Lo chef Pietro Leemann è titolare del ristorante vegetariano “Joia” di Milano ed è il primo in Europa ad aver ottenuto, già dal 1996, una stella Michelin. Quattro anni fa aveva detto: “Sto pianificando la mia scomparsa, il mio ritiro nella foresta”. Adesso è arrivato il momento. Sauro Ricci e Raffaele Minghini, i suoi due sous chef, hanno rilevato il ristorante e dal 2025 lo porteranno avanti senza di lui. Pietro Leemann andrà a vivere a “Raxa”, una comunità spirituale in costruzione nella zona di Centovalli, in Svizzera, che ospiterà due ristoranti di “cucina dei templi”. La comunità spirituale si trova a 900 metri di quota e da quel momento vivrà da monaco della religione indiana Krishnaita.
“Sono già monaco in città, presto sarò monaco in una comunità – spiega al ‘Corriere della Sera’” – Un monaco è una persona che ha fatto delle scelte ascetiche: io vivo già secondo i principi della libertà della mia religione, e cioè sono vegetariano, non bevo alcolici, non consumo droghe, non consumo bevande eccitanti come il caffè, non gioco d’azzardo e trasformo l’energia sessuale in energia spirituale, in una forma d’amore più alta. Vivrò allo stesso modo, ma all’interno di una comunità, insieme alla mia compagna Rachele e ad altre persone che stanno lavorando al progetto. Siamo una comunità internazionale”.
“Chiunque potrà venire, meditare e pregare con noi, restare un giorno o sei mesi o per sempre”
Non sarà un ritiro inoperoso. Lo chef si dedicherà comunque alla cucina. “Sarà una comunità aperta al mondo – spiega – Chiunque potrà venire, meditare e pregare con noi, restare un giorno oppure sei mesi oppure per sempre. Ci saranno due ristoranti: uno più semplice, una cucina vegetariana di montagna, e uno più ‘alto’ all’interno del tempio. Sarà una vera e propria ‘cucina dei templi’, dove il cibo verrà accompagnato da un’esperienza, da un insegnamento, da una ritualità. Gli alimenti serviti saranno tutti biologici, molti prodotti nel villaggio o raccolti lì attorno. La trasformazione del cibo sarà il più semplice possibile, i gusti molto puliti, l’utilizzo di spezie ed erbe aromatiche avrà uno scopo, come nell’Ayurveda. Ci sarà anche un allevamento di mucche da latte, che verranno ingravidate ogni 5-6 anni, non ogni anno come spesso succede, rispettando la loro natura. I visitatori potranno vedere anche la fattoria. E naturalmente ci sarà una scuola di cucina dei templi, io insegnerò”.
“Il ‘Joia’ era un business, ora porto la mia conoscenza al servizio di uno scopo spirituale”
La comunità si autosostenta con le attività che si svolgono al suo interno. “Con l’affitto delle camere agli ospiti, i ristoranti, la vendita di prodotti e manufatti, le donazioni – racconta – Ci sarà anche un collegamento, uno scambio di persone, tra Raxa e il ‘Joia’. Cene a quattro mani, eventi e occasioni di incontro. Anche il negozio biologico Biosfera, che ho aperto con mia figlia Vera a Locarno, sarà una fonte di sostentamento per la comunità. Che come ragione sociale sarà una fondazione, non a scopo di lucro: i proventi di tutte le attività serviranno a sostenere la vita del villaggio”. Pietro Leemann svela il motivo di questa scelta radicale: “Sono entrato in una nuova fase: il ‘Joia’ era un business, ora porto la mia conoscenza al servizio di uno scopo spirituale. Raxa in sanscrito vuol dire ‘autenticità’, ma anche ‘dharma’, ordine cosmoetico”.
“Viviamo in una società che ci prende molte energie e ce ne lascia poche per stare dentro noi stessi”
“Sarà un villaggio rispettoso della natura, degli animali, delle persone – dice Pietro Leemann – Il fondamento sarà il rispetto e l’intenzione di insegnare ad altre persone la meditazione, lo yoga, le pratiche per togliere orpelli e sovrastrutture e provare a connettersi con la parte più profonda, e amorevole, di noi stessi. Viviamo in una società che ci prende molte energie e ce ne lascia poche per stare dentro noi stessi: in realtà sarebbe quello introspettivo, intimo, il nostro stato originale”. E conclude: “Sauro e Raffaele porteranno avanti ‘Joia’ con linfa nuova, io ormai appartengo a un’altra generazione. Continueranno a cucinare cibo vegetariano rispettoso, buono, riconoscibile, goloso, avvolgente, trasformato con sapienza nelle nostre cucine in tutti i suoi passaggi”.