Pierfrancesco Villaggio detto Piero, secondogenito dell’indimenticato Paolo scomparso nel 2017 per le complicazioni del diabete, si confessa in un’intervista rilasciata a Elvira Serra per il “Corriere della Sera”. Il 62enne è sposato Elisabetta De Bernardis, hair stylist per il cinema, e in passato ha avuto problemi di tossicodipendenza superati grazie all’ingresso nella comunità di Vincenzo Muccioli. Come ha più volte sottolineato, l’essere sprofondato nel tunnel dell’eroina non ha nulla a che vedere con il suo rapporto con il padre, seppure sia stato altalenante. “Forse gli rimprovero di avermi viziato, anche se ai tempi mi guardavo bene dal protestare – racconta Pierfrancesco Villaggio al “Corriere della Sera” – Alle medie mi bocciarono e lui, che stava girando un film in Brasile, mi comprò un biglietto in prima classe per raggiungerlo. Oppure facevo l’album delle figurine, come tutti i bambini italiani, e lui due volte mi portò in edicola e comprò tutte le figurine che c’erano, togliendomi così il gusto di completarlo. Crescendo, i regali sono diventati più grandi. Se gli chiedevo una macchina, mica un libro, lui me la comprava subito”.
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Il figlio di Paolo Villaggio: “Gli riconosco di non essersi mai vergognato di me”
“Gli riconosco di non essersi vergognato di me, di non avermi nascosto. Per alcuni, anzi, si è esposto fin troppo – rimarca il secondogenito di Paolo Villaggio – Sono orgoglioso di tutto quello che ha fatto, compreso schierarsi con Muccioli. Sono stato lì per tre anni. Se devo fare un bilancio, alla fine è stata un’esperienza positiva perché io ne sono uscito. Pur non essendo sempre d’accordo con i suoi metodi, Muccioli ha dato una risposta a tante famiglie. All’entrata della comunità c’era un gabbiotto dove sostavano mamme disperate che volevano far entrare i figli”. Pierfrancesco Villaggio confida che il padre riuscì a portarlo a San Patrignano “con un’interpretazione da Oscar”. “Io vivevo a Los Angeles – ricorda – Ero già entrato e uscito da due cliniche di disintossicazione in Svizzera e da altrettante in California. Venne a prendermi con mia madre, per tornare in Italia, e al rientro ci fermammo a Parigi. Poi da lì andammo a Venezia, dove mi portò a mangiare all’Harry’s Bar, che adoravo. Dopodiché noleggiò un’auto, e questo avrebbe dovuto insospettirmi. Quando arrivammo in comunità mi arrabbiai molto. Però ho scelto io di restare. Quando l’ho visto più felice nella vita privata? Quando ho smesso di drogarmi”.
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“Mi sarei drogato anche con un altro padre, la tossicodipendenza è una malattia”
Paolo Villaggio non ha voltato le spalle al figlio nemmeno quando la sua fidanzata dell’epoca Maria Beatrice Ferri, è morta per overdose. “Quando lo chiamai per dirgli che avevo trovata morta Bea lui non capì subito cosa gli stavo dicendo – ricorda – pensava a una sua amica che si chiamava come lei. I suoi genitori non mi hanno mai colpevolizzato”. Pierfrancesco Villaggio è convinto che anche con un padre diverso dal suo sarebbe diventato schiavo della droga: “Sarebbe successo lo stesso. La tossicodipendenza è una malattia, come lo è stato per mio padre il diabete, che poi lo ha ucciso”. Paolo Villaggio ha deciso di non curarsi. “Non sono mai riuscito a colpevolizzarlo – confessa il suo secondogenito – proprio perché so cosa sia una dipendenza. Purtroppo talvolta gli sono stato complice, quando ormai era in sedia a rotelle e chiedeva a me di portarlo in giro nei negozi dove c’erano i prodotti di cui era goloso. Mai dolci”.
Paolo Villaggio, si scopre, non era sempre divertente nel privato e non frequentava i colleghi di set ad eccezione di Gigi Reder, che nella saga di Fantozzi interpreta il ragionier Filini. Le donne, ovvero Milena Vukotic, Anna Mazzamauro e Liù Bosisio, “le considerava tutte grandi attrici, ma la Mazzamauro gli piaceva un po’ meno”. “La mia preferita era la Vukotic”, confida.