23 Maggio 2022, 13:03
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Oggi tutte le reti Rai dedicano il proprio palinsesto al ricordo delle vittime della mafia a 30 anni dalla strage di Capaci in cui, il 23 maggio 1992, persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia e presidentessa della Fondazione che porta il suo nome, lo ha ricordato ieri pomeriggio in collegamento da Palermo a “Domenica In”. “Sai che volevo venire da te a Palermo e fare una bella intervista – ha svelato Mara Venier – Poi non è stato possibile per i motivi che sappiamo. Però io sono felice di ritrovarti, di rivederti”.
“Mara, non voglio piangere più nemmeno io perché dopo 30 anni è giusto pensare con la speranza nel cuore – ha esordito Maria Falcone – La mafia 30 anni fa ci voleva mettere in ginocchio, voleva che la nostra democrazia potesse avere un sussulto. Questo non è avvenuto perché i siciliani hanno saputo alzare la testa. E non solo i siciliani ma tutti gli italiani che hanno capito quanto importante era stato il lavoro di Giovanni e come dovevano continuare loro a portare le idee di Giovanni sulle loro gambe”.
“Ecco perché oggi, a 30 anni, da quel tremendo giorno – ha proseguito – possiamo dire con un certo coraggio e tanta speranza, perché ancora non abbiamo vinto completamente, che tanto abbiamo fatto. Tanto hanno fatto soprattutto i cittadini italiani, le nostre istituzioni, le forze di polizia, i magistrati e gli insegnanti di tutta Italia che hanno saputo trasmettere il messaggio di Giovanni e i suoi valori a tutte le nuove generazioni. Quindi oggi non dobbiamo piangere, dobbiamo soltanto sperare in loro”.
“Posso aggiungere una cosa? E tanto hai fatto tu Maria. Per non far dimenticare”, ha sottolineato la conduttrice veneta. “Io ho amato solo Giovanni come anche tu lo avrai affettuosamente conosciuto quando era lì a Roma – ha ricordato la sorella di Falcone – Nei tuoi salotti avrà passato un momento di relax e per questo ti ringrazio anche io oggi”.
“Grazie a te Maria – ha ribattuto la Venier – Avevo un profondo affetto per Giovanni. Abbiamo passato delle serate bellissime insieme. Allora il mio compagno era Renzo Arbore. C’erano delle serate molto divertenti e devo dire che Giovanni si divertiva molto. Era molto simpatico, amava la musica, la conversazione. Insomma, non te lo devo dire io chi era Giovanni. Ma lo abbiamo amato e continuiamo ad amarlo. Lui è scolpito, eh! Nella nostra memoria, nel nostro cuore, degli italiani che non vogliono dimenticare. Sono passati 30 anni ma sembra ieri”.
“Siamo nel complesso dello Spasimo che è una chiesa del ‘500 in stile normanno – ha spiegato Vincenzo Di Fresco, consigliere della Fondazione nonché nipote di Giovanni Falcone – All’interno di questa chiesa, in questi giorni, come Fondazione Falcone abbiamo installato qui ma non soltanto qui delle grandissime opere d’arte che stiamo distribuendo in tutto il territorio siciliano. Stiamo facendo una rivoluzione culturale e sociale. Quello che abbiamo fatto quest’anno continua un percorso iniziato lo scorso anno”.
“Io mi rivolgo sempre ai giovani perché loro saranno la nostra società di domani – ha puntualizzato Maria Falcone – Saranno loro a doverla difendere dai continui assalti della mafia che per ora è silenziosa ma è acquattata in attesa di ricominciare come prima, più di prima, se noi non staremo attenti. Come ti dicevo, non dobbiamo più piangere ma dobbiamo continuare a lavorare. Però dobbiamo stare molto attenti perché la mafia è là acquattata e aspetta soltanto di ricominciare a fare guadagni. Ecco perché bisognare sempre parlarne”.
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23 Maggio 2022, 13:03