Martina Pucciarelli fuggita dai testimoni di Geova: “Abusi e orge"

Martina Pucciarelli fuggita dai testimoni di Geova: “Abusi e orge, ma vergini al matrimonio”

Germana Bevilacqua

Martina Pucciarelli fuggita dai testimoni di Geova: “Abusi e orge, ma vergini al matrimonio”

| 21/01/2025
Martina Pucciarelli fuggita dai testimoni di Geova: “Abusi e orge, ma vergini al matrimonio”

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La scrittrice Martina Pucciarelli è nata in una famiglia di testimoni di Geova dalla quale è fuggita. Il 21 gennaio esce il suo libro “Il Dio che hai scelto per me” per HarperCollins. In un’intervista al “Corriere della Sera”, la donna ripercorre i 29 anni trascorsi in una famiglia di testimoni di Geova. Ora Martina Pucciarelli vive e lavora in provincia di Milano, ha 37 anni, un compagno e due figli. E’ riuscita ad uscire dalla congregazione soltanto nel 2016, ma il prezzo lo conosceva già: è stata cancellata dalla vita della sua famiglia. Lei e un fratello più grande invece ne sono venuti fuori. Il suo è un romanzo autobiografico in cui ha raccontato la sua vita prima e dopo l’allontanamento dai testimoni di Geova. Tra di loro non sono ammessi festeggiamenti di alcun genere e nemmeno regali. Il primo che ha ricevuto “è stato un orologio, dai nonni che non erano nei testimoni di Geova”. “Era il 2016 – racconta – Quest’anno invece il mio compagno mi ha regalato una bella penna”. Sul suo romanzo rivela: “Tutte le morti sono finzione, il resto è vero, solo romanzato,  anche l’abuso sessuale che la protagonista ha subito da piccola”.  

Martina Pucciarelli (Foto Instagram)

Martina Pucciarelli lascia i testimoni di Geova: “Ho fatto la fecondazione assistita”

“Non ci sono anziane nei testimoni di Geova, solo anziani – spiega Martina Pucciarelli – perché le donne non possono avere nessuno ruolo di autorità. Sono tutte sorelle di fede. Comunque non ho inventato nulla. Per me quel fatto è diventato un tabù per tanti anni. Il dolore più grande è stato che non venisse data importanza alla cosa”. Poi aggiunge: “Devo riconoscere a mia madre che lei se ne era accorta, io le ho chiesto di portarmi da una sorella di fede che era come una seconda madre, cui ero legatissima e lei ha peccato di superficialità. Comunque ci sono ragazze che hanno subito abusi ben peggiori”. Martina Pucciarelli racconta come ha maturato la decisione di lasciare i testimoni di Geova. “La spinta ha a che fare con la maternità. E riguarda la prima accusa che ho mosso a Dio. Mi ero sposata, i figli non arrivavano. E dicevo a Geova: ‘Sono sempre stata brava e ubbidiente e ho sempre fatto quello che volevi, ho rinunciato a tante cose per te e una cosa ti chiedo, una cosa voglio, perché non me la dai?’. Ci credevo e all’epoca pensavo che mi stesse punendo per qualcosa che non avevo capito. E poi ho fatto la fecondazione assistita, sempre secondo le regole della comunità, con il seme del marito, ma lì mi sono detta che il figlio non me l’ha dato Dio ma la scienza”.
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Martina Pucciarelli (Foto Instagram)

“La gravidanza mi ha dato la scusa per andare in terapia, che è vista malissimo”

Il primo passo verso una presa di coscienza. “Sono andata da mio marito e gliel’ho detto – racconta ancora – che non mi convinceva più questa storia che Dio concede i miracoli solo se sono in linea con la sua volontà. Loro, i testimoni di Geova, dicono così. E io ho detto non ci credo. Poi quando ero incinta temevo di perderlo, non per aborto, ma per l’esperienza di maternità che avevo vissuto, l’idea che se un figlio non segue Geova lo devi perdere. Non mi sentivo in grado, temevo di esser anaffettiva, per timore di rinunciare a un figlio come mia mamma aveva rinunciato a mio fratello quando lui è uscito dai testimoni di Geova”. La decisione arriva dopo tanta sofferenza: “Dopo alcune sedute di terapia. Era il 2014, e io ero al 7° mese, aspettavo il secondo bambino, e sentivo il bisogno di confrontarmi con qualcuno che non fosse della comunità, e la gravidanza mi ha dato la scusa per andare in terapia, che è vista malissimo. In genere ti fanno fare chilometri per andare da psicologi testimoni di Geova. Io con la scusa che ero incinta e che una sorella di fede che lavorava in una struttura sanitaria aveva iniziato a fare psicoterapia da una sua collega, ho detto a mio marito che se ci andava lei, potevo andarci anche io”.
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Martina Pucciarelli (Foto Instagram)

“Loro ti promettono una felicità tanto più grande quanto più rinunci alle cose”

Dalla terapia nasce una riflessione che cambia il suo modo di vedere le cose. “Qualcosa non mi tornava – spiega Martina Pucciarelli -. Loro ti promettono una felicità tanto più grande quanto più rinunci alle cose: io avevo rinunciato a tutto ma ero infelice. E allora o il problema sono io, come volevano farmi credere, o la ricetta non funziona. La terapista mi ha detto: ‘Se ti prendo e ti metto in un altro contesto, tu funzioni’. La supplicavo di darmi antidepressivi e lei no, diceva, bisogna lavorare… E in un paio di anni sono uscita. È stata una decisione presa per gradi. Con il secondo figlio, sono andata da mio marito e gli ho detto: non mi interessa se i nostri figli non diventano testimoni di Geova… Se una volta, al posto di una ragazza, ci portano a casa un ragazzo. Questo è stato il primo distacco. Poi ho fatto richieste più pratiche, a casa va bene niente Natale o Carnevale ma a scuola devono essere come gli altri. Sono uscita per i miei figli, per me non ci sarei riuscita, forse non mi volevo bene abbastanza”.

Martina Pucciarelli (Foto Instagram)

“Andavo a bussare alle porte delle persone, facevo le mie 70 ore mensili di pioniera”

L’idea di scrivere un libro sulla sua esperienza nasce da un incontro. “Quando ho rivisto una mia ex compagna di liceo, fatto in Calabria – rivela Martina Pucciarelli -. La scuola, quando ero tra i testimoni di Geova, è stata un posto sicuro, ho sfruttato tutte le attività extrascolastiche per vivere nel mondo reale, dal giornalino al teatro, con ragazze come Erminia, che una volta mi ha detto ‘perché non scrivi la tua storia?’. È così ho iniziato”. Di quegli anni ricorda: “Andavo a bussare alle porte delle persone, facevo le mie 70 ore mensili di pioniera, ma non mi piaceva quell’attività. Da piccola accompagnavo papà e ci restavo male quando lo insultavano. La rinuncia più grande? L’amore, si arrogavano il diritto di dirti chi dovevi amare. Tra i testimoni di Geova il peccato più diffuso era l’ipocrisia. Ci sono persone che spendono la vita per il prossimo, dedicando tempo non pagato a predicare l’amore, e poi in casa magari non parlano con i figli o rinunciano a loro. Ipocrisia, o follia”.

“Io sono cresciuta come figlia di un anziano, poi moglie di un anziano – racconta ancora -. Per noi, figli e mogli di questa ‘categoria’, gli occhi erano sempre addosso, altrimenti gli anziani rischiavano di perdere la nomina. Mio padre ha scelto di fare l’anziano, sacrificando di fare il padre, con mio fratello, ha cacciato il figlio per salvare la sua reputazione”.

Martina Pucciarelli e il fratello (Foto Instagram)

“Mia madre aveva un amante, mio fratello è nato da questa relazione”

“L’ipocrisia più grande riguarda il sess0 – continua Martina Pucciarelli -. Avevo capito che mio fratello aveva un altro padre biologico, prima che ce lo dicesse mia nonna e poi mio padre. Ma di recente ho scoperto un’altra cosa sconvolgente. Mio fratello maggiore è tornato da Roma perché era morto il suo padre biologico e si è presentato con un plico di lettere di mia madre rivolte a quest’uomo, il suo amante, nei primi anni 80. Non riusciva a leggerle: ‘Per favore, leggile tu’. In queste lettere di mia madre ventenne ho scoperto che lei non aveva amato mio padre e aveva fortemente voluto la nascita di mio fratello da quest’uomo, mentre prima pensavo fosse stato casuale. È poi emerso un aspetto che lei aveva nascosto: era molto libertina, nelle lettere non menziona quasi mai mio padre, mentre parlava di altri uomini, citandoli per nome, con cui voleva fare l’amore”.

“I miei genitori prima della conversione vivevano in uno stile beat generation, una giovinezza di eccessi, mio padre l’ha confessato a mio fratello. Questa era la loro maniera di ribellarsi. Alla fine, si sono auto-puniti… convertendosi”, confessa Martina Pucciarelli. “Ho provato rabbia, giustificata, perché c’è una via di mezzo tra fare orge in casa e costringermi a sposarmi vergine. Invece, loro hanno scelto gli estremi. Hanno immolato me per espiare i loro peccati. Dovevano limitarsi a immolare sé stessi. Mi hanno tolto l’adolescenza”, conclude.

Pubblicato il 21/01/2025 10:58

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