23 Novembre 2023, 08:14
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Vladislav Kanyus, originario della città di Kemerovo, in Siberia, ha torturato e ucciso con 111 coltellate l’ex fidanzata, la 23enne russa Vera Pekhteleva. I due si sono lasciati nel 2020, ma due mesi dopo aver chiuso la loro relazione la giovane è tornata nella casa dove avevano vissuto insieme per raccogliere le sue cose rimaste lì. I due hanno litigato e i vicini hanno chiamato la polizia per otto volte, ma non è mai arrivata. Alla fine, sono riusciti a trovare il numero del fratello della giovane che è accorso nell’appartamento e ha sfondato la porta. La giovane era a terra in un lago di sangue e il suo aguzzino seduto nel bagno a bere vodka. Sul corpo della giovane 111 coltellate, oltre a lividi e fratture. L’ex fidanzato l’ha torturata per ore, l’ha stuprata e poi uccisa. In Russia quello di Vera Pekhteleva viene considerato come uno dei femmincidi più sadici e cruenti di sempre.
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Dopo l’efferato omicidio la famiglia della giovane ha chiesto giustizia e per Vladislav Kanyus è arrivata la condanna: 17 anni di carcere per le torture, lo stupro e l’omicidio dell’ex fidanzata. Sembrava tutto finito ma non era così. Dopo 9 mesi, la madre di Vera Pekhteleva ha ricevuto due fotografie da un account anonimo su WhatsApp che mostravano l’assassino della figlia in divisa militare e sotto il messaggio “Kanyus è libero e combatte in Ucraina”, come rivelato dal “Guardian”. “Non potevo credere ai miei occhi, ho cercato di calmarla, ho provato a dirle che non era lui, era Photoshop. Ma abbiamo subito capito che era proprio lui”, ha detto in un’intervista telefonica Vladimir Pekhtelev, zio della vittima. La famiglia ha cercato risposte fino a quando il padre di Vera Pekhteleva l’ha ottenuta dalla Procura. L’assassino della figlia ha ricevuto la grazia con decreto del presidente Vladmir Putin. “Con decreto del Presidente della Federazione Russa del 27 aprile 2023 Kanyus V.R. graziato con rilascio il 28 aprile 2023 da ulteriori punizioni e dalla rimozione della fedina penale”, si legge nel documento.
La madre della vittima, sgomenta per l’accaduto, ha duramente criticato il provvedimento di Putin in un’intervista a “Meduza”: “Sono cresciuta in una famiglia dell’intellighenzia, ci è sempre stato instillato un atteggiamento rispettoso verso il Paese in cui viviamo. E, naturalmente, c’era la convinzione che non potessimo essere traditi”. E’ chiaro ormai che la Russia recluti detenuti per la guerra in Ucraina concedendo loro la grazia. Alyona Popova, attivista russa che lotta contro i femminicidi e per la difesa dei diritti umani, ha fatto girare le foto che l’assassino di Vera Pekhteleva ha pubblicato sui social che lo ritrae mentre si diverte insieme ai suoi amici in uniforme. “Eccolo qui, che pubblica foto da un barbecue e si gode la vita”, ha scritto la donna come riportato dalla Novaya Gazeta Europe.
Vladislav Kanyus, assassino della sua ex fidanzata, non è l’unico detenuto graziato per combattere in Ucraina. Come riporta il “Washington Post”, secondo gli attivisti per i diritti umani, quest’anno il Ministero della Difesa russo ha arruolato circa 100.000 persone, prendendole dalle colonie carcerarie, offrendo loro la grazia o sconti di pena. E’ di qualche settimana la notizia che anche un ex agente di polizia, condannato per aver avuto un ruolo nell’omicidio del 2006 di Anna Politkovskaya (la giornalista anti Putin), ha ricevuto la grazia dal presidente russo dopo aver scontato sei mesi di servizio militare in Ucraina.
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23 Novembre 2023, 08:14