Licenziata in tronco a pochi mesi di distanza dalla nascita della sua secondogenita. Sarah Nile, nota per aver partecipato al “Grande Fratello 10”, non usa mezzi termini per raccontare l’ingiustizia di cui ritiene di essere rimasta vittima. L’ex gieffina è sposata dal 2017 con Pierluigi Montuoro, imprenditore molto attivo nel settore della ristorazione con diversi locali sparsi tra Italia e Grecia. Dalla loro unione sono nati due figli: Noah (2021) e Evah (2023). Da alcuni anni, Sarah Nile lavorava presso una rinomata clinica di bellezza nel Napoletano. Lo scorso settembre, l’ex concorrente del “Grande Fratello” ha appreso attraverso una lettera di essere stata licenziata. L’azienda ha indicato come motivazione “problemi economici” ma Sarah Nile crede che la verità sia un’altra.
“Credevo che una cosa del genere potesse accadere solo in un Paese dove la donna ha zero diritti”
“È giusto essere obbligate a scegliere tra l’essere madre o la carriera?!? – scrive in un lungo post – Credevo che una cosa del genere potesse accadere solo in un Paese dove la donna ha zero diritti, in un ambiente di lavoro dove non esiste tutela, dove il compromesso è la regola. Ho letto storie di giovani donne dove al colloquio aveva rilevanza sapere se volessero figli, un matrimonio o se già c’era tutto questo, quasi come fosse una nota stonata su di un curriculum impeccabile. Leggevo e credevo che tutto ciò non potesse riguardarmi: troppo lontano dalla realtà, inconcepibile, surreale appunto. Ed è così che negli anni ho avuto la fortuna di lavorare in un contesto a me affine, di lavorare bene e con tanta passione”.
“E’ successo mentre aspettavo che mio figlio si risvegliasse da una delicata operazione”
“Di sperimentare la massima di ‘fai ciò che ami e non lavorerai mai un giorno’ – prosegue – perché sì, sono passati 7 anni e ho amato tutto ciò che ho fatto ogni singolo minuto fino al 07/09/2023, giorno in cui una lettera di licenziamento, in tronco e senza preavviso, ha fatto scoppiare la bolla mentale che mi ero costruita. In tronco e con un generico ‘problemi economici’ o almeno così dovrebbe sembrare perché ci sono cose che non tornano. Non mi torna perché prima di me è stata licenziata un’altra collega che aveva appena partorito. Non mi torna perché a pochi giorni dalla raccomandata del 7 settembre anche un’altra collega è stata licenziata al terzo mese di gravidanza. E non mi torna soprattutto perché ho ricevuto la comunicazione di licenziamento a soli cinque mesi dalla nascita della mia splendida Evah, a pochi giorni dal rientro dalle ferie, e beffa del destino, mentre ero in ospedale aspettando che il mio Noah si risvegliasse da una delicata operazione”.
“Ho sempre anteposto il lavoro che amo a tante cose”
“Il lavoro che amo l’ho anteposto a tante cose – spiega Sarah Nile – in primis a me stessa, alla gioia di vivermi un momento spensierato, a quel nono mese di gravidanza lavorato per interno e fino a due giorni dal parto, ad una gravidanza lottata e sofferta, allo sconforto sempre nascosto col sorriso perché c’erano i pazienti. Nonostante la testa pesante, il cuore a volte troppo carico di emozioni per tutto il mio percorso con la PMA, (procreazione medicalmente assistita), sempre sospesa tra riuscire a coronare il sogno di un figlio e il fallimento, accanto al lavoro c’erano notti insonni, medicine, ormoni, visite, test di gravidanza, pick-up, impianti, terapie e stimolazioni senza perdermi nello sconforto, e tutto questo per dare il meglio di me”.
“Dopo la lunga lotta con la PMA, ho dovuto nascondere il buon esito della gravidanza”
“Per continuare a sperare in un futuro radioso fatto di soddisfazioni lavorative, professionali e soprattutto personali – confida – I pazienti non erano numeri, per me erano un po’ la mia seconda famiglia che seguivo con dedizione, professionalità e soprattutto umanità. Eppure, non è stato abbastanza. La mia dedizione si è scontrata con regole arcaiche dove la donna, madre e lavoratrice è un ossimoro, qualcosa che non può coesistere. E così come ho mascherato lo sconforto della lunga lotta con la PMA, ho dovuto nascondere il buon esito della gravidanza, notizia che non ho sentito di poterla annunciare come e quando avrei voluto”.
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“Dopo la lettera di licenziamento mi è stata sottratta la Sim aziendale”
“Non sono qui a puntare il dito contro nessuno e cercare ragioni dove in questo momento non esistono – precisa l’ex concorrente del “Grande Fratello 10” – per quello ci sono luoghi preposti, aule di giustizia che sapranno scavare a fondo. Tutto questo lo devo per coscienza morale, per quella mia seconda famiglia a cui ho dato tutto. I pazienti che ho seguito, che ho supportato nei momenti critici, che ho accompagnato in un viaggio fatto di desideri, speranze e timori. Tutte le persone che ho tenuto per mano, anche a distanza, ma per le quali c’ero e ci sarò. Avrei voluto scrivervi uno ad uno, ma successivamente alla lettera di licenziamento mi è stata sottratta la Sim aziendale, intimandomi di interrompere ogni tipo di contatto”.
“Dinamiche come queste mi fanno capire come deve essersi sentita Barbara D’Urso”
“Schemi aziendali che non tengono conto dell’utenza e del pubblico a cui ci si rivolge, nonostante le soddisfazioni e il ritorno che si riceve sia immenso – conclude – Dinamiche che mi fanno capire come devono essersi sentite personalità come Barbara D’Urso (paragonandolo al mio piccolo ovviamente) dove nonostante la propria professionalità, passione ed esperienza non hanno avuto la meglio. Che possa piacere o meno la Sig. D’Urso per anni è stata dedita a Mediaset (…) So solo che di certo non potevo chiudere ‘in tronco’ perché una spiegazione era dovuta così come una breve riflessione: può una donna essere licenziata perché diventata madre?”.