03 Gennaio 2022, 11:48
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Tiziana Panella, conduttrice di “Tagadà” su La7, racconta in una lettera al “Corriere della Sera” cosa significhi prendersi il Covid. La giornalista si è contagiata la vigilia di Natale durante una cena in famiglia.
“Non è un raffreddore! – esordisce – Ho cominciato a stare male il giorno di Natale. Ma male male, all’improvviso. Dopo due anni, sono tornata con mia figlia a Caserta dai miei genitori. Insomma, ciclo completo di vaccinazioni, booster, tampone negativo… si può fare. Tasso di euforia alla partenza altissimo, mia figlia felice. Il 24 a cena, c’è una specie di cappa. Il figlio di mio fratello è positivo, mio fratello non c’è. Mi sveglio ed è Natale e sto male e resisto. Il 26 sono a Roma. I sintomi non li riconosco, forse è un’influenza, una intossicazione. Intanto, mi metto in isolamento, aspetto, mi sembra di stare meglio, poi di nuovo male”.
“La cena del 24 ha colpito, arriva la notizia del primo positivo, il secondo, il terzo, io sarò la quarta – prosegue – Strike, focolaio familiare. Tutto come da manuale, sembra una puntata di Tagadà. C’è anche il soggetto fragile, sono io. D’accordo con i medici che mi seguono, continuo la mia terapia abituale che dovrebbe aiutarmi anche contro il Covid. Non basta, sto male. Alziamo il dosaggio. Spio i rumori di mia figlia dentro casa, mi manca. La mia camera da letto affaccia sul giardino, mia figlia mi saluta attraverso il vetro. Lei è negativa. Siamo appiccicose noi due e lei è negativa. Sono contenta e sono anche scontenta. Vorrei aprire la porta e farla salire sul letto, vorrei mangiare tutto il cioccolato che abbiamo sotto l’albero e vedere un film brutto insieme, che lei si addormenta e io non riesco a spegnere”.
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“Arriva il 31 dicembre – aggiunge – Sento il sangue che pompa sotto la pelle e la pelle brucia, mi fa male tutto dai reni alle dita delle mani. La gola è piena di spilli, sullo sterno mi hanno piazzato una pietra, la testa è una trottola che gira e pesa. Ho paura. Mia figlia ha organizzato una super cena sushi. Io in camera, lei in giardino, in mezzo la porta di vetro. Si è vestita per me ed è bellissima. Fa freddo fuori e quindi si cambia. Pigiama e piumino, è perfetta. Non mi reggo in piedi, mi rimetto a letto e aspetto concentrata la mezzanotte. Non devo piangere e infatti non piango. Lei stappa una bottiglia mignon che una amica-sorella ci ha portato, ci strusciamo spalle a spalle in giardino e dietro le mascherine urliamo: va**anculo 2021”.
“Voglio dormire, ma non c’è modo di fermare le lacrime – conclude – Sono sopraffatta. Guardo la mia camera accogliente e so che se non fossi vaccinata sarei in terapia intensiva. Sento la solitudine di chi ha lottato in altre stanze, magari voleva urlare mentre non aveva aria per respirare. È disperante, per chi è nella stanza, per chi è oltre il vetro. Sono morti così, da soli, in tanti, troppi. Mentre scrivo sto meglio, i farmaci stanno facendo il loro lavoro, il corpo risponde. Piano piano recupero le forze. Mi era già successo in passato di sentirmi vicina, vicinissima, al burrone. Guardare giù è terrorizzante, ma il burrone sa blandire. Promette pace, è un imbroglio. Sarà per un’altra volta. Felice anno nuovo, abbiate cura di voi”.
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03 Gennaio 2022, 11:48