Serena Grandi, 68 anni e una carriera lunghissima alle spalle. L’attrice bolognese si racconta in un’intervista a “La Repubblica” partendo dall’infanzia: “I primi ricordi sono Rimini, gelati, ombrelloni, sole, mare. Zie, nonni, cugini. Ho avuto una bella infanzia e adolescenza. Rimini è un posto perfetto per i bambini. Sono nata a Bologna, papà era il capo della Squadra mobile ed era stato trasferito lì. A questo è legato il fatto che sono diventata una giallista: sono cresciuta con un padre in divisa militare e una pistola sul comodino. Il Dna è quello. Ho scritto il primo noir, ne sto scrivendo un altro. Ho trovato la mia vena artistica”. Ai tempi della scuola la chiamavano la svampitella: “Sì, nessuna regola, sempre distratta dai pensieri, recitavo sulle scale di casa. La mia insegnante si arrabbiava”.
“A 12 anni avevo già misure abbondanti – rivela – dicevo a mia madre ‘ho bisogno di un reggiseno’ e lei rispondeva ‘ora andiamo’ ma portavo già la seconda. Sentivo che avevo bisogno di coprirmi e non capivo perché tutti gli uomini mi guardassero, ‘poi te lo spiegherò’, diceva mamma. Ho scoperto di essere sensuale, anche se allora ero ingenua, superficiale. Mi piacevano le paillette, i vestiti, i trucchi. Avevo una madre giovane, sembravamo sorelle”.
“Ora vivo a Tuscania. Qui i miei errori appartengono al passato, sono resettati”
L’attrice adesso vive a Tuscania, in provincia di Viterbo: “Sono venuta da una mia amica e questo posto mi ha scelto, ho preso una casa qui. Terra etrusca, forte, le terme, la semplicità. Un posto ideale per iscrivere, volevo stare fuori da una Roma incasinata. Quanto a Rimini… la credevo bella come da piccola, invece l’ho ritrovata commerciale. Non era più la mia, mi è dispiaciuto. Ero arrivata con la voglia di aprire un ristorante, dare lavoro, condividere con i compaesani il fatto di essere tornata. Ho trovato persone che hanno pensato che fossi così cretina da spendere tanti soldi per poi non avere niente. La vicenda si è chiusa con danni economici grandi, un artista non ha senso del commercio, ho puntato sul rosso, è uscito il nero. Nella vita si sbaglia”. Tuscania è un luogo che le dà serenità e che la riconcilia con il passato. “Vivendo qui, i miei errori appartengono al passato – spiega -. Sono resettati. Ma ci sono, le ferite te le lecchi. Quando la sera mi arrivano dei pensieri, prendo il pc, scrivo. È una sorta di psicoanalisi, mi passa tutto, sento le mie musiche, accendo i miei incensi, prego e poi dormo serena”.
“Volevo fare quel che mi piaceva: sono stata fortunata, dopo tre mesi lavoravo”
Serena Grandi ha lasciato Rimini per Roma da giovanissima: “Volevo fare quel che mi piaceva: il cinema. Volevo recitare e sono stata fortunata, dopo tre mesi lavoravo”. All’epoca si parlò di una storia tra lei e Gianni Morandi, che le dedicò il brano “La mia nemica amatissima”. “Non l’ha scritta lui – confida – ma facemmo di tutto per far capire alla gente che potevo essere una ‘nemica amatissima’, e ci siamo riusciti. Oggi è sposato, ha un figlio grande, più di tanto non voglio parlarne. È passato tanto tempo”. L’attrice vanta una filmografia di tutto rispetto, l’horror “Antropophagus” di Joe D’Amato, “Le avventure dell’incredibile Ercole” con Lou Ferrigno, “Pierino” e poi “Tu mi turbi” con Roberto Benigni. “La sua grande simpatia e le mie ali d’angelo attaccate per due giorni – ricorda – lui passava e faceva battute buffe… molto carino”.
Dino Risi è stato un regista importante per la sua carriera. “Con Teresa è partita un’altra fase di carriera. Mi disse: ‘Facciamo un film tutto su di te, fai la camionista, con Barbareschi’. Risi faceva ridere moltissimo, anche sul set, avrei voluto frequentarlo di più ma ero già sposata”, ammette.
“Tinto Brass è stato importante, come lo è stato Pupi Avati”
A differenza di altre colleghe, Serena Grandi ha sempre avuto parole di gratitudine per Tinto Brass. “Gli ho mandato gli auguri, qualche giorno fa – dice – Tinto è stato importante, come lo è stato Pupi Avati. Sul set io ascolto i registi. Con Tinto passai sei mesi di grande preparazione. Quando girvamo le scene di se**o alcune volte si infilavano i curiosi, ma non con Tinto, mandava via tutti e stava in macchina. Nelle scene di nudo c’erano lui e la moglie Tinta, erano scene preparatissime e lunghe, girava da varie angolazioni e aveva una macchina sola”. Poi è arrivato “In nome del popolo sovrano” con Alberto Sordi e Nino Manfredi. “Alberto Sordi era in forma strepitosa – ricorda ancora – rideva con Magni che lo sfruculiava. Eravamo a Ferrara, la domenica andavamo a mangiare al ristorante, io portavo il bambino piccolo. Alberto amava il tartufo e il vino rosso dolce. Sordi mi avrebbe fatto anche una bellissima corte, ma ero sposata e spesso mio marito veniva sul set. Ma se non fossi stata sposata… Sordi era molto affascinate, con questi occhi azzurri meravigliosi, di cui non ci si ricorda”.
“Per un compleanno mi arrivò una Ferrari con il nastro, sotto casa. L’ho rimandata indietro”
Serena Grandi ha avuto tanti corteggiatori tranne Silvio Berlusconi. “Magari avrei avuto un’altra carriera – scherza – più soldi e palazzi… ma può anche essere che non gli piacessi. Ed ero sposata”. Nella sua vita ricorda di avere ricevuto moltissimi regali dagli uomini. “Per un compleanno – svela – mi arrivò una Ferrari con il nastro, sotto casa. L’ho rimandata indietro, mi avrebbero chiesto cose che non volevo fare. Non mi interessava diventare una sex worker. Volevo fare il mio lavoro. Quando vai a letto la sera sai chi sei e non ti sputi in faccia”. Ospite a “Un giorno da pecora”, Serena Grandi svelò di aver avuti più di cento uomini. “In realtà era una battuta che feci con Cristiano Malgioglio al Grande Fratello – corregge – ‘controlliamo il database’, e l’ho ripetuta in trasmissione. Ma scherzavo, sono battute. Non mi aspetto siano amplificate così, quando i media sparano le notizie dovrebbero guardare la carta di identità: alzarsi la mattina e trovare il web pieno di queste stronzate mi dà fastidio, buttare tutto sui cento uomini che mi sono scopata… le mie colleghe ne avranno avuti mille”.
“Avrò avuto le mie storie, ma sono stata sposata quindici anni e ho un figlio di trenta, la mia carriera non si riduce alle conquiste. Oggi sono diversa – afferma – Ora il mio thriller ha avuto successo, ho cambiato i miei algoritmi, faccio la scrittrice di gialli e mi dà noia, devo essere sincera, essere sempre quella che ha fatto la copertina di Penthouse. Quando uscì Miranda feci quello che diceva l’ufficio stampa, inventai che avevo fatto l’amore con due pugili sul ring. Tutto quel che mi chiedevano per promuovere un film che poggiava sulle mie spalle e arrivava dopo La chiave. Incassammo 18 miliardi al botteghino. Ma queste cose sono rimaste negli archivi. Però si cambia, l’età ti fa tagliare i rami secchi e ti dà noia veder ripetere le stesse battute”.
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“Con Adriano Panatta è stata una storia bellissima. L’ho amato molto”
Tra le sue storie d’amore c’è stata anche quella poetica con Pino Daniele che le dedicò “Mal di te”. “Con Pino c’è stato uno di quegli amori che non hanno una fine – racconta – Ci si incontra, ci si guarda, mi arriva un nastro con ‘Mal di te’, che aveva scritto nella notte. Lui lo mise su nastro perché voleva che facessi il video, mio marito si accorse di questa attenzione, ma eravamo già alla fine del mio matrimonio, ed era anche la fine del suo. Non siamo mai andati a passeggiare, a cena. Poi lui si è separato e anche io, ma non ci siamo visti più. Mi è successo altre volte, magari hanno paura di me, scappano. Ci sono amori che non accadono mai”. E con Adriano Panatta? “Una storia bellissima, ma cerco di non parlarne perché lui si è sposato e sono amica della moglie. Ho passato due anni girando il mondo con lui, faceva le esibizioni, aveva già smesso di giocare. L’ho amato molto molto”.
“Oggi degli arresti domiciliari ho persino un ricordo bello”
Nel 2003 Serena Grandi finì ai domiciliari per accuse per le quali fu assolta e risarcita con 100.000 euro. “Avrei potuto denunciare tutti – afferma – non ho avuto la forza e il coraggio, perché so che poi l’avrei pagata cara. Ma è stato un fango mediatico orrendo. Non hanno trovato cocaina, sono arrivati alle 6 di mattina dicendo ‘diamo un’occhiata’. 157 giorni senza processo, poi la Gup fu implicata per fatti di denaro e anche quello non mi è andato giù. Avevo un bimbo di 12 anni in casa, problemi con la tiroide… Oggi, degli arresti domiciliari di allora ho persino un ricordo bello, con mamma, due camerieri, una casa ai Parioli, mio figlio che stava con me. Non guardavo i giornali né la tv. È stato un po’ come la pandemia: Rimini, mare, passeggiata col cane, spesa. Il mio cervello seleziona, penso più alle bollette che al fango mediatico. Scaccio i pensieri tagliando fuori le cose che non mi danno energia positiva. Leggo un libro, sento musica, vivo in pigiama e scrivo. Sono un po’ streghetta, prevedo le cose, faccio i tarocchi”.
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“Mi pento di aver divorziato con un bimbo di tre anni, ma volevo essere libera”
“Come vedo il mio futuro? Ormai siamo andati un po’ tanto avanti. Io mi vedo in campagna a scrivere, cosa che mi emoziona – confessa – Spero che mio figlio continui a spiccare il volo, fa il talent manager in una grossa società, ha talento autoriale, fotografico, spero che stia bene. Io mi sono trovata le mie storie. Mi alzo, ho i miei cani, il pappagallo, vado al parco, mi riposo. Ho tempo per me stessa”. Rimpianti? “No, anche se nella notte con me ci sono fantasmi coperti con il lenzuolo e io cerco di coprirli di più. Ci sono giustificazioni per quel che ho fatto. Mi pento di aver divorziato con un bimbo di tre anni. Ma ero innamorata di mio figlio e volevo essere libera, come lo sono ora”. “Vorrei incontrare Papa Francesco conclude – sul lavoro vorrei interpretare un magistrato, un poliziotto, un criminologo. Anche in una serie, magari collaborare alla scrittura… Quando mi dicono ‘non esci stasera’ rispondo ‘sto con Garofalo e Bruzzone’. Amo i cold case, la scoperta, i dettagli… è una cosa genetica, e qui torniamo a papà”.