16 Maggio 2023, 16:38
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Michela Murgia continua a raccontare, attraverso il suo profilo Instagram, la sua famiglia queer, ovvero la sua famiglia-non-tradizionale. La scrittrice sarda, che ha dichiarato di avere un tumore al rene incurabile al quarto stadio, continua a regalare a lettori e follower pezzi della sua vita. Al centro sempre un unico, fortissimo, tema: la famiglia come scelta. La Murgia ha dichiarato di avere acquistato una casa dove vivere con tutti i componenti della sua famiglia fino all’ultimo dei suoi giorni. Tra i temi affrontati anche quello della genitorialità come scelta. Nell’ultimo post ha spiegato come lei e Claudia abbiano condiviso la maternità di Raphael, un ragazzo che appare spesso nelle foto con la scrittrice. “Nella nostra famiglia queer, io e Claudia siamo l’unica coppia omogenitoriale, perché da dodici anni condividiamo un figlio, Raphael”, ha scritto. Un giorno, quando aveva appena 9 anni, è stato lo stesso bambino a prenderla per mano e dirle: “Non voglio che te ne vai mai più”. Sia la madre di Raphael che il ragazzino stesso abitano nella casa di Michela Murgia.
Nel post la scrittrice sarda ha raccontato: “Nei successivi dodici anni io ho divorziato, lei si è sposata, abbiamo vissuto tante cose insieme, ma una cosa non è mai cambiata: siamo rimaste le madri di Raphael. È stato facile? Sì e no. La parte facile l’ha fatta lui, che ha un’intelligenza emotiva che noi neanche dopo una vita di analisi. La parte difficile l’hanno fatta gli altri. Parentado biologico diffidente, quando non ostile. Compagni giudicanti. Conoscenti morbosi. Mille spiegazioni”. Una scelta d’amore non senza difficoltà e paure: “La paura che a una dogana qualcuno ti chieda perché viaggi all’estero con un minorenne che non è tuo figlio. La certezza che non puoi andarlo a prendere a scuola, perché non sei nessuno. La preoccupazione che a lei succeda qualcosa e tu non possa dire: ci sono anche io. O che succeda qualcosa a te e lui non possa dire: era mia madre. Ci siamo nascoste per anni, madri in casa, amiche fuori, per far stare tranquillo il mondo. Poi un anno e mezzo fa mi sono ammalata ed è cambiato tutto”.
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Quello di Michela Murgia non è solo il racconto di una scelta di vita ma una vera e propria battaglia culturale per il riconoscimento della famiglia intesa come legame affettivo e cura l’uno per l’altro. Ma cos’è una famiglia queer? Lo spiega la scrittrice in uno dei suoi post: “Esattamente come tutte le famiglie, una famiglia queer è un posto dove si organizza la responsabilità reciproca, non le scopate. Ho trovato casa, per le rate un modo troveremo, organizziamo il lavoro, curiamo le fragilità, ritira la tintoria, bagna le piante, ho preso gli agretti per la cena insieme di domani, mamma ti manda il panettone, non preoccuparti di questo, chiama l’idraulico, ci penso io, ci pensiamo noi. Nessun ‘ti amo’ varrà mai quanto un ‘ci penso io’. Dentro a questa dinamica ci sono rapporti che visti da fuori appaiono tradizionali e dentro alla famiglia queer si aprono, rivelando potenzialità enormi. La proprietà non si esercita sulle persone”. La conclusione del post sulla maternità Michela Murgia l’ha affidata a un dialogo: “‘Michi, devi venire’; ‘Che succede?’; ‘Ho aperto per caso la cronologia del pc e ho trovato questo: si può dare un rene a qualcuno che non ha il tuo sangue?’ Da lì in poi, del sangue non ce né importato più niente”.
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16 Maggio 2023, 16:38