“Ancora una volta sono qui a fare un video, dopo un anno, per cercare di difendermi da dei leoni da tastiera che sono dei giornalisti che hanno scritto dei titoli allucinanti su alcune testate online sia in Italia che all’estero accusandomi, diffamandomi, scrivendo dichiarazioni mai fatte da parte mia, utilizzando dei termini alquanto offensivi e gravi”. Melissa Satta ha perso la pazienza e ha deciso di passare alle vie legali dopo che alcune testate straniere l’hanno definita “sex addicted” (“dipendente dal sesso”) dopo la fine della sua relazione con Matteo Berrettini. La notizia della rottura tra l’ex velina e il tennista ha avuto una larga eco anche al di fuori dei confini nazionali. Ad avere la peggio è stata proprio Melissa Satta che ha denunciato l’accaduto in un video condiviso sui social.
“Prima di essere un personaggio pubblico sono una donna e una mamma”
“Sono qui ancora una volta a dover tutelare me e mio figlio – ha detto in una serie di Instagram Stories – Per un anno ho preso secchiate di m*rda per la mia relazione e adesso che la mia relazione appena conclusa. È stato un anno pesantissimo e adesso che la mia relazione è giunta al termine ancora una volta devo subire queste cose e lo trovo inaccettabile. Quindi ora prenderò dei provvedimenti seri con i miei avvocati. Ricordo a tutti che prima di essere un personaggio pubblico sono una donna e una mamma di un bimbo di 10 anni che va a scuola, che ha dei compagni con cui parla, che naviga su internet e che legge tutto quello che viene postato perché purtroppo anche su internet è molto difficile limitare le informazioni che arrivano ai nostri figli. Ancora una volta il mondo online ha fatto vedere il peggio di sé. Non c’è controllo né rispetto. Essendo un personaggio pubblico ho sempre accettato il gossip, i paparazzi, gli articoli, purché siano fatti con buon senso e siano veritieri, purché rispettino dichiarazioni realmente fatte. Non accetto invece quando scrivono una marea di str*nzate”.
“Le donne non devono sentirsi in colpa per colpe che non hanno”
“Sono scioccata da quello che è successo – ha proseguito – non pensavo si arrivasse a questo punto e non mi spiego il perché. Cerco sempre di essere riservata, di proteggere quello che succede nelle quattro mura di casa mia (…) Forse più ti comporti bene, più la gente si diverte a massacrarti”. L’ex velina ha condiviso gli articoli incriminati e ha ribadito la sua intenzione di passare alle vie legali. “Lo faccio per me perché non me lo merito, per mio figlio, per la mia famiglia – spiega – Le donne non devono sentirsi in colpa per colpe che NON hanno. La violenza psicologica è grave quanto quella fisica”.
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“La stampa ha reso più gustosa la notizia definendomi come ‘sex addicted’”
Melissa Satta ha poi pubblicato una lettera firmata insieme al suo avvocato. “Ed eccomi qua, ancora una volta costretta ad assumere la mia autodifesa dinanzi al tribunale dell’inquisizione mediatica, senza aver commesso nessun ‘crimine’, né alcun comportamento connotato da riprovevolezza morale. Nulla! – ha esordito – Questa volta la stampa (e mi scusino coloro che esercitano la professione giornalistica con consapevolezza, impegno e preparazione, se uso un termine che li accomuna a chi utilizza la carta stampata come mero esercizio di sciacallaggio sociale), a proposito della mia discussa ‘rottura’, non ha mancato di rendere più gustosa la notizia all’evidente fine di vendere qualche copia cartacea o di guadagnare qualche click in più, definendomi come ‘sex addicted’”.
“Non è la prima volta che mi vedo costretta a difendermi da qualche pennivendolo”
“Sappiate che il solo dover scrivere di me stessa riportando una definizione che mi lacera profondamente richiede una enorme forza psichica perché mi sembra di trovarmi catapultata al banco degli imputati – ha proseguito – Ho pensato più volte, e lo penso tuttora, di appartenere ad un mondo di persone a cui il destino ha riservato la fortuna di essere personaggi pubblici e di dover mettere in conto qualche inevitabile invasione nella mia vita privata, ma non è la prima volta che mi vedo costretta a difendermi da qualche pennivendolo che, al fine di stimolare la fantasia dei lettori più sensibili al tema, non manca di inventare storie piccanti sul mio conto, senza minimamente curarsi delle sofferenze causatemi come MADRE, prima che come DONNA e come PERSONA.
E non voglio strumentalizzare il sessismo quale combustibile per alimentare il mio sfogo, né voglio cedere alla facile tentazione di richiamare fatti di cronaca che quotidianamente vedono donne subire i gesti insani di qualche mente disturbata, ma credo che sia tempo che la stampa si assuma le proprie responsabilità e svolga il ruolo dell’informazione secondo i consueti canoni di verità e correttezza, evitando di trasmettere messaggi (in Internet si generano come una forma di virulenta epidemia) che possono sortire effetti devastanti nelle menti più labili”.
“Questa volta sono decisa ad andare in fondo”
“Per questo motivo questa volta giuro a me stessa che non penserò all’episodio in questione come ad un semplice incidente di percorso sull’accidentato cammino della notorietà – ha concluso – No, questa volta sono decisa ad andare in fondo e denunciare qualunque ripugnante imbrattatore di giornali dovesse cedere alla tentazione di denigrami in maniera così immotivata e gratuita e di porre in pericolo la mia stessa incolumità personale! Scusatemi per lo sfogo ma credo che questa non sia una battaglia personale ma di una conquista di civiltà nei confronti del ruolo che l’informazione deve svolgere nella società al giorno d’oggi e delle responsabilità a cui deve essere richiamata”.