Leonardo Pieraccioni si racconta a 360 gradi in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera“. L’attore e regista toscano ripercorre la sua carriera ma parla anche della sua vita privata, della compagna e della figlia Martina. Parte dall’infanzia, dai genitori e dagli anni più belli: “Mamma aiutava un’amica a vendere la lana per i lavori all’uncinetto. Papà per cinquant’anni ha fatto il commesso in un grande studio di avvocati. L’età più bella? I miei primi quattordici anni. Si rideva tanto in casa, in via della Mattonaia, quartiere popolare di Firenze. Per tutta la vita ho cercato di riprodurre il suono di quelle risate. Erano catartiche, in famiglia si prendevano in giro con gli amici, come da tradizione toscana, sembrava di stare sul set di Amici miei. Quelle risate sono state un buon auspicio per il mio futuro”. Leonardo Pieraccioni non ha studiato quasi per nulla, almeno non a scuola. “Il mio sguardo era sempre rivolto al Teatro Verdi, che era di fronte alla botteg – racconta – Ho la terza media. Quando mi bocciarono a scuola, il mi’ babbo per farmi capire che la vita dei non istruiti è difficile mi mise a lavorare in una falegnameria dal suo amico Arturo Vannini che nel film Il pesce innamorato ho omaggiato: faccio il falegname e mi chiamo Vannino”.
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“Iniziai in tv con la grande Raffaella Carrà. L’unica che credette in me”
Gli esordi a 16 anni: “Con le imitazioni di Troisi, Bombolo, Benigni. Ho smesso quando ho capito che ridevano dei personaggi e non delle cose che dicevo io. Presto cominciai con il cabaret normale. La mia gavetta sono stati i pub, le piazze”. Poi la tv: “Fantastico 1992, con la grande Raffaella Carrà. L’unica che credette in me. Avevo fatto un biglietto da visita con su scritto: Leonardo Pieraccioni, provinista professionista. A Roma avrò fatto quaranta provini per tutti i programmi possibili e immaginabili. Ne ricordo uno al Bagaglino di Pingitore”. Avrebbe immaginato il successo de “Il Ciclone”? “Direi di no! A 28 anni girai il film ‘I laureati’, su ragazzi che non volevano crescere. Poi Rita Rusic, che mi produceva con Vittorio Cecchi Gori mi disse, con I laureati hai incassato 15 miliardi di lire, se ne facciamo 8 sarà un successo. Il Ciclone ne incassò 78. Nessuno aveva previsto quel successo, tantomeno io”. E le attrici dei suoi film che fine hanno fatto? “Lorena era caduta in depressione, ha avuto problemi familiari, Natalia Estrada credo continui ad allevare cavalli. Di altre non so”.
“Alla madre di mia figlia auguro un matrimonio meraviglioso”
E in amore che tipo è Pieraccioni? “Non mi considero un latin lover. Mai avuto mezza storia con le mie attrici, manco mezzo bacio, se non con Laura Torrisi, con cui ho fatto una figlia Martina che ha 12 anni”. A proposito della madre di sua figlia alla quale è stato legato per sette anni dice: “Sta preparando qualcosa come attrice. Le donne sulle crisi di coppia a 40 anni capiscono quello che gli uomini capiscono a 50. Ci sono donne che non sono pronte a fare le mogli. Ora Laura ha 42 anni e le auguro un matrimonio meraviglioso per i prossimi 60 anni arrivando a 100 mano nella mano col suo sposo”. Leonardo Pieraccioni dice la sua sui fiori d’arancio: “Il matrimonio è una maratona di 50 km. Bisogna avere fiato e testa per superare i momenti critici. A me dopo qualche curva mi si rompono i lacci delle scarpe. Non supero i tre anni. Ho 58 anni e non è un fatto d’età. È una sorta d’infantilismo, corro il rischio della sindrome da Peter Pan. Ma forse è vero fino a un certo punto”.
“La mia compagna vendeva capsule per il caffè”
“Sto da quattro anni con Teresa che è fuori dal cinema – confida – vendeva capsule per il caffè, ha una figlia anche lei, ci vediamo dal lunedì al giovedì, poi sto con mia figlia Martina”. “I genitori separati e i figli diventano coppiette, arriva il weekend e ci chiediamo, che si fa stasera, pizza o bistecca? – aggiunge – I figli dei separati godono di una certa indulgenza dei genitori. Ho visto in tv lo psichiatra Paolo Crepet che invece su questo tema è granitico e ne ho fatto la parodia”. “Sono un padre protettivo – confessa – Il mi’ babbo quando non finivo i compiti mi diceva, sai cosa succede se non li finisci? Niente. E così sono io con la mi’ figliola. Ma so che faccio arrabbiare Crepet. Mia madre dice che sono nato vecchio, a 10 anni ascoltavo Guccini, la mia fantasia si è formata lì. Non è vero che sono sempre allegro”.
“Ho conosciuto Francesco Nuti prima che si ammalasse”
“Mi ha chiamato anche Amadeus per Sanremo – svela Leonardo Pieraccioni nel corso dell’intervista – Avevo proposto ad Amadeus uno sketch in cui portavo una canzone scartata in gara. Mi lamentavo per non essere stato preso. Amadeus la ascoltò e mi richiamò: questa canzone è brutta anche tra le canzoni scartate”. Poi un ricordo del suo incontro con Francesco Nuti: “L’ho conosciuto prima che si ammalasse. Da ragazzo recitavo nei teatrini, mi chiese di andarlo a trovare a Roma, dove viveva, a Natale. Mi presentai senza appuntamento. La domestica aprì e gli disse, c’è un certo Pieracciolli. E lui, ma sei venuto davvero. Gli lessi dei soggetti orribili. Lui fu gentile”.
“Massimo Ceccherini ha avuto momenti caotici con qualche bicchiere di troppo”
Infine, l’attore e regista toscano parla di Massimo Ceccherini: “Ha avuto momenti caotici con qualche bicchierino di rum di troppo. Era il terrore delle feste. Noi gente di cinema siamo piccoli imprenditori attenti a non sbagliare, lui è un vero artista, va giù dritto a 200 all’ora senza casco. Non legge i copioni, non vuole sapere niente. Ma ora è diventato un prete di provincia. Abita in campagna sopra Pistoia con una ragazza che l’ha salvato. Ma ogni tanto dovrebbe bersi un goccetto. È diventato di una noia, parla solo del figlio. Prima era troppo se stesso, come lo era Piero Ciampi”.