20 Febbraio 2024, 14:36
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Levante esce il 23 febbraio con un documentario disponibile su Paramount+ dal titolo “Levante Ventitré – Anni di voli pindarici” che racconta il 2023 dell’artista, dalla crisi alla rinascita. Un momento difficile segnato dallo stop per la maternità, la depressione post parto e il radicale cambio di look. Il nuovo tour prenderà il via il 10 marzo da Isernia, alcune date sono già sold out. In un’intervista a “La Repubblica” ha parlato del suo progetto: “Fin da piccola ho trovato il modo di spiegare me stessa attraverso la musica e non ho mai cambiato quella modalità. Però in questa intervista ho deciso di raccontare una parentesi della mia vita che nel 2023 ha trovato ostacoli molti alti. Sono sprofondata e risalita e ho sentito il bisogno di raccontare la mia depressione, il mio cambiamento estetico e quel Sanremo tanto strano dove ho cantato ‘Vivo’ con quel look così spiazzante. Ho spiegato le canzoni perché mi sentivo in difetto nei confronti di tutti, ma ho parlato soprattutto di me”.
Nell’intervista Levante dice che nessuna donna fa sogni erotici nel post parto: “Non riguarda ovviamente tutte le donne, ma molte sì. E per molte il sogno erotico è un’utopia. Era quello che volevo raccontare con ‘Vivo’, ma sapevo che quel brano sarebbe stato un autogol: era difficile per me, figuriamoci per gli altri. Quando va in tv la musica ha bisogno di velocità. Mi sono trovata in difficoltà, la gioia di risalire sul palco era ancora sopita, ci ho messo tanto a uscirne e ho avuto bisogno di terapie e farmaci. Ma in quel momento non mi rendevo conto”.
Sul suo radicale cambio di look hanno ironizzato anche i colleghi Colapesce e Dimartino, che hanno detto: “Il problema sono le sopracciglia”. “Vero – conferma Levante – ma con i capelli gialli e le punte arancioni non potevo restare come la figlia di Fantozzi. E comunque era una vita che volevo diventare bionda. È stato un gesto punk, a volte mi manca”. “La canzone più bella che ho scritto è ‘Alfonso’ dove canto ‘che vita di mer*a’ – dichiara l’artista -. Non riuscirò mai più a scriverne una così: per l’idea, l’ironia, l’autenticità e la purezza. Poi ovvio che, una volta nel mondo della musica, io sia andata da un’altra parte. Però è stata una rivoluzione per il cantautorato femminile”. Poi aggiunge: “Facevo la barista. Una mattina è entrato il verduraio e mi ha detto ‘Guarda che su Radio Deejay stanno trasmettendo la tua canzone’”.
Gli esordi da giovanissima, dopo un primo provino con Teddy Reno per il Festival di Ariccia. “Un’esperienza incredibile – ricorda – Avevo tredici anni, mi iscrisse mia zia Tiziana, che si era resa conto che cantavo in un certo modo. Raggiungiamo lo studio per le selezioni, io portavo due canzoni da sei minuti ciascuna, troppo dense: capivo che non sapevano dove sbattere la testa. Teddy Reno mi disse che ero ‘troppo consoliana’: figuriamoci, Carmen era il mio mito. Però di quel provino ricordo tutto: la luce dello studio, i miei polpastrelli distrutti perché suonavo da poco tempo”.
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Levante ha inciso un brano con Carmen Consoli dal titolo “Lo stretto necessario”. “Quando mi è arrivata la sua versione mi sono accasciata sul tappeto e ho pianto mezz’ora – ricorda -. Pensavo che da Ariccia ero arrivata a cantare col mio mito. Ho pianto pure troppo poco”. Altre collaborazioni sono poi arrivate con i Negramaro, Tiziano Ferro e altri. “Mi porto nel cuore un Giuliano Sangiorgi – confida – generosissimo, che nel 2013 mi disse: ‘Tu puoi cantare anche la lista della spesa’. Di Ferro ricordo la gentilezza: mi fece il grande dono di cantare con lui”. Il discorso si sposta su Sanremo e sulla scelta di questi giorni di Sangiovanni che ha sospeso la sua attività e ha confessato il suo malessere. “La confessione di Sangiovanni mi ha colpito così tanto, è stato molto coraggioso – commenta – Non penso che Sanremo sia un tritacarne, penso però che sia importante circondarsi delle persone giuste. Lavorare 24 ore facendo musica è bello, ma il rischio è che si mostrino le proprie fragilità. C’è bisogno di qualcuno intorno che ti dica quando è il momento di fermarsi”.
Anche Levante è stata ed è bersaglio di odio sui social. Gli haters l’accusano di non essere inquadrabile, ma l’artista taglia corto: “Io non vorrei piacere a persone che non mi piacciono. A me piacciono le persone sensibili, quelle che cercano di capire. Invece è come se mi si chiedesse di smettere di cercare di capire. Ma perché dovrei farlo? Ci sono persone che si gestiscono in modo più furbo, io posso risultare fastidiosa”. Del padre, che Levante ha perso ha solo 9 anni, ammette di avere ricordi vaghi. “Ho ricostruito delle cose attraverso i racconti – spiega – e l’immagine che ho è quella di un uomo molto duro. Forse il papà che ho in mente non avrebbe apprezzato, ma noi siamo il tempo che viviamo, lui questo tempo non l’ha vissuto e magari mi avrebbe amata”. L’intervista termina con una domanda su Diodato con il quale Levante ha avuto una storia d’amore qualche anno fa. “Qualcuno continua a vedere riferimenti a me nelle canzoni di Diodato? Assolutamente no. Ma perché mai poi? La vita ci ha dimostrato che non è possibile”, conclude Levante.
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20 Febbraio 2024, 14:36