La moglie di Sinisa Mihajlovic: "Solo ora ho capito che non c'è più"

Un anno senza Sinisa Mihajlovic, la moglie: “Solo ora sto prendendo coscienza che non c’è più”

Daniela Vitello

Un anno senza Sinisa Mihajlovic, la moglie: “Solo ora sto prendendo coscienza che non c’è più”

| 16/12/2023
Un anno senza Sinisa Mihajlovic, la moglie: “Solo ora sto prendendo coscienza che non c’è più”

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Un anno senza Sinisa Mihajlovic. Arianna Rapaccioni, moglie del campione di calcio scomparso a 53 anni a causa di una leucemia mieloide acuta, affida il suo ricordo a Candida Morvillo che l’ha intervistata per il “Corriere della Sera”. Ventisette anni fa, l’ex modella ed showgirl lasciò una promettente carriera per mettere su famiglia con l’ex calciatore serbo.  Galeotto fu, nel 1995, un incontro nel ristorante romano di un’amica comune. Lui giocava nella Samp, era in Italia dal ’92, aveva giocato con la Roma ed era tornato per rivedere i suoi amici – racconta la vedova di Mihajlovic – Mi ha visto e ha detto: la sposo. Anche per me è stato un colpo di fulmine, ho notato subito i suoi occhi buoni. Infatti, era un pezzo di pane. Io lavoravo come valletta a Luna Park, con Milly Carlucci e Pippo Baudo. Pochi mesi dopo, Sinisa mi ha chiesto di andare a vivere con lui a Genova, gli ho risposto che lavoravo per mantenermi, non potevo lasciare il lavoro e sarei andata solo da sposata. E lui: allora, a giugno, ci sposiamo. Ho interrotto il contratto e sono partita”.

Sinisa Mihajlovic e Arianna Rapaccioni nel giorno delle loro nozze (Foto Instagram)

“I figli sono cresciuti, ora sono io che devo capire cosa fare”

Dalla loro unione sono nati cinque figli. “Io vengo da una famiglia di quattro fratelli, li volevo – spiega – ho fatto quello che avevo sempre desiderato e mio marito ha assistito a tutti i parti, tranne al secondo, perché era in Francia per gli Europei e non ha fatto in tempo”. A proposito dei figli, Arianna Rapaccioni svela che “l’unica consolazione in questo anno è che tutti i quattro grandi stanno trovando una loro strada. Miroslav sta studiando marketing alla Luiss e sta prendendo il patentino di allenatore a Coverciano. Viktorija lavora nelle redazioni di Maria De Filippi. Virginia già da prima era sposata, sta a Genova col marito e la figlia. Dusan studia Scienze motorie e lavora con Alessandro Lucci, bravissimo procuratore di calcio. Solo il piccolo, Nicholas, fa ancora il liceo”. “Mio marito sarebbe stato contento di loro – assicura – Ora, sono io che devo capire cosa fare: i figli sono cresciuti, Sinisa non c’è più, devo fare qualcosa, voglio che i miei figli vedano una mamma attiva, che ha un lavoro o un interesse”. Oggi pensa con nostalgia a quando la famiglia era unita e in particolare ai “momenti in cui, tutti insieme, partivamo per le vacanze, o facevamo Natale”.

Sinisa Mihajlovic e Arianna Rapaccioni con i figli (Foto Instagram)

“Quando mio marito è mancato, ero talmente sotto shock che sorridevo a tutti”

“Solo in quest’ultimo mese sto prendendo coscienza del fatto che mio marito non c’è più – confessa Arianna Rapaccioni – I primi mesi, non capivo più nulla, stavo a Roma, dove mi ero stabilita quando i figli hanno iniziato le superiori, e avevo come la sensazione che Sinisa fosse ancora vivo e stesse a Bologna ad allenare la squadra. È stato tutto così strano. Sentivo la sua presenza fisica in casa e quasi non sentivo la sua mancanza. Pensi che, nel momento in cui è mancato, ero talmente sotto shock che sorridevo a tutti. Forse, perché perdere mio marito è stato il mio primo lutto. Dopo, per mesi, ho avuto sensazioni da chiedermi se ero pazza (…) Penso a Sinisa qualunque cosa faccio. Se conosco delle persone mi chiedo se gli sarebbero piaciute, se mi capita qualcosa, penso a cosa avrebbe detto lui”.
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Arianna Rapaccioni (Foto Instagram)

“Ha sperato fino all’ultimo di guarire, ha lottato come un leone”

Durante il calvario della malattia, né lei né il marito pensavano alla prospettiva della morte. “Certo, non sono stupida e la sua era una malattia importante, ma anche lui negava l’evidenza – spiega Arianna Rapaccioni – Se qualcuno gli chiedeva cos’aveva, diceva: amo’ che malattia ho? Mi chiamava così: amore. E io: hai la leucemia mieloide acuta. Sinisa non leggeva i referti, non guardava su Internet, voleva solo sapere quali cure fare. Ha sperato fino all’ultimo di guarire. Ha lottato come un leone, ha fatto cure allucinanti, due trapianti, una cura sperimentale tostissima… Gli sono stata accanto negli ospedali per quattro anni. Credo che il mio stato shock dipenda anche dalla sofferenza vissuta insieme. Ricordo ancora i suoi occhi terrorizzati quando ci hanno detto che aveva una recidiva, ricordo gli esami che andavano male. Ricordo il rito, tutte le mattine – per un periodo – di fare le analisi e aspettare i referti e, ogni volta, i globuli bianchi che risultavano anomali”.

Sinisa Mihajlovic e Arianna Rapaccioni nel giorno delle loro nozze (Foto Instagram)

“Il primo trapianto gli ha regalato due anni e mezzo di vita”

Il momento peggiore della malattia è stato proprio “quello in cui ci hanno detto che aveva una recidiva”. “Lì ho avuto tanta paura. E anche lui ne ha avuta – confida – Ci sono state giornate nell’hotel dove abitava a Bologna con sensazioni che ci spaccavano il cuore. E poi è stato brutto quando i figli hanno fatto gli esami per verificare se i loro midolli erano compatibili. Erano ancora piccoli, vederli pronti a tutto per salvare il papà mi ha fatto contorcere il cuore. Poi, è venuto fuori un ragazzo di Miami di 23 anni con un midollo compatibile che gli ha regalato due anni e mezzo di vita. Il secondo trapianto lo dobbiamo a suo fratello”.

Sinisa Mihajlovic e Arianna Rapaccioni con i figli (Foto Instagram)

“Vederlo spegnersi piano piano è stato traumatizzante anche per i nostri figli”

“Era un uomo fortissimo, possente, alto, bello – sottolinea la vedova – Aveva perso trenta chili e aveva tante infezioni. Vederlo spegnersi piano piano è stato traumatizzante anche per i nostri figli. Nell’ultimo mese, i medici mi hanno detto che sarebbe morto. Non sapevo se dirglielo. Mi sono confrontata con tutti e cinque i figli. Solo con loro, non l’ho detto a nessun altro, neanche a mia madre. Insieme, abbiamo deciso di non dirglielo, per non togliergli quel lumicino di speranza. D’altra parte, lui non ci ha mai chiesto se ce l’avrebbe fatta, ha sempre lottato perché era un uomo che non poteva accettare di morire. Infatti, una settimana prima di andarsene, ha detto: sono felice perché ho tutti voi e voglio invecchiare con tutti i figli e tanti nipoti. Mi sono sentita sprofondare. Gli ho detto: abbiamo già una nipotina, non sei felice? E lui: ne voglio tanti, ne voglio una tavolata piena. Quello è stato un momento durissimo”.

Arianna Rapaccioni (Foto Instagram)

L’ultimo mese di vita con il rischio di emorragia dietro l’angolo

L’ultimo mese è stato tremendo. “Sinisa era a casa – racconta la moglie – e io sentivo ogni giorno il dottor Luca Marchetti, l’oncologo, che teneva i contatti coi medici del Bologna e dell’ospedale Sant’Orsola, a partire dalla dottoressa Francesca Bonifazi. Mi spiegava come gestire un’eventuale emorragia, che poteva essere mortale. Al che, seguivo Siniša anche in bagno; di notte, non dormivo e lo guardavo. Un giorno in cui non c’ero, ha avuto la febbre a 40. Vicky, la figlia più grande, è stata forte, bravissima: lui non voleva prendere le medicine, diceva che non servivano; lei è riuscita ad aprirgli la bocca e infilargli dentro il farmaco e a fargli scendere la febbre”.

Sinisa Mihajlovic con i figli (Foto Instagram)

“Gli ho detto: vai, non ti preoccupare, ai ragazzi ci penso io. Solo a quel punto è spirato”

Arianna Rapaccioni torna indietro con la memoria al giorno in cui è stata costretta a dire addio al marito: “Qualche giorno prima, si è svegliato con un principio di emorragia. Gli ho prestato le prime cure come mi era stato insegnato, ho chiamato l’ambulanza, ma lui non voleva salirci, voleva andare in ospedale con le sue gambe. Per giorni, io e i figli gli siamo rimasti accanto a turno e la cosa struggente è che l’ultimo giorno, invece, eravamo tutti lì. I figli erano nella stanza accanto, c’ero io, sua madre, suo fratello con la moglie, il suo miglior amico, mia madre. Quando mi sono resa conto che il suo respiro è cambiato e che mancava poco, ho chiamato i ragazzi. Eravamo tutti in silenzio attorno a lui. Gli ho tenuto la mano, l’ho visto lottare col respiro sempre più pesante. Mi è venuto da dirgli: vai, non ti preoccupare, ai ragazzi ci penso io. Solo a quel punto è spirato. Fino ad allora, nessuno di noi aveva pianto. Lo stile di famiglia è tenersi le cose dentro, ma lì ci siamo abbracciati tutti. È stato un momento molto forte. Nella stanza, si è percepita come una botta di energia. È stato brutto, ma in qualche modo bello”.

Arianna Rapaccioni (Foto Instagram)

“Ho ripreso a uscire e non m’importa se qualcuno, vedendomi sui social, mi giudica”

Per capire come sopravvivere a tutto ciò, Arianna Rapaccioni si è affidata ad uno specialista: “Mi sto facendo aiutare. L’analista mi ha detto: hai due possibilità, vivere o morire, cosa scegli? Ho risposto: vivere. Anche perché, come non ho voluto mostrare la mia sofferenza a mio marito, allo stesso modo non mi piace farla vedere ai miei figli. A partire da quest’estate, ho ripreso a uscire e non m’importa se qualcuno, vedendomi sui social, mi giudica. Ognuno ha il suo modo di elaborare il lutto e se mi vedono sorridere in una foto non significa che non soffro (…) Cosa mi manca di più? Quelle due parole che Sinisa mi diceva quando avevo i miei momenti di crisi. Parlava poco, ma sapeva trovare sempre la cosa da dire per farmi stare bene”.

Pubblicato il 16/12/2023 14:56

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