29 Ottobre 2022, 11:30
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Lo scorso novembre Rudy Guede, unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher, è tornato libero per fine pena. Nel 2007 la studentessa inglese fu trovata cadavere nell’appartamento in cui viveva a Perugia, città in cui stava facendo l’Erasmus. Per l’omicidio della 21enne finirono in carcere anche l’americana Amanda Know, coinquilina di Meredith, e il suo fidanzato dell’epoca Raffaele Sollecito. Dopo una lunga vicenda giudiziaria, i due furono assolti in via definitiva.
L’ivoriano Rudy Guede fu invece processato con il rito abbreviato e condannato a 16 anni di reclusione. Ammise di essere nell’appartamento di Perugia ma si è sempre proclamato innocente. Attraverso il suo avvocato, Guede fece sapere di voler essere dimenticato. Appena uscito di prigione, però, rilasciò un’intervista al tabloid britannico “The Sun” in cui gettò delle ombre su Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
Adesso Rudy Guede torna a parlare dell’omicidio di Meredith Kercher dalle pagine del “Corriere della Sera”. “Io c’ero in quella casa, chi lo nega? C’erano le mie tracce sul luogo del delitto, certo – esordisce – Mica stavo fermo in un angolo. Ero con Meredith, ci siamo scambiati effusioni, abbiamo avuto un approccio sessuale, sono andato al bagno, ho provato a fermare il sangue che le usciva dal collo… Ovvio che ci fossero le mie tracce in giro. Ma l’ho detto quando credevano che mentissi per evitare la condanna, lo ripeto più che mai adesso che ho finito di pagare il mio conto alla Giustizia: io non ho ucciso Meredith”.
“Nelle mie sentenze c’è scritto: in concorso con Amanda Knox e Raffaele Sollecito, e nessuno dei giudici mi ritiene autore materiale del delitto – prosegue – Poi loro due vengono assolti. Allora io chiedo: con chi ho concorso? Hanno respinto la revisione del mio processo ma è un controsenso logico. La giustizia italiana dice che ho compiuto un crimine con due persone specifiche ma non come autore materiale; loro escono di scena, quindi il carcere lo sconta una persona che non si capisce di cosa sia colpevole e con chi. Un condannato impossibile. O forse il condannato ideale: il negretto senza famiglia, senza spalle coperte, senza un soldo”.
Il 35enne originario della Costa d’Avorio dice di essere fuggito dalla casa del delitto per paura: “Sono scappato come un vigliacco lasciando Mez forse ancora viva. Di questo non finirò mai di pentirmi. Ma avevo 20 anni e avevo davanti una ragazza agonizzante, l’ho soccorsa ma poi la mente è andata in tilt. Magari sarebbe morta lo stesso ma non aver chiesto aiuto resta la mia grandissima colpa”.
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Rudy Guede racconta la sua vita dopo il carcere: “Di mattina ho un impiego alla biblioteca del Centro Studi Criminologici di Viterbo, pomeriggio e sera invece faccio il cameriere in una pizzeria. Mi manca solo la tesi per la laurea magistrale al corso di Società e Ambiente, e poi ho una fidanzata, stiamo cercando una casa per andare a vivere insieme”.
L’ivoriano svela di aver cercato per due volte di contattare la famiglia di Meredith ma di non aver ricevuto risposta. Ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito non vuole più dire nulla, tranne che “ho la coscienza a posto anche nei loro confronti”. Le sue ultime parole sono per raccontare un’esperienza traumatica vissuta in carcere: “Un giorno sono rientrato dall’ora d’aria e ho guardato dallo spioncino: il mio compagno di cella si era impiccato. Ho urlato disperato per far aprire la porta; per la seconda volta in vita mia avevo davanti una persona morente… un uomo solo. Lì ho capito che ascoltare le persone è fondamentale. Una salvezza”.
Nei giorni scorsi, Amanda Knox ha rilasciato un’intervista a “Oggi” in cui parla della sua nuova vita da moglie e mamma. La 35enne americana è sposata con Chris Robinson e un anno fa i due sono diventati genitori di Eureka Muse. “Sono infinitamente grata di essere viva e di esser stata scagionata – confida a “Oggi” – ma niente potrà restituirmi i quattro anni trascorsi senza motivo in carcere, e niente potrà cancellare il trauma che è stato inflitto alla mia famiglia, ai miei amici e a me. Soffro ancora lo stigma di un’accusa falsa: resterò per sempre la ‘ragazza che è stata accusata di omicidio’”.
E su Rudy Guede aggiunge: “Penso che, dopo 13 anni in galera, è probabile che Guede non sia più un pericolo per la società. Ma penso anche che il carcere non l’abbia rieducato. Una persona che continua ad accusare degli innocenti del delitto che lui stesso ha commesso, e che si rifiuta di concedere la verità a una famiglia devastata dal dolore resta un criminale”.
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29 Ottobre 2022, 11:30