29 Settembre 2023, 18:15
7' DI LETTURA
Matteo Marzotto racconta di essere stato il figlio prediletto di Marta Marzotto. Ultimo di cinque figli, si è sentito amato e coccolato. “Mia madre mi ha avuto a 36 anni, per me è stato più facile perché ero il più piccolo e si aggiunga che sono un maschio”, svela in un’intervista al “Corriere della Sera”. Di lei ricorda che “trasgrediva a tutte le buone regole e mi consentiva di dormire con lei. C’era molta fisicità, arrivava e mi baciava per interi minuti. Aggiungo il mio primo ricordo legato alla moda che ho di lei: una scarpa bicolore con un tacco alto di Chanel e un abito di Yves Saint Laurent ricamato a fiori su fondo nero”. Mai severa, piuttosto il figlio la definisce: “Anticonformista. Il fatto di avere vissuto in maniera totalmente pubblica l’ha talvolta penalizzata, la verità è che nell’arco di una vita ha fatto quello che certe signore paludate hanno combinato in pochi mesi. Detto questo a suo modo era rigorosa”. Ma non solo. Era “più che generosa – sottolinea il figlio – È stata addirittura prodiga. La sua generazione ha vissuto la durezza della guerra, in particolare lei andava a mondare il riso nei campi. Ammetteva di viziarci e non ne faceva mistero, spiegando che non aveva avuto niente e che aveva vissuto la guerra”.
Donna di mondo e mamma attenta e amorevole. “Io sono l’ultimo di cinque figli – racconta Matteo Marzotto – sono stato viziato oltre ogni misura. Era una donna che arrivava con ‘carriolate’ di attenzioni, regali e pensieri. Una profusione di amore talvolta disordinata, non era capace di educare nel senso convenzionale del termine. Ma ci ha trasferito il senso dell’etica, l’onestà intellettuale e l’essere solidali verso chi ha bisogno”. Il suo vero nome era Marta Vacondio. Il figlio ricorda la sua capacità di guardare sempre avanti: “Negli ultimi tempi quando andavamo a trovarla in ospedale stava uscendo il suo ultimo libro, ma si diceva pronta a girare l’Italia per promuoverlo. Si aggiunga che non ha mai dimenticato le proprie origini, frequentando il paese di Mortara e la Lomellina, mantenendo i rapporti con tutti i cugini. È stata davvero figlia del popolo, questo è il più bel riconoscimento: avrebbe potuto montarsi la testa, in fondo aveva trovato il principe azzurro e sposato il figlio di uno degli uomini più ricchi dell’Italia dell’epoca. La vita poteva sembrare facile, ma in realtà per lei non lo è mai stata”.
La moda ha rappresentato un tassello importante nella vita di Marta Marzotto, una rivalsa nei confronti della vita. “E’ stato il modo per lasciarsi alle spalle i campi di riso di Mortara – racconta ancora il figlio – e andare a Milano nella grande città. La moda l’ha vissuta negli atelier degli anni ‘50 con le sorelle Fontana e la Curiel. Poi si è formata, andava a Parigi a New York e si trovava a suo agio con artisti e intellettuali. È stata una mecenate del movimento artistico degli anni 70, a casa c’erano spesso Mario Schifano, Franco Angeli e Tano Festa che discutevano e sbevazzavano. La sua generosità ha contribuito al successo di Roberto Cavalli, Rocco Barocco e Enrico Coveri, amici che lei poi faceva decollare come un razzo”. Da lì inizia la sua attività imprenditoriale nella moda. Il suo primo esperimento commerciale fu una boutique all’interno di un barcone ormeggiato a Porto Ercole, il Turlututù. “Ricordo il Turlututù – confida Matteo Marzotto – una specie di ex peschereccio ormeggiato che diventa una boutique di vestiti e accessori eccentrici, dove lei insieme a Fabrizia Borghese e Vittoria Cappelli si diverte come una matta e ne fa un punto di ritrovo immancabile. Il Turlututù ha poi aperto anche a Cortina sotto l’Hotel Posta, aggiungendosi così al negozio di Roma”.
Poi le linee di moda di Marta Marzotto iniziano ad essere vendute alla Standa: “I fratelli Franchini, proprietari della Standa insieme a Berlusconi, avevano per lei un’adorazione e le proposero una licenza. Mia madre è partita per la Cina e tornata con un modello di maglione in cachemire che è riuscita a piazzare al prezzo di 127 mila lire, quando maglioni così ne costavano almeno 700 mila. Aveva ordinato 35 mila pezzi e la davano per pazza, sono durati un baleno. Poi si è inventata le linee ‘Marta da Legare’, ‘Marta Martissima’ e una più a buon mercato ‘Martaccia tua’. Arrivavano le collezioni e la mamma si metteva in vetrina, era davvero una bomba a mano. Al culmine del successo aveva un contratto da più di 6 miliardi lire”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK
La vita sentimentale di Marta Marzotto è stata come un giro sulle montagne russe. Per anni ha vissuto in un equilibrio amoroso tra il pittore Renato Guttuso, il padre di Matteo Marzotto Umberto, e Lucio Magri, uno dei fondatori de “Il Manifesto”. Alla morte di Renato Guttuso vengono fuori le lettere d’amore con il maestro e il conseguente divorzio con il marito. “Quella è stata un’enorme leggerezza di mia madre – sentenzia il figlio – avrebbe dovuto presidiare la famiglia prima di pensare a ciò che il mondo esterno diceva della relazione con Guttuso, che in realtà era una vicenda ormai trita e ritrita. Fu vittima dei colpi bassi di Fabio Carapezza, il segretario di studio che il maestro aveva deciso di adottare. Avrebbe dovuto, malgrado il grande clamore, tentare di trovare una soluzione con mio padre: erano in ballo 35 anni di matrimonio con cinque figli. Dopo, mia madre non ha più avuto un compagno”. Una donna forte che nascondeva anche le sue debolezze: “A suo modo era fragile e insicura – continua Matteo Marzotto – questa iperattività era una maniera per schernirsi. Qualche volta è stata mal consigliata da persone che avevano presa su di lei e che le hanno fatto compiere gravi errori. I figli maschi hanno avuto su di lei ascendente ma non sempre lo ha trasferito nella scelta giusta. Tendeva ad ammirare le persone di successo, pensando che avessero un qualcosa in più, un esempio è Silvio Berlusconi per cui aveva grande stima”.
Amici veri ne ha avuti? “Jean Paul Troili è stato l’amico di una vita, così come Fabrizia Borghese, Marina Cicogna, Etta Carignani di Novoli, Vittoria Cappelli, Pietro Barilla, Aldo e Mila Brachetti Peretti. Poi c’erano i cerchi allargati con innumerevoli amici, saltimbanchi, questuanti, mangiafuoco e umanità varia. La fedeltà degli amici la dava e la pretendeva. Era capace di litigare ed era pronta ad andare all’attacco senza alcun timore o paura”. E aggiunge: “Litigavamo anche noi due, non sopportavo tutti questi eccessi di trasparenza, soprattutto nella parte conclusiva della sua vita. Gliel’ho detto, mi ha risposto: non puoi pretendere che cambi e io ho replicato ‘non puoi pretendere che approvi tutto ciò che fai’. La verità è che iniziava a fare confusione sulla qualità delle persone, però per lei era uno stimolo e si è certamente divertita così”. Il rapporto di Marta Marzotto con la politica? “In politica è stata fortissima nel periodo romano. Era la contessa rossa che frequentava l’intellighenzia di sinistra, da Alberto Moravia a Leonardo Sciascia. Aveva consuetudine con il presidente Pertini che telefonava a casa, tra i politici di quella stagione era in sintonia con Enrico Berlinguer e Antonello Trombadori”. Infine, condivide un ricordo di quegli anni: “Avevo neanche dieci anni e Emilio Fede conduceva il Tg1, una sera a casa dalla mamma mi disse che l’indomani in video si sarebbe toccato la cravatta con un determinato gesto. Quel gesto sarebbe stato il modo di salutarmi in diretta televisiva. Il giorno dopo lo fece e fu una soddisfazione”.
Pubblicato il
29 Settembre 2023, 18:15