Stefano Tacconi, come sta oggi: “Mi resta la sigaretta elettronica”

Stefano Tacconi, come sta oggi: “Mi resta solo la sigaretta elettronica”

Germana Bevilacqua

Stefano Tacconi, come sta oggi: “Mi resta solo la sigaretta elettronica”

| 16/10/2024
Stefano Tacconi, come sta oggi: “Mi resta solo la sigaretta elettronica”

3' DI LETTURA

Come sta oggi Stefano Tacconi? In piena ripresa. L’ex portiere della Juventus e della nazionale italiana, dopo il grave malore dell’aprile del 2022 a causa di un aneurisma cerebrale, quasi due mesi di coma, due anni d’ospedale e tre operazioni, è tornato alla vita di sempre. A controllare che conduca una vita sana però ci sono i suoi angeli custodi: il figlio Andrea a cui deve la vita e la moglie. In un’intervista rilasciata a “La Repubblica” ammette: “Mi restano solo le sigarette elettroniche. Prima delle partite mi facevo otto caffè, un pacchetto di sigarette e un amaro: se in centomila mi urlavano cabron, come al Bernabeu, non me ne fregava niente. Zenga invece pativa tutto ciò. Il mio amico Walter: ci davano per rivali, invece ci mettevamo d’accordo per decidere con quale polemica stuzzicarci”.

Stefano Tacconi riesce finalmente a pensare al futuro. “Solo che sono frenato da questi due”, dice indicando moglie e figlio. Poi rivela: “Vorrei aprire un ristorante e lo farò, alla faccia loro. Specialità umbre, dalla porchetta in poi. Vino e cibo a quindici euro. Ci penso da quando mi sono risvegliato”.
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Stefano Tacconi, la moglie Laura e il figlio Andrea (Foto video)

“Se avessi allenato Cassano e Balotelli li avrei presi a calci in cul* non so fino a dove”

La prima immagine quando è uscito dal coma? “Quando ho aperto gli occhi ho visto mia moglie: ma sei morta pure tu? Credevo di essere in paradiso. Anche se mi sa che io finirò all’inferno”. Ammette però che il presente è ancora faticoso: “La malattia ha lasciato tanti strascichi, specie alla gamba destra”. Della vita di prima gli manca la libertà. “Laura e Andrea sono due aguzzini – scherza –  prima era prendere, andare, mangiare, bere, guidare. Non stavo mai fermo, volevo fare il fighetto e non mi sono negato nulla, solo che poi il fighetto è stato castigato”. Ma l’ex portiere non ha nessun rimorso: “Ne è valsa la pena. Sempre meglio che andare al cimitero. A proposito: quando capiterà crematemi, così evito a tutti il fastidio di andarmi a trovare al camposanto”.

“Perché ho lasciato il mondo del calcio? Perché mi conosco. Se avessi allenato Cassano e Balotelli li avrei presi a calci in c*lo non so fino a dove. Da dirigente, a quelli come Tacconi avrei detto di fumare e bere meno. Che poi è quello che mi dicono Laura e Andrea. Sono i miei dirigenti”.

Stefano Tacconi (Foto da video)

“Piango un po’ troppo, mi commuovo facilmente. Di carattere sono peggiorato”

Sull’ipotesi di reinventarsi come commentatore televisivo i con un qualsiasi ruolo in tv dice: “Sarei troppo scomodo. Ma li vedete? Sono tutti paludati, inquadrati, anche Adani. Fanno filosofia, ma il calcio è arte, anche se c’è ben poco di artistico da commentare”. Sul calcio di oggi ha un opinione pessima. “È di una noia mortale. Sono tornato allo stadio per Juve-Napoli: una palla. Noi portieri eravamo dei pazzi, adesso sono tutti a modino e giocano con i piedi. Io appena avevo la palla la tiravo più lontano che potevo”. L’ex portiere ammette di essere stato sempre un ribelle: “Lo sono ancora. In ospedale dovevano legarmi al letto. Una volta sono scappato, m’hanno trovato al quarto piano. Dico grazie a tutti: la sanità pubblica m’ha salvato la vita”.

La malattia l’ha cambiato, ma molto poco:  “Piango un po’ troppo, mi commuovo facilmente – ammette -. Ma leggete la frase di Agnelli nel frontespizio del mio libro: un uomo che non piange non farà mai grandi cose”. A livello caratteriale invece: “Sono peggiorato”, conclude.

Pubblicato il 16/10/2024 18:41

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