Dopo la contestazione in libreria, il clima d’odio che ha travolto Selvaggia Lucarelli comincia a farsi preoccupante, come racconta la sua avvocata Barbara Indovina in un’intervista al “Corriere della Sera”. La legale segue la scrittrice da tre anni e adesso anche il suo fidanzato, lo chef e foodblogger Lorenzo Biagiarelli, diventato bersaglio degli haters dopo la triste vicenda della ristoratrice Giovanna Pedretti morta suicida. “Temo per l’incolumità della mia assistita, riceve minacce di morte quotidiane, l’ultima ieri, da parte di soggetti che si trincerano dietro l’anonimato dei social – esordisce Barbara Indovina – Quest’ondata di odio nasce da un clima che si basa su notizie false, diffuse da soggetti con un enorme seguito, che mettono in discussione il lavoro della magistratura italiana, volontariamente portate in auge per colpirla”.
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La bagarre in libreria, l’avvocata di Selvaggia Lucarelli: “Io ero presente”
L’avvocata di Selvaggia Lucarelli era presente quando in occasione della presentazione del libro di Serena Mazzini, “Il lato oscuro dei social network”, presso la Mondadori di piazza Duomo a Milano, a cui ha partecipato anche la giurata di “Ballando con le stelle”, Massimiliano Zozzolo, fondatore e amministratore della pagina social “Welcome ti favelas” ha rivolto all’autrice una domanda su Giovanna Pedretti. Una domanda fuori luogo volta a colpire Selvaggia Lucarelli.
“C’è stata un’indagine da parte della procura di Lodi che ha archiviato il caso non ravvisando alcun coinvolgimento da parte di alcuno in relazione a quel tragico avvenimento – sottolinea Barbara Indovina – Zossolo non ha mai perdonato a Lucarelli il fatto che lei, con un suo lavoro di inchiesta, nel 2017 abbia fatto chiudere pagine Facebook d’odio di cui Zossolo era amministratore. Non era solo, c’erano più content creator. Si sono organizzati per intervenire e poi pubblicare gli stessi contenuti, estrapolando la reazione esagerata. Sono riusciti a rovinare un momento interessante e il lavoro dell’autrice al solo fine di provocare”.

“Il giornalismo è metterci la faccia con nome e cognome”
Ma perché così tanto odio nei confronti di Selvaggia Lucarelli? “Che la si ami o la si odi, è una donna forte, una giornalista e una scrittrice che prende posizioni scomode, che ha il coraggio delle proprie idee – spiega l’avvocata milanese – Il giornalismo è metterci la faccia con nome e cognome, assumersi le responsabilità di quello che si dice, perché se si sbaglia si paga in prima persona in tribunale, non è solo comunicazioni fatte da soggetti che si trincerano dietro l’anonimato cercando di fare lo scoop del momento spesso utilizzando proprio la notorietà di Selvaggia Lucarelli per fare hype. Assistiamo a una nuova tipologia di comunicazione che mira alla viralità su Instagram, Twitter e TikTok sdoganando l’offesa, il body shaming, l’attacco a personaggi noti che non può essere tollerabile in un Paese civile. La libertà di parola non può trascendere nell’insulto personale”.

“Se il dileggio e il disprezzo diventano una pratica quotidiana, a mio parere si tratta di stalking”
Un capitolo a parte merita Fabrizio Corona. Sono otto le denunce per diffamazione sporte da Selvaggia Lucarelli nei confronti dell’ex re dei paparazzi a partire da gennaio 2024. “Corona aveva iniziato ad apostrofarla con parole irripetibili (‘stron*a cicciona’, ndr) – racconta Barbara Indovina – Da allora, in poco più di un anno, Selvaggia ha ricevuto centinaia di messaggi da persone (spesso giovanissimi) che la apostrofano con quelle stesse parole attraverso messaggi, video tra le risate, in tutti i canali social: postare il dileggio è diventato lecito, questi contenuti di odio sono diventati virali. Negli ultimi tre giorni sono arrivate le minacce di morte. Se il dileggio e il disprezzo diventano un’ossessione e una pratica quotidiana accompagnata da minacce, a mio parere e anche per la Giurisprudenza, si tratta di stalking”.
L’avvocata di Selvaggia Lucarelli elenca alcuni episodi che hanno portato la sua assistita a denunciare l’ex fotografo dei vip: “Corona scrive: ‘Mi devi ammazzare se mi vuoi fermare’; annuncia di aver acquistato il biglietto per lo spettacolo che Biagiarelli farà a teatro, in cui gli porrà domande su Giovanna Pedretti; diffonde il nome del locale dove lavora il figlio di Selvaggia e dice in video che andrà a trovarlo; pure il fratello della mia assistita ha ricevuto velate minacce. Questo è un modo per colpire la donna, da compagna, mamma e sorella”.

“In questo momento il femminismo non si deve dividere; bisogna restare coesi”
Fabrizio Corona è stato anche protagonista di due “spettacoli” teatrali insieme ai podcaster di “Gurulandia” presto diventati occasioni per ingiuriare diversi personaggi, tra cui Selvaggia Lucarelli che nel frattempo aveva chiesto anche l’ammonimento al questore di Milano. “La richiesta è finita nel procedimento penale in corso”, spiega l’avvocata che svela di aver presentato un’istante per il codice rosso. “Se il Pm ravviserà lo stalking, scatterà”, aggiunge.
Tra i personaggi attaccati da Fabrizio Corona figurano “Giorgia Meloni, Fedez e i suoi avvocati, Santanché, il sindaco Sala, Elodie, Achille Lauro… E questa modalità angosciante continua: Corona sta pubblicando il contenuto integrale di ‘Gurulandia’, contribuendo ad aumentare la portata diffamatoria di quanto detto in un teatro e alimentando sempre di più questo clima intimidatorio. In questo momento il femminismo non si deve dividere; bisogna restare coesi”.

L’avvocata di Selvaggia Lucarelli: “La giustizia non la si trova sui social ma in tribunale”
“Fabrizio Corona afferma di essere lui perseguitato da Selvaggia Lucarelli”, fa presente la giornalista del “Corriere della Sera”. “Non è possibile una strategia difensiva in base alla quale un’azione corrisponde a una reazione – replica Barbara Indovina – La mia assistita non si occupa da anni di lui e delle sue attività, ha commentato di recente un paio di contenuti di Corona in cui tra l’altro lui la offendeva come sua consuetudine. Semmai, sei anni fa, aveva condotto delle inchieste sulle sue attività illecite. Inchieste, non insulti”.
“Continueremo ad avere massima fiducia nelle forze dell’ordine e nella procura, la stessa che ogni vittima deve avere – conclude – La giustizia non la si trova sui social, attraverso notizie false, ma in tribunale. Non ci si sostituisce alla magistratura in uno Stato di diritto. È una questione di civiltà”.