Celebrità

Santo Versace compie 80 anni: “Dopo la morte di Gianni ho dormito nel suo letto per anni”

di

22 Dicembre 2024, 16:17

6' DI LETTURA

Santo Versace, fratello di Donatella e Gianni Versace, ha compiuto 80 anni. “Mia moglie Francesca ci tiene che tenga la salute sotto controllo – confessa in un’intervista al “Corriere della Sera” – ho fatto una risonanza magnetica al cervello e il medico mi ha detto che neppure un trentenne ce l’ha così. È genetica: ho preso da mio padre”. Poi ammette: “Sto vivendo la stagione più bella. Di vite ne ho vissute quattro. La più lunga, a Reggio Calabria. Ero il primogenito, per un po’ siamo stati da soli io e Gianni. Poi è nata Donatella: i nostri genitori la chiamarono così perché era un dono. Due anni prima era morta la nostra sorellina Tinuccia. Mia mamma pregava e piangeva tutti i giorni: finché non arrivò Donatella. Mi mandò a bussare alle case di parenti e amici per dire che era nata”. A proposito della sua infanzia dice: “A sei anni lavoravo con mio padre, spalavo il carbone. Credo che alcuni mestieri vadano insegnati da piccoli, se c’è l’attitudine. Un Maradona non può calciare il pallone per la prima volta a 18 anni: il talento va coltivato da subito. In Italia avevamo fino al 1968 le migliori scuole tecnico industriali: se un ragazzino non è portato per lo studio, dopo le scuole dell’obbligo dovrebbe imparare un mestiere”.

Gianni e Santo Versace (Foto Instagram)

Santo Versace compie 80 anni: “Nel 1972 cominciai ad occuparmi a tempo pieno degli affari di Gianni”

Santo Versace parla poi del fratello Gianni e di come era da bambino: “Era uno studente creativo, cresciuto in sartoria con mia madre. Diceva di avere 20 mamme, che erano le sarte che lavoravano con noi: era tutto un ‘Giannino, Giannuzzo…’. Io ho studiato da commercialista, nel 1972 cominciai ad occuparmi a tempo pieno degli affari di Gianni. Mio fratello ricevette una proposta di lavoro da Florentine Flowers quando Donatella andava ancora a scuola. Fui io a trattare il suo compenso, chiedendo 4 milioni, lo stesso di Walter Albini, lo stilista più in auge. Mi dissero di sì: il 4 febbraio del 1972 è partito dalla Calabria. E un anno dopo l’ho raggiunto”. “Mio padre mi diceva: ‘Ma dove vai, qui hai lo studio avviato, c’è il sole, il mare’ – racconta -. Gli faceva da controcanto nostra madre: ‘Non lasciare da solo tuo fratello’. La sua carriera stava esplodendo: Hebe Dorsey del New York Times era il terrore della moda, ma di lui scrisse che c’era un ragazzo bruno calabrese che stava creando la moda italiana”. Il marchio Versace nacque nel 1976. “Eravamo pieni di entusiasmo – ricorda – Ci siamo detti: ‘Se abbiamo fortuna faremo meglio di Saint Laurent’. E così è stato. L’unione è stata la nostra forza: Karl Lagerfeld era un amico di Gianni, un genio assoluto, prima con Fendi e poi con Chanel, ma mai per sé stesso. Fare impresa è un’altra cosa”.

Santo Vercace (foto Inastagram)

Le spese pazze del fratello: “Gianni spendeva per ville, Picasso e modelle”

In quegli anni Giorgio Armani e Gianni Versace esplosero contemporaneamente. “Hanno creato un mondo che non esisteva – spiega Santo – da una parte c’era Armani, con il suo stile, dall’altra la fantasia di Gianni. Quando Armani perse Sergio Galeotti, che aveva fondato con lui il marchio, si sentì senza un appoggio. Dietro le quinte di Gianni c’ero io. Si diceva che Armani vestisse le mogli e Versace le amanti. “Gianni vestiva le donne che volevano splendere e conquistare, Armani quelle che volevano un power-suit: c’erano amiche di tutti e due che si barcamenavano”. Il rapporto tra i due fratelli era solidissimo: “Per lui ero un problem solver: poteva contare su di me. Un creativo non deve avere preoccupazioni. Mai un litigio, io e mio fratello non avevamo segreti, parlavamo di tutto. Poteva succedere che mi lamentassi per le spese un po’ pazze, come le splendide dimore e i Picasso e i cachet delle modelle”.

“Molte di loro erano amiche: Naomi Campbell era una sorella, quando litigava con Joaquin Cortès chiamava Gianni in lacrime: ovunque fosse la mandava a prendere da Dario, il suo autista, e la portava con lui nella villa sul lago. Lady Diana era una donna unica: al funerale di Gianni mi tenne la mano per mezz’ora, cercando di consolarmi”, confida.

Santo Versace e la moglie Francesca (Foto Instagram)

“Che Gianni fosse omosessuale lo sapevamo tutti, non ci fu bisogno di fare outing”

Riguardo all’omosessualità di Gianni Versace il fratello svela: “Era una cosa che sapevamo da sempre, non ci fu bisogno di fare outing. Ebbe anche delle fidanzate, ma era chiara a tutti la sua omosessualità. La nostra famiglia aveva un’apertura mentale fuori dal comune”. Poi parla del rapporto con Donatella Versace: “È mia sorella, le voglio bene. Mi ha inviato 100 rose bianche per il compleanno. In un certo senso le ho fatto anche da padre: nel suo libretto delle giustificazioni del Ginnasio c’era il mio nome e cognome, le firmavo io. Le sono rimasto accanto un po’, oggi mi diverto di più a stare vicino ai fragili con la nostra Fondazione”. Del giorno della morte di Gianni Versace ricorda: “Fu uno shock: eravamo a Roma, non ci credevo. Solo quando arrivai a Miami e toccai la sua testa insanguinata mi resi conto di tutto. Quirino Conti sul Corriere scrisse che era morto il Dio della moda. Fino al giorno prima discutevamo della fusione con Gucci, dopo il delitto di Miami le banche d’affari ci davano per falliti e dovevamo persino respingere le accuse di mafia. Litigai con Gianni Barbacetto: se fossimo stati di Voghera come Valentino non avrebbe mai insinuato una cosa del genere. Per i primi anni, nel weekend, andavo nella villa di Moltrasio e dormivo nel letto di Gianni. E di notte ero in preda agli incubi, gridavo: ‘Gianni spostati’. Avrei voluto parargli il colpo fatale”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK

Gianni e Santo Versace (Foto Instagram)

Santo Versace compie 80 anni: “Credo nell’aldilà e prego per andare in Paradiso”

La serenità è arrivata con l’incontro con la moglie Francesca: “Ci siamo sposati nel 2014 con matrimonio civile e nel 2023 con la cerimonia religiosa e una festa a Casina Valadier. Non credevo più ai sentimenti, dopo che l’ho conosciuta le ho scritto: ‘Rimetto nel vocabolario la parola amore’. Ha guarito le mie ferite e mi ha ridato la fede: la sera leggiamo il Vangelo del giorno dopo e preghiamo per le anime del Purgatorio. Il sabato pomeriggio in chiesa prima recitiamo il Rosario, poi ci confessiamo e partecipiamo alla Santa Messa”. Santo Versace ammette: “Credo nell’aldilà e prego per andare in Paradiso. Lo immagino come la Calabria. Il mio cuore è rimasto lì: quando viaggiavo per il mondo la prima cosa che facevo era spedire una cartolina a casa”.

Poi aggiunge : “Io e Gianni ci siamo detti tutto, eravamo la metà della stessa mela. Lui il birichino, io il saggio. Il momento più bello della mia vita? La nascita dei miei figli e il matrimonio religioso con Francesca. Il più brutto, la morte di Gianni. Ma sono in pace e i migliori anni devono ancora venire”.

Pubblicato il

22 Dicembre 2024, 16:17

Condividi sui social