Tomaso Trussardi oggi ricorda il padre Nicola Trussardi. Ospite del podcast “1%” di Giacomo Freddi, l’imprenditore ha dichiarato: “Lo trattavano come un diverso e dico una cosa forte: perché non era gay”. Una frase forte che adesso prova a spiegare meglio in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”: “In questa affermazione non c’era alcun intento polemico – sottolinea – ho riportato la realtà dei fatti esattamente come era ai tempi in cui mio padre costruiva la sua azienda. Ma questo non significa che non riconoscesse il valore umano o professionale dei collaboratori omosessuali: ha avuto al suo fianco talenti come Nicolas Ghesquière, oggi a capo di Louis Vuitton, con il quale c’era un rapporto di stima. Io stesso ho collaborato con persone con un orientamento sessuale diverso dal mio: anzi posso dire che hanno una marcia in più, una sensibilità senza la quale forse la moda, come la conosciamo noi, oggi non esisterebbe”.
Anche il fratello maggiore Francesco Trussardi è morto in un incidente
Nicola Trussardi è morto il 13 aprile 1999 a seguito di un incidente automobilistico avvenuto sulla tangenziale Est di Milano. All’epoca Tomaso Trussardi aveva 15 anni. Nel 2003 un’altra tragedia si è abbattuta sulla sua famiglia. Il fratello maggiore Francesco Trussardi, è deceduto in una circostanza simile a quella del padre. In un’intervista rilasciata a “Verissimo” nel 2020 Tomaso Trussardi aveva ricordato quell’evento che ha cambiato la sua vita: “E’ stata una cosa inaspettata, come quella di mio padre. Però sai…ti capita una volta e già dici ‘com’è possibile?’. Mio fratello era giovanissimo, aveva 27 anni. Con lui stavo costruendo anche un rapporto di amicizia, di osmosi. Quindi per me è stato un colpo ancora più forte. Io sono un positivo per natura ma certe cose non le superi mai, impari a convincerci. È come un handicap. Sono delle cicatrici che rimangono”.
Tomaso Trussardi oggi ricorda una frase del padre: “Mi hanno sempre considerato un diverso”
Tornando alla figura del padre, Tomaso Trussardi spiega cosa intende quando usa il termine “discriminazione”: “Mio padre, nell’ambiente, veniva chiamato ‘il biondino con la valigetta’. Per il mondo snob degli atelier alla francese, spie di un certo provincialismo che portava a reputare l’erba del vicino sempre più verde, lui era un diverso, perché aveva costruito la sua fortuna andando in giro con i campioni di pelle. Era un uomo con il culto del lavoro, un vero bergamasco, capace però di creazioni raffinate: aveva inventato le borse in nappa plongé. Anche in Giappone, dove ogni minimo difetto di produzione viene notato, andavano a ruba. Oggi i marchi di moda fanno i soldi con gli accessori, all’epoca c’era un po’ di snobismo: noi non eravamo un marchio di moda, ma di lifestyle. I foulard che Pavarotti indossava, con i girasoli di Guttuso stampati, glieli faceva mio padre”.
L’imprenditore ricorda poi un’intervista rilasciata dal genitore: “Era il 1983 e mio padre, che non aveva avuto il permesso di sfilare in Fiera, decise di fare la sfilata alla Scala. Al giornalista spiegò così la scelta: ‘Mi hanno sempre considerato un diverso e ho sfilato in maniera diversa’. Ho sempre pensato, negli anni, a queste parole. Alla fine lo hanno accettato eccome, ma solo dopo che aveva ottenuto un successo internazionale. Solo Franca Sozzani lo ha sostenuto fin dalla prima ora”.
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“Mio padre non era tipo da salotti, esattamente come me”
Tomaso Trussardi parla poi dell’esclusione del padre dalla foto iconica, scattata nel 1985, a un gruppo di stilisti simbolo del made in Italy. “Non so precisamente il motivo per cui non venne inserito nel gruppo – afferma – Ma immagino che essere escluso dalla foto lo abbia fatto sentire un outsider. E poi in quella foto c’era gente che fatturava molto, ma molto meno, di lui…”. Poi aggiunge: “Mio padre non era tipo da salotti, esattamente come me. Se non fai parte del sistema, il sistema ti rigetta. Ma da parte nostra non c’è mai stata alcuna chiusura: abbiamo lavorato con talenti della moda di cui non ci interessava conoscere il lato privato. Non mi piace etichettare le persone: c’è tanta ignoranza, non amo le battute da bar, come diceva Alessandro Manzoni ‘il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune’. A volte si segue la massa, senza interrogarci davvero su quali sono le nostre reali opinioni”.
Cosa pensa oggi Tomaso Trussardi del mondo della moda: “Di fatto la moda insegue la moda”
A chi lo accusa di non essere politicamente corretto con le sue affermazioni, l’imprenditore risponde: “Io ho amici gay e li rispetto profondamente. Riconosco che hanno una marcia in più e una sensibilità profonda dovuta anche al fatto di aver dovuto affrontare più ostacoli: però al tempo stesso non posso far finta che non esista un certo ‘protezionismo’ in questo mondo. Nel business non si può prescindere dal sistema di appartenenza: se non ti invitano, se non fai networking, di fatto sei fuori”. Tomaso Trussardi offre infine la sua visione del mondo della moda, oggi: “Mio padre aveva un sincero interesse per l’arte e la cultura: oggi la moda ha virato verso l’attualità per ripulirsi la coscienza ed essere meno effimera”.
“Nessuno può prescindere dal mercato – conclude – adesso va di moda essere green e tutti abbiamo imboccato quella strada. Lo stesso vale per le curvy: ora vanno di moda loro e la moda le corteggia. Di fatto la moda insegue la moda”.