Sophie Kinsella ha raccontato della sua malattia a “Verissimo” in collegamento con Silvia Toffanin. “La prima domanda sembra banale ma per te è importante. Come stai?”, esordisce la padrona di casa. La scrittrice e giornalista britannica, autrice della saga di ‘I Love Shopping’, risponde: “E’ una bellissima domanda e devo dire che sto bene e sono molto felice di parlare con voi”. Lo scorso aprile Sophie Kinsella aveva annunciato di avere un tumore al cervello con un post sui social. Una notizia scioccante che aveva lasciato tutti di stucco, soprattutto i suoi lettori. La scrittrice ha presentato nello studio di Silvia Toffanin il suo nuovo libro dal titolo “Cosa si prova” la cui trama è ispirata alla sua lotta contro il tumore. “Gli ultimi due anni sono stati un po’ un ottovolante – racconta – ma ha avuto una vita stupenda: ho scritto i miei libri, ho avuto successo, ho avuto i miei cinque figli, un marito che amo e che mi ama”.
“Sembrava davvero una vita perfetta – continua – ma poi un giorno mi sono svegliata in un letto d’ospedale senza ricordarmi assolutamente perché ero lì e avevo la testa tutta fasciata e non riuscivo a capire cosa fosse successo. Avevo avuto in realtà un’operazione molto importante con una diagnosi di tumore al cervello: mi si è ribaltata la vita ed è questo che racconto nel libro”.
Sophie Kinsella e la malattia: “Mio marito mi è sempre rimasto accanto, ha anche dormito per terra”
“Tuo marito non ti ha mollata un secondo da quando c’è stata la diagnosi”, sottolinea Silvia Toffanin. “Mio marito è stato la star assoluta – rivela Sophie Kinsella -. Il libro parla proprio d’amore. E’ una storia d’amore tra me e mio marito questo libro, oltre che un dramma medico”. “Ha dormito per terra in ospedale – aggiunge – c’era tutte le volte che avevo un appuntamento con i medici. Ma soprattutto il segno più importante del suo amore è stata la pazienza nel raccontarmi da capo ogni giorno che avevo un tumore, perché proprio a causa del cancro, ogni giorno mi svegliavo avendo totalmente dimenticato quello che stava succedendo. Per lui è stato difficilissimo, ma con tutta la pazienza del mondo ha continuato a spiegarmi ogni giorno cosa stava accadendo, senza mai dirmi ‘ma come, non ti ricordi?’”. Dal giorno in cui ha deciso di rendere pubblica la sua malattia la scrittrice è stata sommersa di affetto. “Ho apprezzato tantissimo tutto il sostegno che ho ricevuto dai miei lettori – spiega ancora – anche se ha avuto questo shock tremendo io sono comunque ancora ottimista, e si vede anche nel mio libro”.
Poi rivela: “E’ il libro più personale che abbia mai scritto e per tantissimo tempo, quando ero in ospedale ho pensato che non avrei mai più scritto un libro perché non riuscivo più a tenere in mano neanche una penna, a pensare bene”.
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“Me ne sono accorta dalle gambe, andavo in giro per casa tenendomi ai mobili”
Sophie Kinsella racconta come è nata l’idea del suo ultimo libro: “E’ passato tanto tempo prima di riuscire a capire quale fosse la storia che volevo raccontare e ho cercato anche di scrivere commedie romantiche e allegre, ma era questa la storia che volevo raccontare”. “Quali sono stati i primi segnali della tua malattia”, incalza la conduttrice. “Me ne sono accorta dalle gambe, avevo le gambe deboli, molli, andavo in giro per casa tenendomi ai mobili – confida la scrittrice -. Ho perfino pensato di dover tornare in palestra. Poi inciampavo spesso, ero sempre stanca e ho capito che c’era qualcosa che non andava. È stato mio marito a dirmi che dovevamo andare in ospedale. Così ho fatto i controlli e ho scoperto il tumore al cervello. Siamo andati a fare una Tac al cervello, a Londra e io non riuscivo quasi più a camminare, mi hanno portato in sedia a rotelle”.
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“La mia prima reazione è stata la negazione, ho vissuto tutte le fasi del lutto”
“Come ho reagito? Me lo hanno dovuto dire parecchie volte perché ogni volta lo dimenticavo. All’inizio non ci credevo, quando mi hanno fatto la diagnosi non riuscivo nemmeno a crederci – racconta – La mia prima reazione è stata la negazione, ci è voluto un po’ per accettare la verità e poi ho vissuto tutte le fasi del lutto”. Adesso la scrittrice ha superato il momento critico della sua malattia. “Prima ci pensavo in ogni momento della giornata – spiega -. Adesso dopo due anni posso passare intere giornate senza pensarci mai, sono riuscita a rinchiuderlo in un angolo del mio cervello. Non è riuscito a dominarmi la vita”. “Hai dovuto fare molta riabilitazione”, rimarca Silvia Toffanin. “Sì ed è stata importante. Non riuscivo più a camminare, non potevo tenere in mano una penna – ammette Sophie Kinsella – Ho dovuto reimparare a camminare con il deambulatore ma la mia scrittura è stato un luogo dove sono potuta fuggire e stare bene. Anche a pensare, ho dovuto riabilitare anche i pensieri”. “Visto che siamo in Inghilterra, uno dei test che ho dovuto superare per essere dimessa dall’ospedale è stato quello di preparare un tazza di tè”, conclude la scrittrice con ironia.