“La prima cosa che ho detto a mio fratello quando ho iniziato a parlare è stata: ‘Chiamami Carlo’. Avevo tre anni. Così fece. Per lui ero Carlo. Per mia mamma era un gioco tra di noi. Invece a tre anni avevo già la disforia di genere. Non ero Susanna, non lo sono mai stata”. A parlare così in un’intervista a cuore aperto rilasciata al settimanale “Gente” è Susanna Tamaro. La scrittrice triestina, il cui nome è indissolubilmente legato a “Va’ dove ti porta il cuore”, successo da 15 milioni di copie da lei scritto nel 1992, è affetta dalla sindrome di Asperger (una forma di autismo, ndr) che quattro anni fa l’ha costretta a ritirarsi dalla vita pubblica.
“All’asilo dicevano che ero ingestibile, che sarei finita in manicomio”
Susanna Tamaro ripercorre la sua vita rocambolesca. A cominciare dall’infanzia. “All’asilo dicevano che ero ingestibile, che sarei finita in manicomio. Avevo delle crisi pesanti. Mi hanno mandato via. Ho pagato un prezzo molto alto”. Crescendo la situazione è peggiorata. “Piangevo tutta la notte, distruggevo le bambole, mi buttavo per terra, urlavo per ore – racconta – Ho preso psicofarmaci fin da quando ero piccolissima. Ero sola. La disforia è una sofferenza devastante. Ma il mio problema vero era la sindrome di Asperger: negli Anni 60 nessuno ne sapeva niente. Capii che dovevo ritirarmi in me stessa se volevo sopravvivere”.
“Moltissime ragazze con la sindrome di Asperger hanno la disforia di genere”
“Moltissime ragazze con la sindrome di Asperger hanno la disforia di genere. È proprio un sintomo tipico – spiega Susanna Tamaro – Non capiamo l’emotività, quello che ci dicono le persone. Abbiamo bisogno di messaggi chiari. Il cervello delle femmine autistiche è molto simile a quello maschile. Così ti viene quasi naturale identificarti con loro. Però i medici anziché capire che queste ragazze sono autistiche, le diagnosticano come disforiche, oppure come borderline. E presentano la cura a base di farmaci bloccanti della pubertà come la soluzione ideale. Ma sbagliano”.
“Più o meno a 30 anni finirono i miei rapporti con gli uomini”
La disforia “è passata” quando la scrittrice ha scoperto i ragazzi. “Ero androgina e lo sono rimasta. Ma io mi sento profondamente femminile. Non metto i tacchi a spillo. E allora? Sono meno donna? – chiede – (…) Ho avuto dei fidanzati. Se avrei voluto un figlio? Quando ero giovane e molto innamorata sì. Più o meno a 30 anni mi resi conto che le mie condizioni mentali non mi avrebbero mai permesso di prendermi cura di un bambino. Troncai la relazione che avevo e così finirono anche i miei rapporti con gli uomini”.
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“Il sesso è sopravvalutato. Con la menopausa, chi ne ha voglia?”
Susanna Tamaro vive in un casale immerso nel verde nella provincia di Orvieto, in Umbria. Da 35 anni è legata alla scrittrice e sceneggiatrice Roberta De Falco ma non vuole dichiararsi omosessuale. Circostanza per la quale è stata criticata dalla comunità Lgbtq+. “Lo fossi, non avrei problemi a dirlo”, sentenzia. La 66enne definisce la loro relazione “un’amicizia spirituale”. “Siamo un po’ sorelle, un po’ mamma l’una dell’altra – spiega – Forse lei è più mamma di me. Ci piace fare le stesse cose, leggere, vivere nell’amore. Viviamo nell’Occidente libero e non in Afghanistan: possiamo avere una realtà di convivenza alternativa al matrimonio senza essere sempre costretti a considerare la dimensione sessuale? Perché devo trovare una definizione alla nostra unione? Se mi manca il sess0? Da giovane andava bene. Con la menopausa, chi ne ha voglia? Nella nostra società il sesso è sopravvalutato. Prendere la pillolina a 70 anni per fare l’amore lo trovo ridicolo. Quando il fisico ti dice stop, dovresti seguirlo”.
“Penso sempre alla morte da quando sono piccola e non penso che vivrò a lungo”
“Il vento soffia dove vuole”, si scopre, potrebbe essere il suo ultimo romanzo. “Mi sono tanto stancata a scriverlo – confessa – Penso sempre alla morte da quando sono piccola e a dirla tutta non penso che vivrò a lungo. È importante, a una certa età, rendersi conto che la vita può finire improvvisamente e che devi lasciare qualcosa dietro di te. Scriverò dei libri per bambini e continuerò a intervenire sugli argomenti che mi stanno a cuore, come l’educazione dei giovani. Come va la mia vita con l’autismo? Ho avuto la mia diagnosi solo pochi anni fa. Mi hanno dato un farmaco che mi ha cambiato la vita. È stata una liberazione. Finalmente”.