Un giovane salva una donna dalla brutale aggressione dell’ex. È successo lunedì scorso a Guastalla, vicino a Reggio Emilia, il giorno prima della condanna all’ergastolo di Filippo Turetta per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Il suo nome è Alen Halilovic, ha 21 anni ed è un veronese di origine bosniaca. Grazie al suo intervento coraggioso ha evitato che si consumasse l’ennesimo femminicidio. “Quando commentavo da solo la vicenda di Giulia Cecchettin, mi dicevo sempre se fossi stato lì, avrei fatto di tutto per salvarla – ha detto in un’intervista al “Corriere della Sera” -. Due giorni fa ero lì e ho fatto ciò che si doveva fare per difendere quella donna dall’aggressione dell’ex. Poi, però, penso a quelle venti, trenta, cinquanta auto transitate sul luogo della violenza che hanno continuato il loro viaggio come se nulla stesse succedendo e ci resto male”.
Alen Halilovic nella vita fa l’autista, guida un furgone frigo e consegna latticini, carne e altri prodotti freschi nei vari esercizi commerciali. Lunedì scorso transitava alle 11 nei pressi di Reggio Emilia proprio mentre una 45enne di Mantova stava subendo un’aggressione da parte dell’ex fidanzato. L’uomo, che brandiva un coltello da cucina, le aveva già provocato una ferita al collo fino all’orecchio.
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Salva una donna dalla furia dell’ex: “Ho fatto ciò che dovrebbe fare qualsiasi persona”
Grazie all’intervento del giovane, la vittima si è salvata da una seconda aggressione che avrebbe potuto esserle fatale. La donna si era recata all’ultimo appuntamento con l’ex, quello che avrebbe potuto costarle la vita se solo il 21enne non avesse trovato il coraggio di intervenire per salvarla. L’uomo dopo l’aggressione si è dato alla fuga, ma è stato arrestato, dopo 10 ore, nella serata di lunedì con l’accusa di tentato omicidio. Per la donna invece si è reso necessario un ricovero in ospedale: è grave ma non è in pericolo di vita grazie al giovane. “Non sono un eroe – dice Allen Halilovic – e non voglio prendermi meriti particolari, ho fatto ciò che dovrebbe essere fatto sempre da qualsiasi persona”.
Tornando indietro a quei momenti concitati ha ricostruito il momento dell’aggressione. “Quando sono arrivato all’incrocio di Guastalla in direzione di Dosolo nel Mantovano, mi sono accorto subito che c’era qualcosa che non andava. Sulla careggiata opposta alla mia, ho visto una Bmw ferma all’incrocio con le porte aperte e con la coda dell’occhio, ho visto due ombre dimenarsi davanti al cofano dell’auto”.
“Aveva il coltello da cucina in mano con una lama di 8,10 centimetri e i vestiti sporchi di sangue”
“Ho abbassato il finestrino e ho sentito le urla della donna – continua a raccontare il 21enne – Ho fatto l’inversione a U per capire cosa stava succedendo. Sono sceso dal furgone che ho posteggiato dietro ad un camion mentre l’autista era ed è rimasto in cabina”. La scena presentatasi agli occhi di Alen è da film: “Ho visto l’uomo, alto almeno un metro e novanta, a cavalcioni sulla donna. Mi sembrava che la stesse strangolando ma non è facile ricordare, sono scene scioccanti, ero molto scosso. Non l’ho visto mentre usava il coltello”. Nonostante il rischio, il giovane decide di intervenire: “Quando mi sono reso conto di cosa stava succedendo, ho iniziato a urlargli: ma cosa stai facendo? Lasciala andare”. L’aggressore ha lasciato la presa e si è alzato in piedi: “Aveva il coltello da cucina in mano con una lama di 8, 10 centimetri e tutti i vestiti sporchi di sangue. Lì ho veramente temuto che si avvicinasse anche se ero ad una distanza di una ventina di metri”. “Mentre mi avvicinavo ai due, l’aggressore si è liberato del coltello – racconta ancora – buttandolo ad un paio di metri dalla vittima”.
L’uomo prova ad aggredire una seconda volta la donna: “Ha ripreso a scagliarsi contro la donna. Ha preso la vittima dalle gambe e ha tentato di farla salire in auto. Quando mi sono accorto che non aveva armi, l’ho raggiunto e gli ho dato uno spintone. Ma lui non si è arreso senza rivolgermi la parola, ha ripreso a prendersela con la vittima, voleva in tutti i modi caricarla in auto mentre lei con i vestiti imbrattati dal sangue continuava a urlare. A quel punto, ho preso l’aggressore dalle braccia e l’ho trascinato fino in fondo all’auto”.
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“La donna mi diceva: ‘Sto morendo, mi voleva ammazzare, è impazzito’”
La drammatica sequenza continua senza che nessuno intervenga per aiutare il giovane: “Ho sentito che la donna lo chiamava per nome e allora ho cercato un dialogo. Ho provato a dirgli ‘stai fermo, non fare cavolate, hai già rovinato tutto’ mentre mi frapponevo tra lui e la vittima. Tentava in tutti i modi di riavvicinarsi ancora alla donna mentre lo spingevo via e gli dicevo di lasciarla in pace. Ma sembrava drogato, non ascoltava nulla di quello che gli dicevo. Ho visto un altro automobilista scendere dall’auto ma poi non è intervenuto. C’ero solo io che tenevo l’aggressore lontano dalla donna”. A sbloccare la situazione è l’arrivo di un’ambulanza che transitava da lì per caso: “A quel punto, lui si è sentito perso, ha mollato la sua ex, è risalito sulla sua Bmw ed è scappato. E ho fatto il video anche della sua fuga oltre che dell’aggressione appena arrivato sul luogo della violenza, già consegnati ai carabinieri”.
“Poi ho soccorso la donna sia io che lei tentavamo di tamponare la ferita da taglio che le aveva provocato l’aggressore. Mi continuava a implorare di aiutarla e mi diceva: ‘Sto morendo, mi voleva ammazzare, non si fermava più, è impazzito’. Poi ho chiamato la madre dopo che le avevo chiesto chi dovevo avvisare. Mi ha richiamato per ringraziarmi”, conclude il giovane. In un’intervista a “L’Arena”, Alen Halilovic ha spiegato meglio il motivo per cui non ha esitato un attimo ad intervenire: “I miei genitori mi hanno detto che sono stato coraggioso ma che ho rischiato. Sono orgogliosi di me: hanno fatto un buon lavoro, mi hanno insegnato che l’indifferenza uccide. E che ha colpa anche chi, di fronte al male, si gira dall’altra parte”.