Celebrità

Pier Luigi Bersani: “Dopo l’aneurisma il terrore che la testa non funzionasse più”

di

02 Agosto 2024, 23:48

4' DI LETTURA

Pier Luigi Bersani è stato segretario del Partito Democratico dal 2009 al 2013. Il 5 gennaio del 2014 è stato colpito da un aneurisma cerebrale. Nonostante la gravità dell’incidente, Pier Luigi Bersani è riuscito a riprendersi e a tornare alla vita pubblica. In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” ricorda quel giorno che gli ha cambiato la vita. “Era una domenica di gennaio di dieci anni fa – racconta – a Piacenza, subito dopo le feste. Andavo a prendere i giornali. All’improvviso ho sentito una coltellata. Alla testa. La certezza che stesse accadendo qualcosa di definitivo. Un dolore senza precedenti e senza rimedio. Torno a casa con i miei piedi, non so come. Mio fratello, che è un chirurgo, si fa dire al telefono da mia moglie quali sono i sintomi e ordina di chiamare con urgenza un’ambulanza. Al Pronto Soccorso di Piacenza mi fanno una Tac e vedono l’aneurisma all’arteria cerebrale”.  

“Una cosa grave, le emorragie vengono calcolate su una scala da uno a quattro, la mia era di livello tre – ricorda ancora -. Dunque, c’è bisogno urgente di un intervento chirurgico. E così mi trasferiscono a Parma. Ricordo che nel tragitto pensavo: se tiro le cuoia adesso faccio proprio la figura del cogl*one. Ero stato io, infatti, da presidente della Regione Emila Romagna, a dire di no a un reparto di neurochirurgia a Piacenza”.

Pier Luigi Bersani (Foto Facebook)

Pier Luigi Bersani parla dell’aneurisma: “Il dolore era insopportabile e continuo”

“Quattro ore sotto i ferri e mi hanno salvato”. Di quei momenti difficili dice: “A dire la verità, non pensavo alla morte. Pensavo al dolore. Era insopportabile e continuo. Volevo solo che finisse. E non finì finché non mi addormentarono per l’intervento. Il dolore è un grande aiuto per non pensare ad altro. Da giovane hai paura della morte come di un trauma. In quel momento mi appariva più come la possibilità di un dolce abbandono”. “Ciò di cui avevo davvero paura non era la morte improvvisa, ma quella irta di tubi che non vuole arrivare mai, che ti imprigiona nel tuo corpo – confida – Prima di operarmi il chirurgo avrebbe dovuto leggermi un lungo modulo per il consenso. Non ce n’era il tempo. Così me lo sintetizzò: 1) c’è il rischio di morte, 2) c’è il rischio di… Io lo fermai prima che continuasse e gli dissi: ho capito, il punto due è molto peggio del punto uno.

“Al risveglio, tutto intubato e pieno di fili. Il mio terrore era che il cervello non funzionasse più come prima – confessa – Poi entra mia moglie in stanza. Ci parliamo con gli occhi. Io capisco che lei capisce, e così capisco che capisco ancora tutto. Provo allora a vedere se mi ricordo le cose. Molte no, non le ricordo. Chiedo ai dottori un test. Lo fanno e va bene. La sofferenza non finì certo quel giorno, ma da quel momento sapevo che il cervello era salvo”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK

“A trent’anni ho avuto un brutto incidente stradale”

Pier Luigi Bersani sulla testa calva porta i segni dell’aneurisma, il buco del tubo di drenaggio. “Qualche tempo dopo incontrai a Reggio Emilia uno dei miei chirurghi. Mi disse che se volevo lo potevano chiudere: è facile, prendiamo un po’ di pelle da una natica e la trapiantiamo lì. Gli ho risposto che tenevo di più al mio sedere…”, scherza. Non è stato il suo primo incontro con la morte: “In realtà ne avevo già avuto un altro trent’anni prima, sempre a Parma, pensi un po’. Un brutto incidente stradale, decine di auto coinvolte. Mi tirano fuori i soccorritori con vertebre e gambe rotte, e sì, mi cambia la vita perché in quel momento decido che voglio avere un figlio. Ma alla morte come problema sociale, più che esistenziale, ci pensavo già da tempo”.
LEGGI ANCHE: “Stefano Tacconi in tv dopo l’emorragia: “Ho rischiato di morire, è stata dura ma sono qua”

Pier Luigi Bersani (Foto Facebook)

Pier Luigi Bersani: “Per me la morte è una notte eterna per dormire”

“Se credo a una vita dopo la morte? No, non credo nella vita eterna. Non ho fede, anche se ho una forte simpatia per la fede – confessa Pier Luigi Bersani – So bene che anche il nostro umanesimo laico ci deriva dalla civiltà cristiana, che ha proposto un dio personale. Non capisco però perché l’idea del Creatore debba essere associata all’aldilà e all’eternità. Che bisogno c’è? Ce la vediamo qui da noi, in questa vita. Niente di ciò che è umano ci è estraneo. Dopo non resta altro che il battito di ali, col passare del tempo sempre più fievole, di chi ti ricorda”. “La vita è un’occasione straordinaria di esperienze – conclude – da quando ti apre gli occhi a quando li chiudi per sempre, e la morte è per me una notte eterna per dormire. Penso anzi che sia proprio la nostra percezione di finitezza a rendere la vita straordinaria. Certo, ci dà angoscia sapere che il mondo andrà avanti senza di noi. Ma è proprio questa consapevolezza che produce la cultura, l’arte, la politica. Se sapessimo di essere immortali, a che pro faremmo tutto ciò?”.

Pubblicato il

02 Agosto 2024, 23:48

Condividi sui social