Michela Murgia è morta all’età di 51 anni. Tre mesi fa, la scrittrice e attivista femminista sarda aveva annunciato dalle pagine del “Corriere della Sera” di essere affetta da un carcinoma renale al quarto stadio e di avere pochi mesi di vita. Ha raccontato la malattia nel libro “Tre Ciotole. Rituali per un anno di crisi”. “Le metastasi sono già ai polmoni, alle ossa, al cervello – aveva confidato al “Corsera” – Il cancro è una malattia molto gentile. Può crescere per anni senza farsene accorgere. In particolare sul rene, un organo che ha tanto spazio attorno. Mi sto curando con un’immunoterapia a base di biofarmaci. Non attacca la malattia; stimola la risposta del sistema immunitario. L’obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo. Mesi, forse molti”. Lo scorso luglio, Michela Murgia aveva sposato civilmente l’attore, regista, musicista e autore Lorenzo Terenzi e qualche giorno dopo nel giardino della casa acquistata per stare tutti insieme aveva celebrato l’unione con la sua queer family con tanto di abiti bianchi e anelli nuziali. Tra gli invitati, anche l’amico Roberto Saviano.
La prima diagnosi di tumore nel 2014
Michela Murgia aveva scoperto di avere un tumore nel 2014 mentre era candidata alla presidenza della Sardegna. “A un polmone – aveva confidato tre mesi fa – Tossivo. Feci un controllo. Era a uno stadio precocissimo, lo riconoscemmo subito. Una botta di cu*o. Però ero in campagna elettorale. Quella volta non potei dire che ero malata. Gli avversari mi avrebbero accusata di speculare sul dolore; i sostenitori non avrebbero visto in me la forza che cercavano. Dovetti nascondere il male, farmi operare altrove. Non respiravo più. Mi hanno tolto cinque litri d’acqua dal polmone. Stavolta il cancro era partito dal rene. Ma a causa del Covid avevo trascurato i controlli”.
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“Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera”
“Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite – aveva affermato nell’intervista-confessione al “Corriere della Sera” – Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi. Ho consegnato cartelle esattoriali. Ho insegnato per sei anni religione. Ho diretto il reparto amministrativo di una centrale termoelettrica. Ho portato piatti in tavola. Ho venduto multiproprietà. Ho fatto la portiera notturna in un hotel…”. Da due anni studiava il coreano. “Volevo anche andare in Corea, ma le mie condizioni per ora non lo consentono – aveva svelato – Tutto nasce da una passione per il k-pop e per i Bts, una musica e un gruppo che mi danno grandissima gioia. Ho iniziato a studiare il coreano per capire i testi. Poi mi sono resa conto che la vera ragione era un’altra (…) Forse ci andrò quando disperderanno le mie ceneri nell’oceano, a Busan”.