06 Novembre 2023, 21:50
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Sibilla Barbieri, 58 anni, attrice, regista e sceneggiatrice, è morta lo scorso 31 ottobre a Zurigo, in Svizzera, con il suicidio medicalmente assistito. Sono trascorsi dieci anni da quando la donna, consigliera generale dell’Associazione Luca Coscioni e mamma di due figli, ha ricevuto la prima diagnosi di tumore. A luglio di quest’anno i medici le comunicano che non c’è più niente da fare. Sibilla Barbieri inizia le cure palliative e chiede all’ASL romana di poter morire legalmente in Italia ponendo fine al suo calvario.
La sua domanda non viene accolta e l’attrice parte alla volta della Svizzera accompagnata dal figlio 25enne e da Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni che martedì 7 novembre si autodenunceranno insieme a Marco Cappato, legale rappresentante dell’Associazione Soccorso Civile che ha organizzato e finanziato il viaggio di Sibilla Barbieri. A fine settembre, l’attrice e regista ha rilasciato un’intervista in esclusiva alla giornalista de “La Stampa” Valentina Petrini che è diventata un podcast in cinque puntate dal titolo “Disobbedisco”.
“Quando pubblicheremo questa intervista tu non ci sarai più”, esordisce la giornalista. “No! Da quando ho avuto la notizia che potevo fare questa cosa in Svizzera ho provato una profonda serenità perché decidevo io – spiega l’attrice – Non sarei stata in balia degli eventi, tutti i giorni c’ho cose nuove. Ieri mi si è aperta una ferita sul braccio, ieri camminavo meglio oggi cammino peggio. Adesso faccio la cosa dell’ossigeno, però mi trascino da una camera all’altra, mia sorella mi ha portato il deambulatore. E’ una situazione che precipita. Basta! Non è giusto! Io mi sono scelta il mio bell’albergo sul lago, vado, faccio la mia iniezione. Il momento in cui è stata accertata questa cosa, tu dici: ‘Ok, ho questo tempo. E’ il mio destino. Muoio giovane. Pace’”.
“Ovviamente la cosa che mi ‘disturba’ di più sono i miei figli – dice in lacrime – Vorrei vederli, proteggerli ma questo non lo posso fare. Potrei rimandare di una settimana questa morte ma alla fine la faccenda è questa. Il tempo è questo, dopodiché bisogna capire come lo vuoi vivere questo tempo che hai. Ho fatto tutte le cure possibili, tutte le linee di terapia. Ho fatto tutto quello che i miei medici mi hanno suggerito e anche loro a un certo punto hanno detto: ‘Signora, non vediamo nessun’altra possibilità per lei’. E quindi basta. Io penso di avere diritto di scegliere sulla mia vita”. “Mi preoccupa che mio figlio possa rischiare il carcere. Che paese incivile! Sono sua madre, ha 25 anni, però è molto determinato nelle sue scelte. Andare in Svizzera mi costerà 11mila euro. La legge deve essere flessibile perché altrimenti è un’accetta che può creare delle grandi ingiustizie”, conclude.
Sibilla Barbieri ha affidato a Valentina Petrini anche un’accorata video lettera rivolta alle Istituzioni: “Egregio presidente del Consiglio, ministri del governo, senatori e onorevoli del Parlamento italiano, egregio presidente della Repubblica, io mi rivolgo a voi. Ho metastasi al pancreas, al fegato occupato al 70%, ai polmoni con un piccolo versamento, al cervello, alla cute della testa, allo sterno, al pube, allo stomaco, a tre vertebre della colonna, al fianco destro e al fianco sinistro. La vertebra L1 potrebbe collassare in qualsiasi momento e nessun dottore sa dirmi se il dolore può essere contenibile. L’unica cosa che mi viene riconosciuta è il diritto alle cure palliative e, quando nemmeno quelle avranno effetto sul dolore, alla sedazione profonda”.
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“Dieci anni fa quando mi sono ammalata per la prima volta di un tumore già di quarto livello si è ammalato anche il padre di mio figlio e io ho assistito alla sua agonia terribile – racconta – Un anno fa è morto mio fratello, sempre tumore. Io credo che il senso della vita sia la conoscenza profonda di sé e del mondo che abbiamo intorno. Quando la malattia profonda ti porta giù, tu non puoi più conoscere niente. Perché lì c’è soltanto il dolore, l’agonia o il sonno. Io questa fase della vita non la voglio vivere. E’ una scelta che ho preso in assoluta autonomia, senza nessuna ingerenza. La commissione medica della mia azienda sanitaria che mi ha esaminato mi ha ritenuta ‘non meritevole’ di accedere all’aiuto per il suicidio assistito”.
“Non siamo Englaro, Welby, Dj Fabo, per questo forse possiamo non sembravi malati, ma lo siamo – conclude – Io oggi ho la possibilità di porre rimedio a questa ingiustizia perché posso permettermi di organizzare un viaggio in Svizzera dove i miei diritti saranno garantiti. Ma tutti quelli che non possono? Condannati a non scegliere come vivere fino alla fine. Vi chiedo di battervi contro questa ingiustizia perché finalmente il Parlamento discuta e voti una legge giusta. Quando vedrete questo video non ci sarò più perché ho scelto di vivere libera sino alla fine. Ho scelto di disobbedire”.
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06 Novembre 2023, 21:50