16 Ottobre 2023, 12:30
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Raz Degan è stato ospite di Silvia Toffanin a “Verissimo”. L’ex modello 55enne è nato e cresciuto in un kibbutz israeliano, cioè una comunità agricola a gestione collettiva. Oggi vive in Italia e ha raccontato alla conduttrice l’orrore di quello che stanno vivendo i suoi familiari e i suoi amici in Israele dopo gli attacchi terroristici di Hamas della scorsa settimana. “Sono giorni orribili per l’umanità intera – ha esordito – Per noi in Israele sono giorni da incubo, dall’Olocausto non abbiamo mai vissuto qualcosa di così grave. Ho sempre collaborato per la pace a prescindere dalla religione delle persone e mi sono impegnato in progetti di solidarietà, ad esempio per i bambini della Siria. E vedere che la pistola e la spada sono purtroppo più forti della voce del cambiamento fa male all’anima. Non riesco a immaginare che siamo arrivati a questo punto”.
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“Mio padre ha 80 anni e anche se il nostro kibbutz è stato evacuato, lui non lascia la casa – ha raccontato – Dove deve andare alla sua età? Quella è la sua casa, la sua terra, il suo orto. Non vuole andarsene, dice che quello è il suo posto. Mio fratello minore resta lì con sua moglie. Una nostra parente di 22 anni non è tornata a casa dal rave party dove sono stati uccisi e rapiti centinaia di giovani. È già passata una settimana e i genitori non sanno dove sia, se sia viva o morta. I cadaveri sono così tanti e non si riescono a distinguere i volti, tanti sono stati bruciati. Ogni giorno mi chiamano amici per raccontarmi atrocità inimmaginabili. Tutto questo è al di là della politica, al di là dei diritti. Questo è l’incubo infernale del terrore”.
Raz Degan sta vivendo l’orrore di questi giorni sulla sua pelle, anche se a distanza. “Ogni volta che sento i miei amici è un pugno tremendo nel cuore – ha confidato – Non trovano persone, non trovano bambini. Famiglie intere non ci sono più. Questa non è guerra, cosa stanno facendo? In Israele siamo abituati alle bombe, ai missili, ai bunker, ma non a questi livelli. Una tragedia del genere non c’è mai stata”. Poi Raz Degan ha raccontato a Silvia Toffanin che a breve ospiterà la sorella. “Lei ha 4 bambini, mi sta raggiungendo in Italia in queste ore, essendo riuscita a trovare un volo nonostante il caos di questi giorni. È spaventata. Verrà a casa da me”. “Ma gli uomini vogliono rimanere lì, non vogliono abbandonare il loro paese”, ha aggiunto.
Silvia Toffanin ha chiesto all’ex modello di raccontare cos’è un kibbutz e come si vive all’interno di queste comunità. “Un kibbuz è come un grande campeggio, in cui vivono diverse famiglie che lavorano insieme e dividono quello che producono – ha spiegato – Io sono nato e cresciuto li, il nostro kibbutz si trova a Nord, al confine tra Siria e Libano. Lo hanno fondato i miei nonni, che erano sopravvissuti dell’Olocausto. Durante l’infanzia spesso stavo chiuso nel bunker, anche settimane, e mesi perché al Nord c’erano tante guerre. Ricordo mio padre che andava via in divisa e non sapevo se lo avrei rivisto, noi piccoli restavamo dentro il bunker. Ricordo la prima volta che ho sentito il fischio di una bomba, non sai da dove arrivi e poi l’esplosione è tremenda”.
“Da quando è stata fondata Israele non c’è mai stato un periodo così nero – ha affermato Raz Degan con gli occhi lucidi – Nella guerra di Kippur del 1973 c’era stata una guerra tra soldati. Ma qui si tratta di terrorismo. Donne violentate, anziani sopravvissuti all’Olocausto che ora sono stati rapiti a 90, 95 anni, trascinati per terra come degli animali, picchiati, ributtati in un incubo che per tutta la loro vita hanno cercato di dimenticare”. “Tu a che età hai lasciato Israele?”, ha chiesto Silvia Toffanin. “Sono partito a 21 anni – ha replicato – perchè volevo vedere tradizioni e culture diverse, ho viaggiato tanto per questo. Volevo fare esperienza diretta e ho capito che dietro alle diversità tutti hanno lo stesso desiderio di crescere i propri figli in pace e nell’amore. Sono andato in Afghanistan, Pakistan, in molti paesi del Nord Africa. Non riesco a capire come i terroristi possano sottomettere e schiacciare interi popoli nel nome del fanatismo”.
Raz Degan ha poi svelato: “Ho fatto il servizio militare per 3 anni come tutti i figli di Israele. Nel nostro Paese è obbligatorio, lo fanno tutti. Poi sono andato via. Ero affascinato dal cinema, dalla moda, voleva viaggiare e rompere i confini. Io sono cresciuto in un posto chiuso, il kibbutz era di due chilometri appena, ci stavamo in 180 persone. Volevo uscire e conoscere il mondo. Per caso sono finito in Italia, non era programmato”. “Ho amici in Israele – ha proseguito – che quando vengono in Italia restano a bocca aperta, adorano questo posto”. Pensando ai suoi amici che si trovano in Israele, ha fatto sapere che ciascuno di loro ha riportato una perdita dopo l’attacco terroristico: “La quantità di persone colpite è inimmaginabile. I ragazzi che quel venerdì si erano riuniti per una festa della pace sono stati massacrati, erano 5mila e sono giovani che si battono per i diritti dei palestinesi stessi”.
Raz Degan ha provato a spiegare cos’è successo nel suo Paese: “Durante gli attacchi di Hamas, famiglie intere sono state annientate perché hanno preso la macchina nell’ora sbagliata, gente normale come noi è stata decapitata o bruciata viva mentre si trovava a letto in casa. Non avevano armi. Spero, nel tempo che mi resta in questa vita, di trovare un mondo in pace, ma sembra che stiamo vivendo l’effetto contrario. Ho paura che il sogno della pace diventi un ricordo, una nostalgia, qualcosa che ci raccontano”. “Come finirà? Perché odio porta odio, sangue porta sangue, la vendetta porta vendetta, e anche quelli che volevano cambiare il mondo quando perdono un figlio, non ci credono più”, ha concluso Raz Degan abbracciando Silvia Toffanin.
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16 Ottobre 2023, 12:30