21 Marzo 2021, 14:42
4' DI LETTURA
Nell’ottobre dello scorso anno, ospite di Daria Bignardi a “L’assedio”, Selvaggia Lucarelli aveva parlato per la prima volta di un periodo molto complesso della sua vita, successivo alla separazione da Laerte Pappalardo da cui ha avuto il figlio Leon. La giornalista di “Tpi” e de “Il Fatto Quotidiano” ha vissuto una relazione tossica durata quattro anni che l’ha segnata nell’anima. La storia della sua dipendenza affettiva è diventata un podcast in sei puntate dal titolo “Proprio a me” in cui la Lucarelli mette a nudo se stessa nella convinzione che tante donne possano riconoscersi nella sua storia e uscire dal tunnel di una dipendenza che per molti aspetti è simile a quella prodotta dalle sostanze stupefacenti.
“Mi sono bucata per quattro anni – confessa Selvaggia a Elvira Serra che l’ha intervistata per il “Corriere della Sera” – Non mi infilavo una siringa nel braccio perché la mia droga non era una sostanza, era una relazione (…) Io volevo che chi ha attraversato quello che ho vissuto io si riconoscesse: non è infelicità, è malattia. Era una di quelle cose che macinavo dentro di me da tanto tempo, questa vicenda si è chiusa molti anni fa. Ne avevo già accennato nei miei libri, sia in quelli più sentimentali come ‘Che ci importa del mondo’ sia in quelli più ironici come ‘Dieci Piccoli Infami’. Poi è successo che davanti a un caffè Daria Bignardi, con la quale ci passiamo il testimone nelle Mattine di Radio Capital, mi chiedesse perché fossi a Milano. Ero arrivata per amore, risposi, e poi ero rimasta per guarire da quell’amore. Guarire non è un verbo consueto, abbinato all’amore. Lei era stupita che potesse essere capitato a una come me. Ne riparlammo in tivù a ‘L’assedio’ e per me è stata una liberazione. Lì ho provato il desiderio di condividere questa esperienza”.
“Il mio rimpianto più grande è di avere perso con mio figlio almeno tre anni – confessa – perché forse l’ultimo è stato un po’ più di guarigione. Mi sono persa tre anni di maternità felice. Non che non abbia dato priorità a mio figlio: non ho mai pensato di lasciarlo al padre e di non prendermene cura. Ma non ho dato priorità alla sua felicità. Quando sei vittima di una dipendenza la priorità è avere la dose. Quando sono guarita ho cercato spasmodicamente di recuperare e ne ho fatto quasi il mio fidanzato, forse eccedendo nel senso opposto. Dopo abbiamo fatto tante cose belle insieme. E l’ho portato in Giappone a vedere dove è nato Godzilla, come mi aveva chiesto. Era molto piccolo e buona parte di quel passaggio della nostra vita l’ha dimenticato. Si ricorda alcuni episodi e il senso di infelicità. Però vuole sentire il podcast”.
Selvaggia Lucarelli parla della reazione avuta dal suo attuale fidanzato Lorenzo Biagiarelli dopo aver ascoltato il podcast: “Era molto scosso. Dopo averlo sentito ha pianto. Stiamo insieme da quasi sei anni. Ma non avevo voluto investirlo con questa cosa: sei guarito quando non hai più bisogno di parlarne”. La giornalista spiega come, nel caso di donne affette da dipendenza affettiva, le amiche non possano far nulla se non assistere imponenti a vicende come queste: “Purtroppo hanno un ruolo disperato. Ti vedono governata da una cosa su cui non hai alcun controllo e non possono fare niente. Diventi inaffidabile, non fai nulla per salvarti e loro si stancano di soccorrerti perché capiscono che se non ti salvi da sola non ti salverà nessuno”.
Nella prima puntata del podcast, la Lucarelli racconta di essere guarita dopo aver accettato il male che si era fatta e che si era lasciata fare: “Ho avuto la mia parte di responsabilità, lui si è infilato in una serie di mie pieghe e lati irrisolti. È stato un incontro sfortunato e io ho amplificato in questa relazione tutte le mie problematiche. Ho fatto molta psicoanalisi fai-da-te. Oggi non dico ‘meno male che è accaduto’ perché il prezzo è stato altissimo. Ma se non avessi avuto uno choc emotivo così violento non avrei potuto vedere i miei limiti nella sfera sentimentale e non li avrei potuti risolvere”. Alle donne che si riconosceranno nella sua storia, ovviamente consiglia “di farsi aiutare. E non dall’amica che ti sgrida, ma da psicologhe che curano le dipendenze affettive”. Riguardo all’uomo che le ha fatto del male e che si riconoscerà nel podcast dice: “Magari riterrà che sia la mia versione dei fatti. E forse lo è. Di queste storie non parla nessuno perché non sono drammatiche come i femminicidi. Ma sono pericolose. E bisogna salvarsi”.
CLICCA QUI E SEGUICI SU INSTAGRAM
Pubblicato il
21 Marzo 2021, 14:42