Filippo Inzaghi si racconta in un libro, un’autobiografia dal titolo “Il momento giusto”. L’ex attaccante del Milan, oggi allenatore, ne parla in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” affrontando il tema del “male di vivere” arrivato dopo il ritiro dai campi e dell’amore per la compagna Angela Robusti. Nel volume, l’ex campione parla anche del rapporto con Massimiliano Allegri ai tempi del Milan. Filippo Inzaghi svela di aver appeso le scarpette al chiodo un anno prima proprio “per colpa di Allegri”. “Era stato Allegri a chiudere la mia carriera da giocatore — si legge nel libro — Io e il Milan, infatti, nella primavera del 2012 avevamo trovato un accordo per prolungare di un anno il mio contratto. Io sarei stato un importante collante nello spogliatoio che nel giro di poco tempo aveva perso Maldini, Pirlo, Nesta, Gattuso, Seedorf. Elementi di spessore che avevano lasciato un vuoto profondo. Non avrei accampato alcuna pretesa… Galliani era felice di aver trovato insieme a me questa soluzione. Allegri invece la bocciò, non mi voleva più nello spogliatoio e lo disse al dirigente chiedendo che non mi fosse rinnovato il contratto. Per me fu una mazzata”.
“Non sono riuscito ad assorbire la lontananza dal mio mondo”
Filippo Inzaghi ricorda tutto di quello strappo doloroso con il calcio giocato, anche l’ultimo gol segnato a San Siro: “Parto sulla linea del fuorigioco. Seedorf ha capito in anticipo, il suo lancio è perfetto, io stoppo di petto e mi defilo leggermente sulla destra. Ma non ho bisogno di guardare la porta, non mi è mai servito: io la ‘sento’. Fontana, portiere del Novara, mi esce incontro con prontezza e mi chiude lo specchio, almeno è ciò che crede. Io faccio una girata di destro e la palla finisce in rete. Impazzisco”. Poi il saluto ai tifosi: “Prima di tornare a centrocampo mi fermo, mi giro verso i tifosi, mi inginocchio, sollevo la maglia e la bacio. L’arbitro fischia, vedo mio nipote Tommaso correre da me. Lo stringo forte, mi si chiude il cuore. Guardo la mia Sud e la saluto… Ciao Milan, ciao San Siro. È stato bellissimo”. Nella sua autobiografia, l’ex calciatore ripercorre un momento difficile della sua vita: “Nell’autunno del 2015 per la prima volta il pallone era sgonfio: non rimbalzava più. E non riuscii ad assorbire la lontananza dal mio mondo. Mi alzavo al mattino e non sapevo come arrivare a sera. Andavo in palestra, ma senza entusiasmo, solo per far trascorrere il tempo, riempire la giornata ed evitare che la noia e lo sconforto prendessero il sopravvento. Il mio corpo mi mandava segnali inequivocabili di malessere. Mi sono spaventato. Anzi, lo dico chiaramente e senza vergogna: ho avuto paura”.
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“Ho temuto di avere qualcosa di grave, sono stati mesi di disagio”
L’ex campione del Milan ha temuto di avere una malattia: “Ho fatto quattro gastroscopie e altre analisi poco piacevoli, viaggiavo sempre con un borsello pieno di cd con ecografie e risonanze che mostravo a vari specialisti. Ho temuto di avere qualcosa di grave, perfino la Sla. Sono stati mesi di disagio e sofferenza, in cui faticavo a trovare una via d’uscita. Qualcuno lo chiama male di vivere, qualcuno in un altro modo, io ho preferito dribblare definizioni e diagnosi e affrontare la realtà. Ho capito qual era il problema e l’ho superato poco alla volta, circondandomi dell’amore della famiglia. I miei genitori sono stati eccezionali: hanno compreso ciò di cui avevo bisogno”. Pippo Inzaghi parla anche dell’amore per la sua attuale compagna Angela Robusti dalla quale ha avuto due figli, Edoardo (2021) ed Emilia (2023). “Sono orgoglioso di essermi meritato questo grande amore, esattamente come se l’è meritato Angela – dice – Ed è stata la conferma di quanto avevo già imparato con il calcio: attraverso i sacrifici arrivano le gioie più belle e dolci. E così ci siamo progressivamente adattati l’uno all’altra con semplicità e piacere. Il gusto di stare insieme era talmente bello da cancellare ogni piccola difficoltà. Tutto si è incastrato alla perfezione. Sì, quello tra me e Angela è l’incastro perfetto”.