Roberta Bruzzone affida a “La Verità” la sua analisi della personalità di Filippo Turetta, assassino reo confesso di Giulia Cecchettin. Per risalire alla genesi del femminicidio della 22enne veneta la cui morte ha sconvolto l’Italia, a suo dire, occorrerebbe scandagliare la sua infanzia. “In lui, ravviso tratti caratteristici del disturbo narcisistico di personalità nella sua versione più subdola, quella passivo-aggressiva, o covert – esordisce la criminologa e psicologa forense – Questo tipo di disturbo della personalità si sviluppa nei primi tre anni di vita. Lui ha sviluppato un io molto fragile, con una teoria disfunzionale della mente degli altri. Non dico sia colpa della madre ma probabilmente questo ragazzo, per sviluppare una personalità così disturbata, nei primi tre anni di vita non ha ricevuto modelli di attaccamento adeguati”.
“Molte madri tendono a riservare ai figli maschi un trattamento privilegiato”
“Anche nelle famiglie apparentemente funzionali, molte madri tendono a riservare ai figli maschi un trattamento privilegiato, preservandoli, ad esempio, da una serie d’incombenze domestiche – spiega Roberta Bruzzone – Ancor oggi, molte madri sono predisposte a non responsabilizzarli nell’abitazione, come se fossero badanti, le donne delle pulizie dei propri figli. Questo modello è più subdolo di quanto si creda (…) Nel 2023 è preoccupante pensare che solo una donna si debba prender cura degli altri”.
“Filippo ha manipolato Giulia, come fanno i covert, anche attraverso minacce di suicidio”
Vista l’incapacità di alcuni giovani di elaborare e superare il trauma di una delusione sentimentale, i genitori dovrebbero prestare attenzione ad educarli affinché abbiano gli strumenti per reagire diversamente. Invece, sottolinea, la criminologa, “la madre italiana media tende a fare del figlio una sorta di ‘piccolo Buddha’, perché aver avuto un maschio è come se la riscattasse dalla sua condizione di femmina. Siamo un Paese in cui, ridendo e scherzando, quando ti sposi, si dice ancora ‘Auguri e figli maschi’. La stessa Giulia Cecchettin probabilmente, per un certo periodo, ha scambiato l’estrema presenza, l’assedio di Filippo, che non le consentiva di fare nulla da sola, come segnale di grande interesse, ma quando ha sentito che l’aria le mancava, ha cominciato a capirne, senza coglierla fino in fondo, la pericolosità. Lui l’ha manipolata, come fanno i covert, anche attraverso continue minacce di suicidio”.
“Le dinamiche competitive, di solito, tradiscono nella coppia la presenza di una personalità narcisistica”
“La miglior prevenzione è educarli in maniera tale che pensino di non aver bisogno di qualcuno da controllare, per stare al mondo – afferma la psicologa forense – Tutti gli esseri umani di questa Terra dovrebbero essere autonomi: possono incontrarsi, stare insieme, separarsi. In un perimetro di autonomia, anche la fine di una storia diventa gestibile perché tu, comunque, sai di poter contare su te stesso e di poter vivere anche senza quella persona”. La competizione in una coppia non è normale: “Dovrebbe esserci una condizione sinergica. Ognuno collabora con le proprie forze per gestire al meglio la situazione. Le dinamiche competitive, di solito, tradiscono nella coppia la presenza di una personalità narcisistica”.
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“Molte donne hanno un fortissimo bisogno di avere un uomo a fianco per sentirsi convalidate”
Il narcisismo non è una caratteristica prettamente maschile. “Sicuramente ci sono in giro molte narcisiste in grado di fare dei danni – svela Roberta Bruzzone – Ma è difficile, anche se non impossibile, che la componente femminile arrivi a esiti violenti”. Ecco cosa consiglia la criminologa ad un uomo alla presenza con una relazione tossica: “Abbiamo a che fare con soggetti che hanno tratti dipendenti di personalità o addirittura un disturbo dipendente di personalità, che ti porta a pensare che l’unico modo per sentirti adeguato è che sei disposto a fare, per amore, anche le peggiori cose, a sacrificarti in ogni modo e a subire umiliazioni. Se hanno una personalità dipendente, l’unico modo per cercare di uscirne è fare un percorso psicoterapico. Difficilmente ne escono diversamente”.
Per quanto riguarda le donne di oggi, moltissime e di ogni età “hanno un fortissimo bisogno di avere un uomo a fianco per sentirsi convalidate in quanto donne, come se l’assenza di un uomo le facesse risultare incomplete e inadeguate. Hanno bisogno di un punto di riferimento nella figura maschile e, pur di tenerselo, si accontentano, abbastanza facilmente, anche di uomini terribili”.
“Credo che la Meloni sia un esempio di rottura con la cultura patriarcale”
Qualche giorno fa, a “Otto e mezzo”, Lilli Gruber ha definito Giorgia Meloni “un’espressione della cultura patriarcale” suscitando l’immediata reazione della premier. C’è però chi, di contro, le dà della femminista venendo da una famiglia sostanzialmente matriarcale visto che il padre se ne andò di casa quando lei aveva 1-2 anni. “Io credo che la Meloni sia un esempio di rottura con la cultura patriarcale e ritengo che abbia sfondato un tetto di cemento armato – commenta Roberta Bruzzone – Come prima donna a occupare il ruolo di premier in Italia, si rapporta con i grandi del mondo senza fare un passo indietro. Secondo me è un modello molto potente di porsi, sotto il profilo femminile. Temo che molte donne, sotto la cultura patriarcale, possano vederla come un termine di paragone molto scomodo”.