27 Agosto 2021, 18:53
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Non c’è pace per Monica Cirinnà. Dopo la vicenda (che la vede coinvolta a sua insaputa, ndr.) dei 24mila euro in contanti trovati in una vecchia cuccia per cani all’interno della sua azienda agricola di Capalbio durante alcuni lavori di ristrutturazione, la senatrice del Pd balza nuovamente agli onori della cronaca per un altro fatto privato.
Commentando quanto accaduto nella sua azienda in un’intervista al “Corriere della Sera”, ha confidato: “Ero già nei pasticci di mio, nelle ultime settimane. Nei pochi giorni di ferie, cinque per la precisione, sto facendo la lavandaia, l’ortolana, la cuoca. Tutto questo perché la nostra cameriera, strapagata e messa in regola con tutti i contributi Inps, ci ha lasciati da un momento all’altro. Volete sapere il motivo? Mi ha telefonato un pomeriggio e mi ha detto, di punto in bianco: ‘Me ne vado perché mi annoio a stare da sola col cane'”.
Le affermazioni di Monica Cirinnà hanno sollevato un vespaio di polemiche. Tra quanti l’hanno attaccata per le sue parole anche il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso. “In poche righe tutta la distanza sociale tra la radical chic Cirinnà paladina del mondo lgbt e la vita reale di donne e uomini che lavorano ogni giorno – ha scritto su Facebook – Almeno è stata sincera nel formulare tutto il suo aristocratico disagio verso attività che tutti noi, persone normali, compiamo quotidianamente. Tra chi lava, cucina o zappa la terra e una ‘progressista’ con tenuta milionaria a Capalbio, sapremo sempre da che parte stare. Dura la vita senza una colf, vero? Che pena questa sinistra, una volta aveva il mito dell’operaio, oggi fa i capricci se deve preparare un piatto di spaghetti”.
“Ho un romanzo nel cassetto che si intitola ‘Lo sbadiglio della borghesia’. Mi viene in mente oggi leggendo soprattutto un passaggio dell’intervista a Monica Cirinnà su @corriere di Tommaso Labate – ha commentato la giornalista e scrittrice Francesca Barra – Non ce l’ho con lei e non vorrei che le sue abitudini (o vizi) così distanti dalla maggior parte delle donne italiane che con orgoglio si prendono cura della propria casa e famiglia, influissero sulle sue battaglie che condivido. Tuttavia non capisco perché Cirinnà si debba sentire nei pasticci per essersi dedicata alla biancheria, all’orto e alla cucina (traduzione dei suoi termini). Cosa dovrebbero dire tutte le donne italiane? Cioè, perché dirlo come fosse un macigno da compatire?”.
“La Cirinnà ci spiega che era ‘nei pasticci’ perché, causa dimissione della “cameriera” ora, in vacanza, fa LA LAVANDAIA, L’ORTOLANA, LA CUOCA. Curioso definire normali lavori domestici adottando un lessico dal sapore verghiano, trasformando banali mansioni casalinghe in vecchi mestieri, ci mancava solo che lamentasse di dover fare anche il cocchiere e la carbonaia – ha fatto invece notare Selvaggia Lucarelli – Dà l’idea che la sua concezione di lavoro dipendente sia vagamente superata, sembrano parole della borghesia di altri tempi che immagina il mondo del lavoro fatto di manualità e fatica come una sorta di presepe vivente. Col ciabattino illuminato dallo stoppino acceso della lanterna a olio (…) Poi c’è quel sottolineare che lei la cameriera la pagava eh, era in regola eh, le pagava i contributi eh. Si avverte lo stupore pure nelle virgole. È stupita di se stessa, della sua magnanimità. Poteva non pagarla e farla dormire nella cuccia col cane, su un giaciglio di banconote che, per carità, lei e il quadrupede avrebbero perfino potuto dare alle fiamme, nel caso a Capalbio l’inverno si fosse fatto rigido. E invece”.
“C’è però un altro passaggio che trovo insuperabile – ha aggiunto la Lucarelli – Quello in cui la Cirinnà si lamenta che la cameriera (che dunque ha un’infinità di mansioni) si sia licenziata perché si annoiava sola col cane. Intanto fa sorridere che l’ortolana-lavandaia-cuoca diventi ‘cameriera’ a seconda di quello che si racconta. Se è la Cirinnà a dover lavorare, si scomodano Verga e i vecchi mestieri perché lei è COSTRETTA A SVOLGERE MANSIONI FATICOSE IN VACANZA. Se si parla della sua dipendente che li svolge abitualmente è ‘una cameriera’. STRAPAGATA, sottolinea. E mi piacerebbe molto sapere cosa intende la Cirinnà per strapagata. Insomma. Una cameriera si è licenziata perché forse di spadellare, accudire il giardino, lavare, stirare in una villa in campagna a Capalbio sola come un cane e senza neppure una cuccia caveau non aveva più voglia e la Cirinnà lo trova bizzarro. Trova bizzarro che magari possa lavorare e ambire pure a una vita sociale. Il pane e le rose, la cuccia e le banconote. Quante bizze, questo proletariato”.
Dopo il polverone social, da Twitter è arrivato il mea culpa di Monica Cirinnà. “Quando si sbaglia ci si scusa – ha ammesso la senatrice – Mi scuso quindi per le parole errate usate in questo momento difficile per dire che senza l’aiuto prezioso di una nostra collaboratrice ho avuto difficoltà. La nostra azienda si avvale dell’ottimo lavoro di tanti senza i quali tutto si complica”.
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27 Agosto 2021, 18:53