Strage bus di Mestre: "Nostra figlia è morta, io paralizzata a vita"

Strage del bus di Mestre: “Nostra figlia è morta, io paralizzata a vita”

Daniela Vitello

Strage del bus di Mestre: “Nostra figlia è morta, io paralizzata a vita”

| 26/08/2024
Strage del bus di Mestre: “Nostra figlia è morta, io paralizzata a vita”

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Tra i sopravvissuti alla strage del bus di Mestre ci sono due coniugi tedeschi neppure trentenni, Maike Annabel Frommherz e Nico Volkmann. Il 3 ottobre 2023 il bus sul quale viaggiavano, che li stava portando da Venezia al camping Hu di Marghera dove alloggiavano, è precipitato dal cavalcavia Vempa e ha preso fuoco. Nella tragedia sono morte 21 persone e 15 sono rimaste ferite. Tra le vittime figura anche Charlotte, la bimba di un anno e mezzo di Maike e Nico. Il tecnico tedesco è stato il primo tra i 15 sopravvissuti alla strage del bus di Mestre a essere dimesso. “Ho questa ferita alla testa, molte botte e mi fa male il braccio destro. Ma almeno io sono qui…”, disse al “Corriere della Sera” lasciando l’ospedale. Due giorni prima, Nico era sceso nell’obitorio per prendere in braccio la sua bambina. “L’ho salutata — raccontò — ma purtroppo non può ritornare con me, oggi”. Il percorso di Maike è stato più difficile e accidentato. La fotografa tedesca era giunta in ospedale in condizioni disperate. Era in coma e i medici l’avevano sottoposta a un delicatissimo intervento chirurgico.  

Maike: “Non so dire se non sarebbe stato meglio andarmene con la mia bambina”

A distanza di sei mesi, la donna è seduta sul divano di casa a Rheinfelden, in Germania, accanto al marito Nico Volkmann. “Da quel giorno la nostra vita è cambiata per sempre”, dice al “Corriere della Sera”. Maike non riabbraccerà più sua figlia e nell’incidente è rimasta paralizzata. “Il ‘risveglio’ è iniziato a fine di ottobre dopo che in elicottero mi hanno portata in un ospedale in Germania – spiega – All’inizio non ricordavo nulla. Solo con il trasferimento in una seconda clinica riabilitativa, a Tubinga, un po’ per volta Nico ha iniziato a spiegarmi cos’era accaduto. Dicono che non potrò mai più camminare. È difficile immaginarmi per tutta la vita su una sedia a rotelle, come è impossibile accettare il pensiero di non rivedere Charlotte. Nico è convinto di essere stato salvato da un angelo. Ecco, io quel giorno ero morta e mi hanno rianimata, e francamente ancora non so dire se invece non sarebbe stato meglio andarmene con la mia bambina. Però forse è stata proprio lei, in quei pochi minuti, a decidere che la sua mamma doveva restare accanto al papà. E allora, se è Charlotte il nostro angelo, io non posso far altro che trovare la forza di andare avanti e combattere. Voglio dedicare la mia vita a impedire che tragedie come questa si ripetano”.
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Nico Volkmann e Maike Annabel Frommherz con la figlia Charlotte

Strage del bus di Mestre, i due coniugi tedeschi non hanno ricordi nitidi

I due coniugi non hanno dei ricordi nitidi della strage del bus di Mestre. “Un po’ alla volta i ricordi riaffiorano – confida Nico – siamo saliti tutti sul bus, ci siamo seduti… Poi il pullman ha cominciato a sbattere contro il guardrail. Subito dopo lo schianto ricordo che avevo molto sangue addosso e che vicino a me c’era una persona, non so dire se fosse viva. E ricordo che gridavo: Maike! Charlotte!”. “Anche i miei ricordi sono confusi – gli fa eco la moglie – Avevamo trascorso quattro giorni a Venezia ed era stato tutto perfetto. Per la prima volta avevo sentito Charlotte ripetere di continuo schön (bello, ndr). Poco prima di Natale, quando ancora ero ricoverata a Tubinga, si è reso necessario il mio trasferimento in un’altra struttura, per eseguire dei test. Ad aspettarmi fuori dalla clinica c’era un pullman: appena l’ho visto ho avuto una crisi di panico. È in quel momento che si è acceso un ricordo: ero seduta sul bus, con la bambina in braccio e davo le spalle al conducente. Ho sentito i passeggeri urlare: ‘Oh-oh! Si rovescia!’. Ma io non capivo: come fa un bus a rovesciarsi?”.

Strage del bus di Mestre, la coppia chiede che venga fatta luce sull’accaduto

Nico e Maike chiedono che si accertino eventuali responsabilità. “Lo si deve alle vittime, ma anche a chi ha cercato di aiutarci e a tutta l’Italia che abbiamo sentito vicina al nostro dolore”, dicono all’unisono. Il tecnico tedesco ringrazia “i soccorritori e tutti coloro che quella notte si trovavano per caso a passare di lì e sono intervenuti, spaccando i vetri con gli estintori e infilandosi tra le lamiere per tirarci fuori”. “La mia gratitudine va a dottori e infermieri di Mestre: hanno eseguito un’operazione chirurgica che anche i medici tedeschi definiscono eccezionale – afferma Maike – E poi c’è un episodio che mi ha molto commossa: in quei giorni qualcuno dell’ospedale regalò a Nico due animaletti fatti a maglia, una farfalla per me e una piuma per Charlotte. Non conosciamo il nome di quella persona, ma voglio sappia che conserverò la mia farfalla per sempre”.

Pubblicato il 26/08/2024 12:31

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