Memo Remigi racconta la sua vita in un libro dal titolo “Sapessi c’è strano” edito da Sperling & Kupfer. Un’esistenza fatta di successi, sconfitte e rinascite che il cantautore 84enne, in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, riassume con questa frase: “Ho amato la vita e la vita ha amato me”.

La moglie sposata due volte: “A un certo, ho capito che le altre non contavano”

Memo Remigi parla della sua lunga e turbolenta unione con Lucia Russo scomparsa a gennaio del 2021. I due si sono conosciuti nel 1961 e cinque anni dopo erano marito e moglie. Nel 1983 hanno divorziato e più di 20 anni dopo, nel 2007, si sono risposati. “L’ho conosciuta, amata, tradita e riconquistata – spiega – A un certo punto mi sono reso conto che le altre non contavano: ho capito che la madre di mio figlio, la compagna della mia vita, quella che mi ha indicato cosa fare da grande quando non lo sapevo era quella giusta”.

“Con Catherine Spaak ci frequentammo in clandestinità”

Memo Remigi è sempre stato molto sensibile al fascino femminile. Il giornalista gli rinfresca la memoria e gli ricorda quando Shirley Bassey lo aspettava in baby-doll. “E mia moglie trovò l’indirizzo dell’hotel e si presentò alla porta – racconta il cantautore – Io scappai e il mio amico Giovanni D’Anzi mi suggerì di tornare da Lucia per ricordarle che le avevo dedicato la canzone d’amore più bella ambientata a Milano, naturalmente dopo la sua ‘O mia bela Madunina’”. “Con Catherine Spaak (scomparsa un anno fa, ndr.) ci frequentammo per un po’ in clandestinità – continua – ma ci beccarono all’uscita di un ristorante romano e la foto finì su una rivista di gossip”.

“Alcune donne volevano un impegno più stabile ma io la famiglia ce l’avevo già”

Memo Remigi è stato legato per quattro anni a Barbara D’Urso. All’epoca, la conduttrice napoletana (che non ama parlare di questa storia, ndr.) aveva 19 anni, lui ne aveva 19 di più. “All’epoca ero un uomo con il cuore palpitante ma diviso in due – ricorda – una parte era per questa giovane donna che mi faceva sentire speciale e irrinunciabile, ma una parte era rimasta da Lucia”. “Capisco che magari alcune donne volessero un impegno più stabile – aggiunge – ma io la famiglia ce l’avevo già, Lucia per me è sempre stata un punto di riferimento, una dipendenza affettiva, nonostante avessi anche altre velleità”. Quando decisero di risposarsi, non dissero nulla nemmeno al figlio Stefano: “Non è niente di impegnativo, lo rassicurava Lucia”.

Quella volta in cui in Sicilia se la vide brutta

Chiuso il capitolo vita privata, Memo Remigi racconta di quella volta in cui se la vide davvero brutta: “In Sicilia, quasi all’alba. Ero in macchina, tornavo da un concerto in un night e vedo questo bellissimo aranceto. Mi fermo e con le mie belle scarpe di vernice mi avventuro nel campo: mi hanno sparato due fucilate con i pallettoni a sale. Per fortuna non mi hanno preso, ma che corsa”. Tra le sue “follie”, quelle per le quali non badava a spese, annovera le macchine: “Ogni volta facevo le sorprese a mia moglie ma lei già sapeva. Maserati — anche una Ghibli —, due Ferrari, la Pantera De Tomaso, le Bmw: le ho avute tutte”.
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“Jessica Morlacchi? L’ho chiamata ma non ha mai risposto”

Impossibile non parlare dello scandalo che lo ha portato all’allontanamento dalla trasmissione “Oggi è un altro giorno”, ovvero della mano sul fondoschiena di Jessica Morlacchi. “È stato un gesto senza malizia, scherzoso, ma sicuramente inopportuno – ribadisce – Io e lei abbiamo avuto sempre un rapporto amichevole, di grande confidenza e complicità: dopo il fattaccio l’avevo chiamata, ma non mi ha mai risposto. Non vorrei che 50 anni di carriera venissero cancellati da un errore”.

“Da Serena Bortone mi sarei aspettato un comportamento diverso”

Il cantautore 84enne non nasconde la delusione nei confronti di Serena Bortone. “Non ci siamo più sentiti – svela – Nemmeno una chiamata. Mi sarei aspettato, visto il lungo rapporto, un comportamento diverso, speravo in più umanità da parte sua. Anche Costanzo lo aveva detto: ‘Memo ha sbagliato e lo sa. Ma ci sono autori di colpe maggiori, molto maggiori che lavorano serviti e riveriti’”.