19 Gennaio 2024, 16:06
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Matilde Bernabei ha fondato insieme al padre più di 30 anni fa la Lux Vide, importante casa di produzione televisiva e cinematografica. Un’azienda che dà lavoro a una sessantina di dipendenti, sceneggiatori e centinaia di professionisti. Ma è anche la moglie del giornalista Giovanni Minoli. I due stanno insieme da 48 anni, hanno una figlia di nome Giulia e sono nonni di tre nipoti. In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, Matilde Bernabei ha parlato della sua carriera sin dagli esordi.
Il ricordo più importante è quello della figura del padre, Ettore Bernabei, che fu direttore generale della Rai, dal 1960 al 1974. “Mio padre si ricorda sempre come il potente direttore generale della Rai – racconta – però ha fatto tante altre cose, come lavorare alla realizzazione del Piano Casa insieme con Fanfani e La Pira, cioè rendere operativo il diritto dei meno fortunati ad avere una casa. Un progetto politico e sociale innovativo”. Poi aggiunge: “Il babbo non ci ha mai chiesto di credere in Dio. Poi certo, fino a 18 anni non si poteva uscire di sera. Mia madre soffriva di depressione, il babbo dalla Rai tornava a casa alle dieci di sera. Otto figli, io sono la terza, la prima femmina. Lo aiutavo, se c’era da comprare una lavatrice veniva da me, insomma, un po’ una vice mamma”.
Un direttore Rai che la gente ricorda sempre in bilico tra bigottismo e modernismo. “Mandò in onda i primi sceneggiati da Manzoni, Tolstoj, Dostoevskij – spiega – il bigottismo è una leggenda, non è vero che mise i mutandoni alle Kessler, al contrario spinse perché usassero delle calzamaglie, la gente la sera tornando dal lavoro voleva vedere un bello spettacolo e delle belle gambe. E dell’ombelico nudo della Carrà non fu mai perplesso, Raffaella per i suoi 70 anni andò a ringraziarlo”. La censura ci fu invece per Dario Fo: “Quella è vera. A ‘Canzonissima’ con Franca Rame fece una gag satirica sulla sicurezza nei cantieri edili che poteva generare equivoci pericolosi, e incontrò il no della Rai”.
Quella di Matilde Bernabei è una carriera lunghissima iniziata quando era ancora molto giovane. “A 26 anni ero la più giovane donna dirigente in un’industria italiana – racconta – Mario Schimberni che aveva il compito di chiudere quel colosso indebitato, lo rilanciò. A 33 anni ero amministratore delegato a “Il Messaggero”, appena entrai ci fu uno sciopero. È spesso così con un nuovo management, non lo sapevo, ho vissuto la sindrome dell’impostore. Ai sindacati aggressivi apparivo tosta ma non lo ero. Giovannini, presidente degli editori, disse: vediamo cosa sa fare col suo bel culetto. Oggi lo lincerebbero. A 19 anni lavorai all’agenzia che si occupava della cooperazione per i paesi in via di sviluppo. Erano nuove imprese in Africa, formavamo il personale locale per renderlo autonomo. Volevo migliorare il mondo. È un po’ la filosofia della Lux Vide”.
La società di produzione è stata fondata nel 1992. “In un primo tempo mio padre voleva essere consulente di una società di produzione che raccontasse la Bibbia in una serie internazionale – spiega -. All’inizio non trovavamo produttori, pensavano tutti al cinema. Con la metà della liquidazione, 800 milioni di lire, il babbo ed io fondammo la Lux”. Poi aggiunge: “Hanno lavorato con noi ai loro esordi Alessandro Borghi, Micaela Ramazzotti, Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Miriam Leone…E poi Shirley MacLaine, Ben Kingsley, Richard Harris (che non aveva mai fatto tv), Peter O’Toole, Charlotte Rampling, Max Von Sydow, Patrick Dempsey. E Don Matteo, Terence Hill, dicevano che ha due espressioni: però bucano il cuore. Nel ’94 chiesi a mio fratello Luca di venire a lavorare nella produzione, da 11 anni è l’ad. Facemmo un colpo convincendo Dustin Hoffman a interpretare I Medici: gli pagammo una vacanza in Italia per i 30 anni di matrimonio”.
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E la vita privata? Matilde Bernabei ha sposato il giornalista Giovanni Minoli a soli 20 anni. “Vedevo Giovanni ma in casa non lo dicevo a nessuno – ricorda – ha 9 anni più di me, che da giovani equivalgono a un mondo. Abitava in un loft a Trastevere. Mio padre, che era amico di suo padre, dopo qualche mese capì e disse: non penso che stiate tutti i giorni a parlare di Napoleone. Facciamo così: o vi sposate o non lo vedi più. La nostra prima uscita fu nel garage all’Ostiense dove Don Franzoni, poi sospeso a divinis perché considerato audace, diceva messa. Giovanni ed io abbiamo avuto altre vite e amori, c’è stata una mia fuga in Norvegia…Da qualche anno viviamo in due case comunicanti, la sera spesso ceniamo insieme, parliamo di tutto con piacere. Come tutti i grandi amori ha delle imperfezioni. Nostra figlia Giulia è l’espressione del nostro meglio”.
Un matrimonio lunghissimo che ha trovato una formula perfetta. “Ci sono milioni di tipi d’amore. Abbiamo un patrimonio di passioni, interessi e valori comuni. Quando l’ho conosciuto, a 20 anni, lavorava già alla Rai. Giovanni è un rivoluzionario istituzionale ma è anche l’uomo più intelligente e affascinante che conosco. Tra poco festeggiamo le nozze d’oro”, conclude.
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19 Gennaio 2024, 16:06