Travolto 15 anni fa da uno scandalo che ha distrutto sia la sua vita pubblica che quella privata, Piero Marrazzo racconta la sua storia in un libro dal “Storia senza eroi” uscito martedì scorso. Tra le pagine del volume presentato domenica 20 ottobre a “Domenica In”, c’è anche la testimonianza delle tre figlie del giornalista, Giulia, Diletta e Chiara. Il 3 luglio 2009 l’allora governatore del Lazio Piero Marrazzo viene filmato a sua insaputa da quattro carabinieri in borghese mentre si trova in un appartamento di via Gradoli, a Roma, in atteggiamenti compromettenti con una trans di nome Natalie. Lo scandalo scoppia ad ottobre dello stesso anno. Le prime pagine dei giornali sono la sua condanna, la serietà nel farsi da parte la sua miglior difesa. Nel 2010 la Cassazione lo definisce “vittima predestinata di un’imboscata organizzata ai suoi danni”.
Piero Marrazzo dopo lo scandalo: “Cosa dicevano di me”
“Sono stato vittima di quell’inquinamento che a volte parte dal web – racconta Piero Marrazzo a Mara Venier – Pensa che circolava la voce che sarei stato arrestato, che sarei stato distrutto dalle dipendenze. Chi mi ha frequentato sa che non era questo il tema, mi sono stata persino addossate delle morti. Oggi mi viene consentito in una trasmissione come questa di parlare con te, di dire che sono stato vittima ma anche vittima delle fake news”. Sulla copertina del libro c’è lui 20enne al Circeo. “Ero un ragazzo che ancora la vita non la conosceva bene – sottolinea – e credevo ad alcune cose nelle quali non credo oggi. Non devi dare fiducia a tutti. L’altra faccia di quello che ti aiuta ad andare avanti nella vita. Se sei uno che getta il cuore oltre l’ostacolo spesso non fai i conti con le cose negative che ti possono capitare ma guardi solo all’obiettivo. Essere qui in un’azienda dove sono stato quasi per 40 anni significa dei successi che in qualche momento della vita evidentemente non ho saputo difendere”.
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“Nel libro racconto come ho vissuto questa divisione tra uomo pubblico e privato”
Piero Marrazzo spiega perché ha deciso di scrivere “Storia senza eroi”: “Dopo aver rimesso al centro chi è la vittima e chi era colpevole…dopo 15 anni…basta…non vadano a pescare ciò che non è vero. Però assumersi responsabilità è importante, con chi dovevo assumermi responsabilità se non con mia moglie Roberta e le mie figlie che stavano per essere travolte da uno tsunami. Io avevo il dovere di andare a prenderle e portarle via, metterle in sicurezza e mettermi io davanti a questo tsunami ma non lo feci. In questi 15 anni tutti potevano andare a cercare le verità e non lo hanno fatto. Nel libro volevo raccontarvi come ho vissuto questa divisione tra l’uomo pubblico che continuava ad andare dritto a fare quello che doveva fare e l’uomo privato”.
“In cinque anni non ho mai avuto un avviso di garanzia per corruzione e concussione”
Piero Marrazzo torna indietro con la memoria al momento in cui esplose lo scandalo: “Mi chiama il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, una telefonata molto corretta, e mi dice che era arrivato un video. Lì capisco che sta finendo tutto. Sento sempre il bisogno di parlare e non riesco a parlare. Lo dovevo a tutti voi, anche alle istituzioni. Non avevo commesso nulla di illegale ma la politica a volte richiede una presa di responsabilità. Non avevo denunciato queste persone e anche questo non era stato giusto. In cinque anni non ho mai avuto un avviso di garanzia per corruzione e concussione, lo sottolineo per dare la cifra di come ho lavorato per i cittadini”.
Piero Marrazzo ripercorre lo scandalo che lo ha travolto: “Sono stato cliente di sex workers”
“Sono stato un cliente di sex workers, di donne transessuali – ammette l’ex presidente della Regione Lazio – Semplice, dovremmo allargarlo a chi trova piacere a fare una cosa, è un piacere che nel momento in cui lo fai è figlio di tue sensazioni personali. C’entra anche la solitudine. L’unica cosa che ho sbagliato è che sono andato con la macchina di servizio, ma è successo solo quella volta. Poi però nessuno si è domandato come mai avevo la scorta…”. “Qualcuno sapeva che quel giorno saresti andato lì? Lo avevi detto a qualcuno?”, incalza Mara Venier. “No, a nessuno. Mara, stai cominciando a fare la cronista?”, ironizza il giornalista.
“Le mie figlie hanno subito bullismo, aggressioni, ma sapevano difendersi”
“Non ho scritto il libro per riscrivere questa parte della mia vita – tiene a precisare Piero Marrazzo – perché mi ha consentito di iniziare un viaggio (…) Io sono caduto e, grazie alle mie figlie, sono andato avanti. Con quella caduta ho capito forse che avevo una missione, dovevo raccontare la storia della mia famiglia. Le mie figlie ad un certo punto della stesura del libro mi hanno detto: ‘Noi vorremmo dire qualcosa’. Ognuno ha scritto qualcosa. Non hanno fatto sconti a me, meno male, poi però hanno iniziato a dire: ‘Perché per la società, quando uno cade, l’unica soluzione possibile è uccidersi?’ Le mie figlie hanno subito bullismo, aggressioni, ma sapevano difendersi”.
Piero Marrazzo: “Non sono l’esempio di nulla, sono uno che ha vissuto un’esperienza”
“Questo libro l’ho scritto grazie alle donne, alle mie tre figlie, alla direttrice della collana Chiara Valerio e alla mia psicanalista Manuela – conclude Piero Marrazzo – Quando cinque donne ti dicono che devi scrivere un libro e ti danno anche le motivazioni, allora devi farlo. Se ho superato tutto? Questo libro è dedicato a mio fratello che purtroppo è mancato un mese fa. Io sono entrato in un’altra fase della mia vita, tutto questo, dopo che l’ho scritto e condiviso, adesso sì. Mi sono liberato, sono qui e posso parlare, non c’è da trasmettere nulla. Non sono l’esempio di nulla, sono uno che ha vissuto un’esperienza”.