volte mi fermo a respirare, senza pensare a nulla, o meglio accogliendo i pensieri e lasciandoli passare. All’inizio restare solo con me stesso mi faceva impazzire. Ma solo così arrivi alla consapevolezza”. La conversazione si sposta sulla politica e il rocker non le manda a dire: “Non voto. Sono semplicemente dalla parte dei deboli. E sono impressionato dalla quantità di balle che sparano i politici. Tanto, a sparar balle non si muore e non si paga…Giorgia Meloni è certamente simpatica, adesso sono tutti un po’ innamorati. Ma per decenni ha detto cose assurde, vergognose, irresponsabili. Che non si cancellano”.
Vasco Rossi preferisce senza dubbio parlare di musica e si sbilancia sulle giovani leve: “Ghali ha fatto centro a Sanremo, cantando prima in arabo poi in italiano. Mahmood è un piccolo genio. In generale le cose nuove mi incuriosiscono sempre”. La sua preferita, però, è Madame: “Ha la stessa genuinità di Carmen Consoli”. “Mi piacciono anche Levante e Marracash”, aggiunge. I rapper “parlano il linguaggio dei ragazzi, esprimono i loro valori: comprese le scarpe, i vestiti firmati. Il consumismo, la pubblicità”. “Io sono un provocatore, scrivo per provocare le coscienze e per mantenerle sveglie: è il compito dell’artista (…) Un tempo pensavo di morire giovane, adesso invece vorrei morire sul palco”.
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31 Marzo 2024, 10:29