Luca Parmitano, 47 anni, nato a Paternò, in provincia di Catania, è un astronauta Esa ed un orgoglio per il nostro Paese e per la Sicilia. È stato il primo italiano al comando della Stazione spaziale internazionale durante la Expedition 61. In un’intervista al “Corriere della Sera”, racconta com’è nata la passione per lo spazio: “Da piccolo ero convinto che gli uomini avessero delle basi lunari. Credo di aver scoperto solo alle elementari che in realtà non fosse così”. Tutto nasce dalla passione per la fantascienza: “Sono della generazione Gundam, Goldrake, ne potremmo parlare per ore. Anche Galaxy Express 999, la serie anime sul treno che viaggiava nello spazio. Adoravo tutto questo e condividevo questo senso di avventura con mio fratello. Prima sono stati i cartoni animati giapponesi, poi i fumetti, la letteratura, Asimov. È stata anche la porta per scoprire la scienza”.
“La mia giornata? Porto le figlie a scuola, poi mi alleno”
Dopo aver fatto le scuole a Catania, Luca Parmitano è partito per il primo viaggio negli Stati Uniti con una borsa di studio Intercultura. Oggi vive a Houston: “La giornata è iniziata come quella di tanti altri: quando posso porto le figlie a scuola. Mi alleno”. Un allenamento adatto alla sua attività: “Mi sono qualificato quest’anno per il campionato mondiale di Ironman. Ma non ho avuto il tempo di andare”. Come è iniziata la sua avventura? “Ho presentato la domanda per l’Esa online nel 2008. L’astronauta Maurizio Cheli c’entra qualcosa. È una cosa che non ho mai raccontato. Ricordo che nel 1996, subito dopo la sua missione nello spazio STS-75 con lo Space Shuttle, il tenente colonnello Cheli venne a parlare sul palco del teatro dell’Accademia aeronautica. Io ero allora un cadetto e direi che ho pensato per la prima volta che anche io avrei potuto fare l’astronauta seguendo il suo discorso sul palco. La scintilla era lì nel mio passato da bambino, ma il tizzone credo che sia stata la sua presentazione”.
“Quello che amavo era volare anche nelle difficoltà atmosferiche”
“Seguii il suo lancio – racconta l’astronauta – Ero in punizione e chiesi il permesso di andare in aula tv e di seguire la partenza di Cheli. Il mio comandante di corso illuminato comprese il valore educativo della mia richiesta. Non era per una partita di calcio. Mi fu concesso con mia grande sorpresa. Quando poi venne a parlare mi dissi: allora è possibile”. La svolta è arrivata dopo 10 anni: “Le selezioni per gli astronauti non vengono fatte certo tutti gli anni. Ma in realtà da quel momento in cui lo ascoltai iniziò anche una sfida interna su cosa aveva fatto lui”. La sua carriera è iniziata come pilota e poi come pilota collaudatore: “Che sia per fortuna, per desiderio o per testardaggine nasce proprio da lì. Difatti nel 2001, in maggio, prendo il brevetto di pilota militare. Nel 2007 divento pilota sperimentatore. Si confaceva perfettamente con quello che amavo: volare anche nelle difficoltà atmosferiche”.
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“Feci domanda su Internet nel 2018, il 20 maggio 2009 l’Esa mi presentava come astronauta a Parigi”
Un anno dopo è arrivata l’occasione per fare domanda per diventare astronauta: “Ancora mi fa sorridere. Volevo fare domanda, ma poi quando arrivò il momento, mi autocensurai. Ero nel Reparto sperimentale di Volo da 6 mesi. Ero l’ultimo arrivato. Dissi alla mia compagna: sono troppo giovane e inesperto” Poi ha aggiunto: “Stavo prendendo il caffè al bar, un rituale prima del volo giornaliero. C’era il mio comandante di gruppo De Stefano. Mi disse: allora, hai fatto domanda? Risposi: non ho speranze. Ricordo ancora la risposta ‘Se non partecipi hai il 100% di probabilità di non diventare astronauta. Se fai domanda almeno fai esperienza’”. Parole che hanno cambiato il corso della vita di Luca Parmitano: “Per me era assolutamente inaspettato. Feci domanda. Quella sera stessa iniziai il percorso via Internet e il resto è storia: un anno di selezione. E il 20 maggio 2009 l’Esa mi presentava come astronauta a Parigi”.
“Scalare l’Everest forse non è il mio progetto. Ma ne avrò altri, sempre di esplorazione”
Luca Parmitano è tornato a parlare di Maurizio Chieli: “Ho un ricordo bellissimo. Il tenente colonnello Cheli era per me un modello di persona non solo dal punto di vista professionale ma anche umano. E continuo a pensarlo: è una persona di straordinaria umiltà. Umanamente fuori dal comune: per me era inarrivabile. Alla fine durante l’addestramento lo incontrai a cena a casa di un altro astronauta. Mi disse subito: beh diamoci del tu, siamo colleghi”. Maurizio Cheli è famoso per essere uno dei soli due astronauti che sono stati sia nello spazio che sulla cima dell’Everest. “Devo ammettere che l’idea mi ha toccato – ha confidato l’astronauta siciliano – Ma ho due ostacoli. Troppi impegni. E poi da molti anni sto cercando di portare avanti un discorso di protezione ambientale. Scalare l’Everest forse non è il mio progetto. Ma ne avrò altri, sempre di esplorazione”.
“Alle mie figlie non interessa che io sia un astronauta, a loro interessa la cena”
Una vita tra le stelle ma anche con i piedi per terra. Luca Parmitano ha raccontato la sua giornata tipo a Houston: “Cerco di rientrare per poter preparare la cena alle mie figlie. Per loro non sono un astronauta, sono un papà. Non gli interessa nulla che io possa tornare nello spazio: a loro interessa la cena come a tutti gli adolescenti”. Ho ancora dei sogni: sono pronto a tornare nello spazio per qualsiasi tipo di missione – ha svelato – Mi piacerebbe partecipare alle missioni Artemis, contribuire all’esplorazione sulla Luna. Anche se ci vorrà tempo”.