A “Porta a Porta”, Bruno Vespa ha intervistato Monica Marchioni sopravvissuta al tentativo di omicidio da parte del figlio Alessandro Leon Asoli. Il 15 aprile 2021 il giovane servì alla madre e al patrigno Loreno Grimaldi una pasta al salmone avvelenata con nitrito di sodio provocando la morte dell’uomo dopo atroci sofferenze. La madre, che aveva mangiato solo una piccola porzione del piatto avvelenato, riuscì a salvarsi nonostante in quella tragica serata il figlio avesse tentato di somministrarle altro veleno, questa volta in un bicchiere d’acqua, e infine l’avesse aggredita tentando di soffocarla con dei cuscini. “Perché non muori? Nemmeno il veleno ti ammazza?”, le aveva urlato. Il delitto sarebbe stato pianificato da tempo con l’acquisto online del nitrito di sodio e altri veleni.
Il ragazzo ha confessato dopo aver accusato la madre per due anni
I giudici hanno condannato Alessandro Leon Asoli a 30 anni in primo grado e hanno confermato la sentenza in Appello mentre il pm aveva chiesto l’ergastolo. Durante l’udienza del processo d’Appello, il colpo di scena: il giovane ha deciso di confessare dopo aver passato due anni ad accusare la madre di aver ucciso il compagno e di voler uccidere anche lui. “Sono stato io, spero che mia madre posso perdonarmi e di avere una seconda possibilità”, ha affermato.
Il racconto choc di Monica Marchioni: “Voleva avere tanti soldi in fretta”
“Era contenta quando ha avuto il bambino?”, ha chiesto Bruno Vespa. “Sì molto. Sono stata contenta fino a qualche anno, mese, prima che succedesse l’accaduto – ha replicato Monica Marchioni – Mio figlio ha preso molto bene l’ingresso nella nostra vita del mio compagno. Erano molto legati, giocavano, scherzavano. Tante volte mi ha detto: ‘Lollo è meglio di mio padre’. Eravamo in armonia, non c’erano litigate”. Qualcosa è cambiato da “ottobre-novembre del 2020”. “E’ successo lentamente – ha spiegato la donna – Dopo la maturità, ho visto che non trovava una dimensione, non trovava serenità. Non voleva lavorare, non voleva andare a scuola, non sapeva cosa fare. Gli abbiamo lasciato un anno sabbatico nella speranza che trovasse la sua strada. L’ho aiutato a trovare qualche lavoretto, tipo l’agente immobiliare ma o li perdeva o li lasciava. Non era soddisfatto, voleva avere tanti soldi in fretta. Quello che voleva era al di sopra delle nostre possibilità. A un certo punto, ci ha informati con molta disinvoltura che piuttosto che vivere questa vita così mera avrebbe preferito suicidarsi”.
“Purtroppo lo psichiatra lo ha visto solo quattro volte”
“Lo avevo fatto andare da uno psichiatra che purtroppo ha visto solo quattro volte perché soffriva di ipocondria – ha svelato – Io avevo la sensazione che lui potesse fare qualcosa di malevolo fuori casa, sapevo che frequentava dei ragazzi che non mi piacevano. Non ho mai pensato che potesse rivolgersi contro di noi. Però da gennaio 2021 quando seppi della morte dei genitori di Benno (Neumair, ndr.), pur non avendo paura di mio figlio razionalmente, dissi a mio marito: ‘Io mi chiudo in camera’”.
“Le prime forchettate sono state di un salato quasi da bruciare il palato”
Monica Marchioni è tornata indietro con la memoria a quella sera maledetta: “Mio figlio non cucinava mai. Aveva già chiesto un paio di volte di farci queste penne al salmone, solo che io da un po’ stavo male con lo stomaco (…) Ultimamente ci prendeva per sfinimento, era molto logorroico e faceva delle scene”. Alla fine, “stremata”, la donna ha detto sì: “Tra l’altro a me non piaceva, salmone in scatola e panna. Io detesto la panna. Mio marito mangia il piatto, si alza e dice: ‘Mi gira la testa’. Io ho mangiato ma le prime forchettate sono state di un salato quasi da bruciare il palato (…) Sono molto schizzinosa, per mia fortuna. Sento subito questa sapidità, questo bruciore e poi sento un retrogusto quasi di ammoniaca. A quel punto, lascio il piatto e il figlio si mette a piangere per finta. Dice: ‘Ecco sono un fallito, hai ragione a darmi del fallito’. Ma io non gli avevo mai dato del fallito. Intanto mio marito si alza, va verso il divano e si siede. Io non guardo più mio marito e questo figlio mi prende la mano, inizia a tremare e mi dice di avere un attacco di panico. Mi trascina via da mio marito, mi porta in camera, ci sdraiamo sul letto e mi chiede di accendere la musica. Mi abbraccia, cosa che non faceva più da tempo, e io ero commossa. Era mio figlio e io non potevo vederlo in quello stato”.
“Cercavo i telefoni per chiedere aiuto ma non erano al solito posto”
Il racconto dell’orrore prosegue: “A un certo punto, io inizio a sentirmi male, vado in bagno, lui sta sulla porta per un po’, poi sparisce e torna con questo bicchiere e con gli occhi freddi mi dice: ‘Mamma bevi’. Io non vedevo più, ho pensato a una limonata. Ero nauseatissima e glielo lancio da una parte. Volevo andare a vedere come stava mio marito, lo spingo e stavolta mi fa passare. Mio marito era già girato, con i piedi sulla spalliera del divano (…) Io faccio un urlo che non so da dove mi sia uscito, era gutturale. Faccio per prendere i telefoni per chiamare aiuto e non erano dove li tenevano di solito. Erano spariti. A quel punto, ho capito subito. Ho sentito un rumore come quando uno si mette i guanti e così era. In una frazione di secondo avevo lui addosso da dietro che mi copriva la bocca e il naso. Mi sono liberata e ho iniziato a gridare ‘aiuto, chiamate i carabinieri, ci vuole uccidere’”.
“Mi diceva: ‘Eppure il veleno te l’ho detto, morirai primo o poi'”
“A un certo punto, ci siamo trovati staccati – ha raccontato – e io gli ho detto: ‘Stai scherzando vero? E’ un gioco?’. Lui mi ha ripreso senza parlare, mi ha dato dei pugni in faccia e m soffocava con le mani. Poi mi ha trascinato di nuovo in camera da letto, mi ha buttato sul letto coprendomi con dei cuscini. Con la voce normale mi diceva: ‘Ca**o, perché non muori?’. E’ una frase che non potrò mai dimenticare. ‘Eppure te l’ho dato il veleno ma perché non muori?’, ‘Morirai prima o poi’, ‘Ma cosa urli? Ma sei fuori di testa? Senti che hai fatto arrivare i carabinieri?’. Io non sentivo niente, ormai ero più di là che di qua. Erano i miei vicini che per fortuna calciavano la porta (…) Sono arrivata in ospedale con una soglia di sopravvivenza molto bassa. Tremavo perché il veleno era in circolo, ero blu”.
“Mi sono resa conto che mio marito non c’era più solo qualche mese dopo”
“Quando si è accorta che suo marito era morto?”, ha domandato Vespa. “Il motivo per cui ho cercato di lottare così tanto è stato perché credevo che Lollo fosse vivo e volevo salvarlo – ha tenuto a precisare Monica Marchioni – Se avessi saputo che non c’era più, sinceramente avrei lasciato andare tutto (…) Io ho creduto che mio marito fosse morto, razionalmente, solo dopo qualche mese quando ho costretto il mio avvocato e la mia psicoterapeuta a farmi vedere le foto fatte sul luogo del delitto. E’ stato uno spettacolo straziante ma purtroppo lì ho dovuto rendermi conto che non c’era più”.
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“Non voglio rivedere mio figlio, ho paura di rincontrare quegli occhi”
“Pensa di accordare a suo figlio il perdono che le ha chiesto?”, ha chiesto il conduttore. “Il perdono è una cosa che va elaborata molto lentamente per delle cose molto più piccole – ha sentenziato la donna – Io sono molto felice che lui abbia confessato, non so se sia stata strategia, non so se sia stato consigliato. Sono contenta che almeno la verità l’abbia detta anche se nessuno credeva a questa infamia. Magari ha iniziato un percorso, non lo so. Ma non trovo un pentimento in questo. Non voglio rivederlo. L’ho visto di sfuggita in una ripresa della Rai. D’istinto ho detto: ‘Com’è bello’. Sono sempre sua madre. Però quegli occhi mi fanno paura, ho paura di rincontrarli”.