11 Marzo 2024, 17:54
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Michele Placido festeggia quest’anno i 40 anni dal debutto con il grande successo de “La Piovra”. In un’intervista rilasciata a “La Repubblica”, l’attore e regista ha ripercorso la sua lunga e fortunata carriera ed è tornato a parlare anche del suo legame con la terza moglie, Federica Vincenti. Michele Placido ha avuto cinque figli da tre donne diverse, ma è riuscito a mantenere un buon rapporto con tutte. Nel 2002 il primo incontro con la consorte che ha sposato nel 2012. “La Piovra” è stato il successo che più di tutti ha segnato la sua carriera: “Non vidi la prima puntata – svela – Ero in scena a teatro. Tornando a Roma all’indomani mi fermai per fare benzina. Il benzinaio appena mi vide perse il controllo della pompa, chiamò a sé i colleghi, ‘aho, ce sta Cattani’, mi ritrovai circondato da alcuni automobilisti che erano scesi festanti dalle loro auto”. “Avevo già trentasette anni. Non ero un pivello e trentaquattro film alle spalle. Quel giorno in macchina con me c’erano Florinda Bolkan, Remo Girone, Fabrizio Bentivoglio. Osservarono la scena al distributore con meraviglia e un po’ di invidia”.
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“Di colpo mi ritrovai sulle copertine dei giornali di gossip – ricorda – I paparazzi stazionavano stabilmente sotto casa – vivevo a Formello – mi seguivano persino mentre accompagnavo mia figlia Violante a scuola”. “Il regista scelse me – continua – dopo avermi visto in ‘Un uomo in ginocchio’, dove recitavo la parte del killer. Allora Giuliano Gemma e Franco Nero erano più famosi di me, più poliziotti, ma lui voleva un commissario della porta accanto, moderno, inquieto….A Damiani piacquero anche le mie origini del Sud. A lungo gli parlai della mia famiglia, ad Ascoli Satriano, nel Foggiano. Mio padre era stato nell’Azione cattolica, democristiano, e poi era morto giovane, a 54 anni. Mia madre, vedova a 42 anni, aveva cresciuto da sola otto figli. Io l’accompagnavo a messa, recitavo con lei il rosario”.
Poi rivela: “Mentre recitavo la Piovra a Palermo, già famoso, volli conoscere Leonardo Sciascia. Mi presentai trepidante nella sua casa in viale Scaduto, fui accolto con gentilezza, nell’ora che chiacchierammo fumò dieci sigarette. Mi ascoltò senza dire una parola. Gli consegnai la sceneggiatura di Mery per sempre, un libro che mi aveva stregato. Quando ci congedammo mi disse di aspettare, tornò indietro, da uno scaffale prese le Novelle di Pirandello e me le mise in mano. Forse aveva colto un rovello. Il segnalibro era inserito prima de ‘La carriola’. Una novella che ho poi rappresentato non so quante volte”.
Michele Placido ha vissuto a Palermo gli anni in cui la mafia si respirava ovunque. “Si viveva in stato di perenne allerta – ricorda -. Le comparse venivano reclutate dalla mafia, un giorno venne a trovarci, sgommando, Giovanni Falcone. Volle stringermi la mano. Disse: ‘Per sconfiggere la mafia ci vorranno generazioni. ‘La Piovra’ smascherò un’ipocrisia. Rivelò al grande pubblico cos’era la mafia. Nella seconda stagione comparve la P2. Con Damiani andammo a presentarlo al circolo della Vela di Palermo, i notabili ci aggredirono. Dissero che stavamo infangando i siciliani. Anni dopo Berlusconi disse a Putin che davo una cattiva immagine dell’Italia: i russi erano pazzi per la Piovra. Su spinta di Gorbaciov mi chiamarono pure a Mosca per interpretare un generale sovietico in Afghanistan Breakdown”.
La quarta “Piovra” venne vista da 17 milioni di spettatori. Il commissario però muore. “Lo feci morire. Fu un suicidio. Non ne potevo più. Ero stufo di chinarmi sui cadaveri, non reggevo più i mafiosi, sentivo il bisogno di cambiare pelle, di tornare al teatro”, spiega.
“‘La Piovra’ è stata venduta in 80 Paesi. Per fare la prima stagione mi diedero 20 milioni di lire – svela -. Poi, visto il successo, mi chiesero di fare anche la seconda. Damiani però mi spiegò che lui voleva tornare al cinema. “Ti seguo” gli promisi. Poi però la Rai mi offrì 80 milioni. Erano tantissimi soldi. Ne parlai con i miei fratelli e mia madre, nel pranzo domenicale che facevamo ogni domenica. Per una vita mia madre mi aveva detto che ero troppo buono, troppo fesso. I miei fratelli dicevano, ‘compriamo una casetta a mamma a Roma!’. ‘Michele non essere stupido! ’Eh, le famiglie meridionali”. “Mia madre era venuta nella Capitale, con le mie sorelle più piccole, Virginia e Annina – aggiunge -. Vivevano in affitto a Montesacro. Gli comprai la casa, settanta metri quadri in via Ostia. Con mia madre ci parlo ancora adesso che non c’è più. Le dico delle cose che faccio, della vecchiaia che avanza, spesso le chiedo consiglio. Non mi risponde, ma alla fine trovo lo stesso le risposte. Mi consola. Sapeva tutto di noi. Esiste il patriarcato, ma a volte si dimentica il matriarcato delle donne del Sud”.
“Una volta dissi a Damiani che molti colleghi andavano dall’analista. ‘Dovresti andarci anche tu!’ Ma io parlo già con mia madre, gli risposi. Nei nostri chiassosi pranzi domenicali litigavamo di continuo – racconta Michele Placido – Mia madre non prendeva mai posizione, osservava in silenzio. Era il suo modo di difendere il nido. Nello scontro poi le tensioni magicamente si componevano. C’è che si rivolge ai santi, io a mia madre. Alla fine lei volle andare a vivere a San Giovanni Rotondo, il paese di Padre Pio, per prepararsi a tornare con mio padre in Paradiso. E lì morì a 93 anni. Ricordo che lo raccontai a Monicelli, il quale mi stroncò: ‘Ma, va, che dopo non c’è niente’”.
Michele Placido ha avuto cinque figli da tre donne diverse. “Ma con tutte sono rimasto in buonissimi rapporti – assicura l’attore – Con la mia prima moglie, Simonetta Stefanelli, ci vediamo a pranzo. Io ricorrevo sempre al farmacista, che era un amico, per la pressione alta, Simonetta per vari malanni. Un giorno lui mi prese in disparte: ‘Inutile che veniate da me, vi dovete lasciare!’ Aveva ragione”. L’attore racconta poi come ha conosciuto sua moglie, Federica Vincenti. “Mi invitarono a recitare al suo paese, a Parabita, nel Leccese. Il sindaco, dopo lo spettacolo, mi disse che c’era una ragazza di 19 anni che voleva entrare alla Silvio D’Amico. Qualche giorno dopo venne a Roma, con i genitori. Mi limitai a darle qualche consiglio. Non seppi più niente. Un anno dopo mi invitò per assistere al suo saggio finale: ce l’aveva fatta”.
“Un colpo di fulmine solo che io avevo 53 anni, e lei 20. Non osavo propormi – ammette -. Ci ritrovammo con le rispettive famiglie contro. A una certa età si tiene il bene che è nato tra due persone. Federica è la donna della mia vita. Abbiamo un figlio che quest’anno farà la maturità. Oltre che è attrice, è diventata anche una bravissima imprenditrice teatrale e produttrice cinematografica”. L’attore a 78 anni fa un bilancio e ammette: “Quando vedo i figli crescere penso che sono servito a qualcosa. Ho cercato di essere me stesso. Non devi insegnare niente. De Sica diceva: i figli ci guardano. Poi ho fatto degli errori, come tutti. Paura della morte? Ma no. La vita mi ha saziato”.
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11 Marzo 2024, 17:54