Il conduttore Mediaset contro l’ospitata dello scrittore al Festival
- Ieri sera l’omaggio a Falcone e Borsellino nell’anno in cui ricorre il trentennale delle stragi
- L’affondo del giornalista: “La guerra di mafia non c’entra, la guerra di manager sì”
- L’appello finale: “Salvateci dal maître del martirio con attico vista Central Park”
Durante la terza serata del “Festival di Sanremo”, prima di invitare sul palco Roberto Saviano, Amadeus ha definito doveroso il ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nell’anno in cui ricorre il trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio
Saviano: “Ricordarli significa riportarli in vita”
“Ricordare non è un atto passivo – ha spiegato lo scrittore di “Gomorra” – Ricordando Falcone e Borsellino non stiamo semplicemente provando nostalgia. Riportare al cuore significa rimetterli in vita sentendoli battere in noi nel profondo. La loro storia è parte della nostra memoria collettiva. Per tutti noi sono simboli di coraggio e il coraggio è sempre una scelta. Oggi vengono celebrati come eroi, ma non era così quando erano in vita. Sono stati delegittimati”.
L’INTERVENTO INTEGRALE DI SAVIANO (VIDEO)
L’ira di Nicola Porro: “Che c’entra Saviano con Sanremo?”
L’intervento di Saviano ha diviso il pubblico. Tra quanti non hanno apprezzato c’è anche Nicola Porro. A giudicare dalle sue dichiarazioni, il conduttore di “Quarta Repubblica” non è un estimatore dello scrittore partenopeo che vive sotto scorta dal 2006 per le minacce ricevute.
“Che c’entra Roberto Saviano con Sanremo? – si chiede Nicola Porro – ‘Per portare coraggio’ dice lui. Coraggio? Saviano, l’uomo che si fa il tampone da solo, sempre con quel dito sul naso a millantare carisma e sintomatico mistero. E che c’entra celebrare le stragi di Capaci e via d’Amelio, il cui trentennale cade di maggio e di luglio? Ma andiamo, non fate gli ingenui: nel Festival inclusivo dev’esserci posto per tutti e per un Amadeus targato Lucio Presta bisogna trovare un contrappeso nel mafiologo gestito da Beppe Caschetto. La guerra di mafia non c’entra, la guerra di manager sì e il coraggio sta nel coraggio di rivendicare coraggio per salire sul palco dell’Ariston a recitare il solito pippone”.
“Saviano non parla dei giudici trucidati ma di se stesso”
“Già che lo accolgano come un trapper, che scenda le scale come Wanda Osiris, lascia straniti – prosegue – (…) Due banalità sul ‘tenerli in vita’ (Falcone e Borsellino), e scatta, pavloviano, l’applauso festivaliero. Ma cos’è? Da qui è una sventagliata di retorica fragilissima ma pesante, logora e pedante, smagliata come una vecchia rete da pesca (…) Mentre evoca, manco a dirlo, la macchina del fango, Saviano non parla dei giudici trucidati, parla di sé, come sempre. È giusto trattare in modo così autoreferenziale, così superficiale, in una sagra del superficiale, un tema così tragico? Così potente? Chi di mafia si occupa, sa bene di Rita, l’adolescente dolorosa ‘adottata’ da Borsellino, e sa che Saviano dice e non dice, omette quello che conviene (…) Il suo spiegone è sbrigativo, è imbalsamato, è frigido. È inutile. Tranne che per se stesso e per una politica cialtronesca che deve sempre intortare i giovani, i poveri cristi, i semplici, deve farli sentire in colpa, deve indicargli, in modo surrettizio ma vagamente ricattatorio, come pensare, chi seguire, di chi diffidare, chi detestare”.
“Salvateci dal maître del martirio con attico su Central Park”
“È la lezione dei buoni, volatile, sierosa – conclude – Dieci minuti scarsi, per fortuna, giusto per piazzare l’imminente programmino dell’antimafia militante che farà pochi ascolti ma terrà su il fatturato del maître del martirio con attico vista Central Park, farcito di benessere che lo ingrassa, lo invecchia precocemente. Che emozione a Sanremo! Salvate il soldato Saviano, ma soprattutto salvate noi da Saviano, questa vecchia gloria che ormai va di repertorio. Generoso, però: “È venuto gratis” assicura Coletta, e speriamo che sia vero. Ma ci sarebbe voluto coraggio, a spillare soldi per questi cinque minuti di autopromozione così svogliati, così paraculi, altro che tensione civile a Sanremo”.