Dopo settimane di rumors, arriva la conferma. Matteo Berrettini e Melissa Satta si sono lasciati. A svelarlo è stato il campione di tennis durante una conferenza stampa. “Io e Melissa non stiamo più insieme – ha detto – quello che posso dire è che è stata una storia bellissima, intensa, abbiamo grande stima l’uno per l’altra. Non vado oltre, non è successo niente di particolare: la ringrazio per i mesi bellissimi e un anno vissuto insieme con tutte le difficoltà del caso”. Dopo l’infortunio al piede che lo ha costretto ad un lungo stop, Matteo Berrettini si sta allenando a Montecarlo e sta preparando il gran rientro. L’ex numero 6 del mondo (posizione che ricopriva appena due anni fa, ndr.) salterà Indian Wells e ripartirà dal challenger di Phoenix (Arizona) in programma dal prossimo 12 al 17 marzo. L’obiettivo è il Master 1000 di Miami.
“Sono andato giù, non trovavo più l’energia per tornare su”
“Sto bene – dice – Mi prendo ogni giorno utile per sentirmi il meglio possibile. Sono stati mesi complicati, in cui non sono riuscito a fare ciò che amo di più: competere. Ho sofferto, non riuscivo ad accettare la realtà né a spiegarmi perché mi impegnavo tanto e non potevo giocare al livello che mi compete. La difficoltà si è trasferita anche fuori dal campo (…) Mi sento di aver superato il momento buio: sto bene mentalmente e fisicamente, ho voglia di sentirmi di nuovo giocatore e di tornare a tempo pieno a competere nei tornei”. “I problemi sono partiti sempre dal corpo – spiega Matteo Berrettini – non sentendomi bene, avendo acciacchi, è successo che la testa si è sentita stanca di dover superare sempre mille difficoltà. Sono andato giù, non trovavo più l’energia per tornare su: sentivo di aver esaurito il serbatoio. Mi sono trovato in fase di stallo: non stavo più bene né fisicamente né mentalmente. Ora, sentendomi meglio di testa, anche i piccoli acciacchi di tutti i giorni riesco a gestirli meglio”.
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“Ho un mental coach da quando ho 17 anni, è parte integrante del mio percorso”
“L’infortunio all’Open Usa e i mesi successivi: lì mi sono sentito esaurito psicologicamente – confessa il tennista -Mi trascinavo per uscire di casa, facevo fatica a fare tutto. L’energia è venuta a mancare: sono ripartito dalle basi. Mi sono chiesto: perché giochi a tennis Matteo? Perché ti piace sfidare te stesso? Giorno per giorno, mettendo ordine nella mia vita sportiva, ho cercato la strada giusta (…) Sono stato numero 6 del mondo. Quel livello non si perde, nessuno può togliermelo. Certo al best ranking arrivi con la continuità, con 25 tornei giocati, ma sento di avere il potenziale per tornare a quel livello lì”. “Un po’ di stigma nel prendersi cura della propria mente, nel 2024, la avverto ancora – conclude – Se ti rompi una gamba vai all’ospedale, ma se hai problemi di testa non è automatico andare da uno specialista. Nello sport di alto livello, sotto i riflettori, c’è una pressione diversa: è tutto amplificato. Io personalmente mi prendo cura della mia testa, senza vergogna né tabù: ho un mental coach da quando ho 17 anni, è parte integrante del mio percorso”.