Niccolò Fabi esce con un nuovo progetto discografico dal titolo “Meno per meno” con cui festeggia 25 anni di carriera. Il disco, che è un omaggio ai primi 25 anni condivisi con il pubblico, contiene 4 inediti e 6 brani orchestrati assieme al maestro Enrico Melozzi e alla sua Orchestra Notturna Clandestina per il concerto celebrativo all’Arena di Verona. Una vita ritirata quella di Niccolò Fabi, fatta di musica e parole che mette insieme nei suoi testi: una continua ricerca lessicale e una continua sperimentazione.
“Mi immedesimo nei cantanti che si alternano sul palco”
Niccolò Fabi debuttò 25 anni fa a Sanremo, dove vinse il premio della critica per le nuove proposte. Ora invece in un’intervista al “Corriere della Sera” confessa: “Non guardo Sanremo, in casa non ho neppure la tv. Se partecipa un collega che conosco, a cui voglio bene, lo seguo indirettamente, attraverso quello che viene pubblicato. Ma non mi interessa la ritualità collettiva del programmone, di cui cambiano i presentatori, gli stacchetti, ma non il principio. Io tra l’altro mi immedesimo nei cantanti che si alternano sul palco, mi sento coinvolto: non riuscirei a partecipare al gioco dei voti e delle palette. Non parliamo dei talent”.
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La figlia morta a 22 mesi: “Del concerto per Lulù non ricordo quasi niente”
Il cantautore romano torna a parlare anche di sua figlia Olivia, morta ad appena 22 mesi per una meningite fulminante. Dopo la sua scomparsa, Niccolò Fabi trovò la forza ed il coraggio di organizzare un megaconcerto di 12 ore “Parole di Lulù”. “L’ho fatto senza volerlo, mettendo al centro piuttosto che la narrazione, la rappresentazione di un uomo nelle sue varie sfumature, nei momenti più complessi e in quelli più esaltanti della sua esistenza, rendendoli ordinari: non banali, ma inseriti nel corso naturale della sua storia”. E di quella sera dice: “Non ricordo quasi niente. Non sono adatto a vivere e metabolizzare eventi così rapidi e deflagranti. Preferisco le tournée, che richiedono movimenti, tappe e andamenti in cui hai il tempo di cambiare e migliorare. All’Arena c’era un silenzio religioso che più della grandezza dello spazio mi ha fatto sentire quella dell’affetto della mia “famiglia allargata”, con la quale ho sentito un’alta compenetrazione nell’ora e 15’ di assolo”.
“I cantanti di ultima generazione non mi intrigano”
Ma quali sono i cantanti che piacciono a Niccolò Fabi? “In questo periodo c’è una produzione molto ampia di musica italiana: questa è una cosa positiva. Se passi davanti a una scuola trovi forse il 99% di ragazzi che ascoltano in cuffia brani italiani, mentre alla mia epoca sentivano musica internazionale. Però i cantanti di ultima generazione sono legati alla rappresentazione del quotidiano che non mi ha mai intrigato. Piuttosto che un racconto di quello che succede per strada, con il linguaggio dei social network, preferisco una scrittura evocativa, come quella di Andrea Laszlo De Simone o di Emma Nolde, toscana”. La sua musica è elitaria? “Sì: lo dico senza orgoglio né vergogna. È inevitabile che la famiglia, gli studi, le esperienze di vita e le persone che incontri influiscano sul nostro vocabolario. Io non posso essere popolare: questo è un dato tecnico”.
Il legame con la Toscana e le origini
Niccolò Fabi fa poi un accenno alla sua famiglia d’origine e al suo legame con la Toscana: “Mia madre apparteneva a una famiglia aristocratica decadente senese. Sono legato alla Toscana da ricordi elitari: le vacanze in campagna, vissute per lo più in solitudine, o a giocare con i figli dei contadini: avrei preferito andare al mare, in posti pieni di coetanei, ma quelle estati hanno influito sulla costruzione della mia personalità e mi hanno lasciato un forte senso di appartenenza della campagna toscana, in cui torno sempre volentieri” e sulla domanda sui suoi famosi “capelli” confessa: “Ormai sono bianchi. Ma che conta? Sono sicuramente più sereno di 25 anni fa”.