Paolo Del Debbio e la religione: “Volevo farmi prete”

Paolo Del Debbio e la religione: “Volevo farmi prete, poi ha prevalso l’amore fisico”

Germana Bevilacqua

Paolo Del Debbio e la religione: “Volevo farmi prete, poi ha prevalso l’amore fisico”

| 15/10/2024
Paolo Del Debbio e la religione: “Volevo farmi prete, poi ha prevalso l’amore fisico”

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Paolo Del Debbio, giornalista, scrittore e conduttore, ha parlato del suo rapporto con la religione e la filosofia in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”. Alla filosofia ha dedicato il suo ultimo libro dal titolo “Siamo tutti filosofi senza saperlo” scritto nell’abbazia di Vallombrosa. “Da ragazzo ho studiato un anno dai benedettini a Roma, dove incontrai il bibliotecario generale – racconta – Da allora ogni estate mi ritiro nell’abbazia per una decina di giorni. È a più di mille metri, fa fresco, i monaci sono miei amici, e la biblioteca è meravigliosa. Il luogo ideale per pensare e scrivere”. “Massimo Cacciari per me è il più importante filosofo italiano vivente. Nel suo ultimo, meraviglioso libro, ‘Metafisica concreta’, scrive che la filosofia va oltre tutto ciò che è dicibile e tangibile. Le abbazie sono gli spazi privilegiati di questa dimensione del mondo che non si vede, ma che è la più importante”, aggiunge.

“La filosofia è il contrario della leggerezza – spiega – Pone una domanda continua sul senso di quello che fai. Si occupa del tutto, della persona, e della vita della persona che affronta il tutto. È irrequieta, tormentata. Incapace di accontentarsi di ciò che si è compreso, convinta che ci sia sempre qualcosa che si può comprendere in più”.

Paolo Del Debbio e la religione: “L’uomo è libero di scegliere, Dio non determina le scelte”

Il giornalista profondamente credente spiega la disputa tra un Dio che governa tutto e il libero arbitrio: “L’uomo è libero di scegliere; il fatto che Dio sappia già quello che l’uomo farà non significa che determini la scelta. Oggi prevale la dimensione virtuale, e questo mi preoccupa. Perché la dimensione spirituale, metafisica della vita non è tangibile, ma è reale. Il virtuale invece è irreale”. Paolo Del Bebbio svela una circostanza molto privata: “Ho passato nel seminario arcivescovile di Lucca due anni, tra i 16 e i 18. I più belli della mia vita. Vengo da una famiglia umile. In seminario ho scoperto la filosofia. Ho letto tutto il possibile, compresa la Summa di San Tommaso. Due anni di studio matto e disperatissimo. Lì è nata una passione che non mi ha mai abbandonato”.

Poi rivela di aver pensato alla possibilità di farsi prete: “Mi attraeva quel clima di silenzio, di studio, di non dispersione. Poi però ho sentito il richiamo dell’amore fisico. E per tutta la vita mi sono dibattuto tra le due cose”. Il giornalista racconta anche che il padre Velio è nato il 20 aprile, lo stesso giorno in cui è morta sua madre Lilia. “È una coincidenza che mi ha segnato. Magari non vuol dire nulla. Magari quando lei l’ha raggiunto in paradiso lui è rinato”, afferma.
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Paolo Del Debbio (Foto Instagram)

“Mio padre mi raccontava che nel campo di prigionia si moriva di fame”

Per Paolo de Bebbio l’antifascismo è un valore assoluto, il padre è stato deportato in un campo di prigionia: “Il mio babbo era prigioniero a Luckenwalde. Avevo sei anni. Grazie ai racconti di papà e di nonna, che aveva aiutato i partigiani, ho capito, fin da prima dell’età della ragione, quale fosse la parte che aveva ragione. Nel campo di prigionia si moriva di fame, e i nazisti ostentavano le ciotole piene di carne per i cani. Come a dire che loro, gli italiani, erano cose; e se c’era qualcuno, erano gli animali. La reificazione, la riduzione degli uomini a cose, era stata già denunciata da Marx. I nazisti la realizzarono scientificamente”. Poi racconta: “Lui e i suoi compagni reagivano facendosi sempre la barba, e facendola agli ebrei di passaggio verso i campi di sterminio, rischiando le botte delle SS, che agli ebrei avevano calpestato gli occhiali. Il babbo diceva che potevano togliergli tutto, financo la vita, ma non la dignità”.
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Paolo Del Debbio (Foto Instagram)

“Berlusconi? Aveva un’idea, organizzava il modo di realizzarla e la realizzava”

Il suo ingresso in Fininvest arriva grazie a Gina Nieri, la moglie, che lo presentò a Fedele Confalonieri. Paolo Del Bebbio ha assistito e contribuito alla nascita di Forza Italia.  Ma ammette: “Da giovane votavo partito socialista, ma verso sinistra. Ero Radicale. Non credevo nella Dc. Avevo conosciuto don Gianni Baget-Bozzo, che diceva: l’unità politica dei cattolici li ha deresponsabilizzati, privandoli di pensiero”. All’accusa di aver favorito l’ascesa prima di Salvini e poi della Meloni risponde: “Mia mamma diceva: la farina si fa col grano che c’è. Io ho fatto talk-show politici. Si poteva non dare spazio a Salvini in quella fase di crescita? Si poteva non dare spazio alla Meloni, che peraltro se lo è fatto da sola? Mi hanno accusato pure di favorire il grillismo; ma come potevo non intervistare Di Maio e Di Battista? I movimenti politici vanno colti, come avrebbe detto Alberoni, allo stato nascente. Ho avuto ospite la Schlein, che si è trovata benissimo”.

Paolo Del Bebbio parla di Silvio Berlusconi e dice: “Non lo ricordo solo per la genialità, ma per un’altra cosa, ancora più rara. Di solito uno pensa, l’altro organizza, il terzo realizza. Lui faceva tutte e tre le cose: gli veniva un’idea, organizzava il modo di realizzarla, e la realizzava”.

Paolo Del Debbio e Giorgia Meloni (Foto da video)

“Come immagino l’aldilà? Non lo immagino. Un Dio conoscibile non servirebbe a nulla”

Il giornalista esclude che i figli dell’ex Cavaliere vogliano scendere in politica, ma della possibilità che Forza Italia possa stare in una maggioranza diversa dice: “Tutto è possibile. È normale che imprenditori importanti seguano con attenzione un partito fondato dal padre. Un’alleanza diversa può sempre nascere. Ma o la costruisce Mattarella in Parlamento, o deve presentarsi unita alle elezioni. Mi pare un po’ difficile. Alla luce anche di un’altra cosa. L’identità di questo Pd. Qualcuno l’ha capita? Io no”. Il giornalista infine torna a parlare della sua religiosità e ammette di credere sempre in Dio e nell’aldilà. Poi aggiunge: “Rispetto chi trova un senso alla vita pur escludendo l’aldilà. Rispetto moltissimo il laico che si impegna per la causa umana, per la giustizia”.

“Per me sarebbe difficile vivere senza il pensiero di qualcosa di misterioso, di incomprensibile, che squarcia l’orizzonte della vita e lo amplia. Come immagino l’aldilà? Non lo immagino. Un Dio conoscibile non servirebbe a nulla. Perché sarebbe uno come noi”, conclude.

Pubblicato il 15/10/2024 17:33

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