15 Ottobre 2024, 11:29
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Luigi Manconi è cieco, un processo progressivo durato 15 anni che lo scrittore e compagno di Bianca Berlinguer racconta in un libro dal titolo “La scomparsa dei colori” edito da Garzanti. Da sempre impegnato in politica, ex senatore, ex sottosegretario alla Giustizia, racconta il processo lungo e doloroso che lo ha condotto alla cecità. Il libro è stato presentato a Bologna con Silvia Avallone e Alessandro Bergonzoni in occasione della rassegna “Le voci dei libri”. In un’intervista al “Corriere della Sera” svela come è nata l’esigenza di raccontare la sua dolorosa esperienza: “È sorta dalla consapevolezza che pur essendo questa una mia personale esperienza non è una condizione che riguardi solo me. In Italia sono circa due milioni gli ipovedenti e cinque milioni le persone con qualche disabilità”. “Ritengo, inoltre, che la maggior parte dei cittadini abbia subito qualche danno fisico o psichico, qualche dolore o lutto- aggiunge – Ho provato a narrare, senza la pretesa di insegnare, come la mia esperienza tragica possa comunque portare alla non disperazione”.
Luigi Manconi spiega come è diventato cieco: “È stato un processo progressivo, che di tappa in tappa mi privava della vista, fino alla cecità totale, circa un anno fa. Ma ogni tappa mi consentiva di scoprire in me risorse che non pensavo di possedere”.
La sua condizione ha limitato la sua attività e il suo impegno politico. “Ho cercato e tuttora cerco di far sì che questa mia condizione non limiti il mio impegno pubblico e politico – sottolinea – anche dopo la fine dell’incarico di senatore. Evidentemente adesso faccio un’enorme fatica, incontro numerosi ostacoli, ma li affronto, credo, con maggiore sensibilità e capacità di ascolto”. Luigi Manconi ammette di avere molti rimpianti: “Un’enormità – precisa – La cecità coincide con due perdite: quella della bellezza e della libertà. La perdita della bellezza è non poter vedere i volti dei figli e delle persone care, i paesaggi, il mare di Alghero. Inoltre, una vita come la mia sempre tesa verso l’autodeterminazione, ha dovuto riconoscere limiti consistenti alla propria libertà. Ho dovuto per molte funzioni affidarmi agli altri, e però ho scoperto che in questo può esserci qualcosa di gratificante”.
La cecità porta con sé anche molte paure: “Innanzitutto la paura di farmi male. Penso sia miracoloso che quasi mai in 15 anni di indebolimento progressivo della vista io sia caduto. Ho paura di ferirmi la faccia, la parte più esposta; di urtare, sbattere. Poi ho mille altri piccoli timori quotidiani, gli stessi che questa condizione dà a tutti quelli che la condividono”.
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La cecità vissuta come limitazione ma anche come un’opportunità di autoanalisi e di scoperta di sé stesso. “Ho scoperto di essere più resistente di quello che non avessi immaginato – spiega ancora il compagno di Bianca Berlinguer – di possedere una grande capacità di adattamento, anche nella parte ultima della malattia, nella cecità totale, tanto da riuscire a condurre comunque una vita piena di incontri”. Il libro di Luigi Manconi si apre con una citazione di Jorge Luis Borges: “Vivo tra forme luminose e vaghe / che ancora non sono tenebra”. “Non ho fatto riferimento alle figure di ciechi veggenti della letteratura perché mi avrebbero dato dell’esaltato”, rivela. Il compagno di Bianca Berlinguer svela infine come fa a scrivere nonostante la sua condizione: “Lo spiego in un capitolo del libro. Racconto di come ho imparato a ‘scrivere con altri’”.
“I testi prendono forma prima nella mia mente, specie nelle ore notturne, quando formulo le frasi e le memorizzo. Diventano veri e propri inizi, articolati nei dettagli. Quindi sviluppo quei testi con le mie coautrici, Chiara, Marica e Kim. Sono processi lunghi, che hanno nella lettura e rilettura ad alta voce il loro segreto”, conclude.
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15 Ottobre 2024, 11:29