Emily Morton, una ragazza di 28 anni, è affetta dalla cosiddetta “malattia del suicidio”, una sindrome così chiamata perchè provoca un dolore talmente atroce da spingere chi ne è affetto a desiderare la morte per mettere fine a quella sensazione. Più che un dolore, una scossa elettrica che colpisce il viso e condiziona i gesti più comuni come parlare, sorridere, masticare. Si tratta della nevralgia bilaterale del trigemino. Alla donna è stata diagnosticata la forma più severa della malattia. La sua esistenza è stata distrutta dal dolore che ha cambiato la sua vita nel profondo. Emily Morton si era appena sposata, ma il suo progetto di mettere su famiglia è naufragato a causa dell’insorgere di questa sindrome. Sulla pagina di GoFundMe dove è stata organizzata una raccolta per lei, si legge: “Emily era in salute e viveva una vita felice insieme a suo marito (da poco)”.
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Affetta dalla “malattia del suicidio”, non può sfiorarsi la faccia senza soffrire
Rachel, la sorella della donna, spiega: “Tutto è iniziato con un forte dolore al dente. Si è immediatamente rivolta a un dentista, ma tutti i test e le radiografie erano inconcludenti, mentre la sofferenza era reale e sempre più intensa”. La donna le ha provate tutte, ma nessun antidolorifico funzionava. Poi è sopraggiunta anche la perdita del padre. “Nelle settimane successive il dolore è aumentato rapidamente – continua la sorella -. Immaginate che i vostri denti vengano schiacciati e strappati da un dentista invisibile per tutto il giorno. Riusciva soltanto ad agitarsi nel letto, urlando tutto il giorno. Poi sono arrivati nuovi sintomi: scosse elettriche, una sensazione bruciante e tagliente su tutto il viso. Emily aveva paura e anche la sua salute mentale ha iniziato a declinare. Non può sfiorarsi la faccia senza soffrire tanto da rimanere in ginocchio. Non può parlare, sorridere, mangiare, dormire, lavarsi i denti”.
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La donna e la famiglia sperano ora in un nuovo tipo di neurochirurgia a ultrasuoni
La sorella della donna rivela inoltre che Emily “ha dovuto abbandonare il lavoro che amava, ha perso la casa. Lei e suo marito, sempre al suo fianco, vivono con me e la mamma. Anche lui ha dovuto lasciare il lavoro per dedicarsi a Emily”. Da quando è iniziato il calvario di Emily Morton sono trascorsi due anni e mezzo e la donna si è sottoposta a diversi e costosi trattamenti in Australia. La 28enne è volata fino in Europa per provare altre cure, ma senza successo. La donna e la famiglia sperano ora in un nuovo tipo di neurochirurgia chiamata MRI Focused Ultrasound: onde ultrasoniche sarebbero focalizzate con precisione in una regione del cervello chiamata talamo per interrompere i segnali del dolore. Per affrontare le enormi spese di questo trattamento, oltre 20mila dollari, sua sorella Rachel ha aperto una raccolta fondi che ha già superato i 20mila.