28 Giugno 2021, 13:46
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Venerdì scorso si è conclusa un’altra stagione de “La Vita in Diretta”, la prima condotta in solitaria da Alberto Matano dopo l’uscita di scena con polemica di Lorella Cuccarini. Il finale è stato scoppiettante per via del ritrovamento del piccolo Nicola Tanturli, il bimbo di 21 mesi rinvenuto sano e sano in un bosco da Giuseppe Di Tommaso, inviato del programma di RaiUno.
“Non dimenticherò mai la telefonata di Giuseppe – racconta Alberto Matano in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” – quello che è successo rivaluta il lavoro degli inviati, la fatica. In tempi di smart working ha ribadito quanto sia importante stare sul campo, con gli occhi e il cuore. Questo è un lavoro che va fatto con rigore e rispetto. Il miracolo, lo definisco io, del ritrovamento di Nicola è stato una ricompensa”.
“L’emozione del ritrovamento del piccolo Nicola Tanturli – ha aggiunto – mi ha fatto riflettere sul racconto del reale, mi ha riportato all’essenza del mio lavoro e di quando ho deciso di fare il giornalista, che vuol dire essere testimoni. Vivo in uno studio televisivo ma ho cominciato con la cronaca. Mi considero una specie di capostazione, i nostri inviati sono i treni ad alta velocità che transitano nella stazione”.
Alberto Matano ha anticipato che anche nella prossima stagione non ci sarà il pubblico in studio. “La Vita in Diretta è cambiata – ha spiegato – abbiamo ripensato la trasmissione da zero: quando c’erano gli ospiti in studio e l’intervista finale, la presenza del pubblico scaldava l’ambiente. Poi c’è stato un cambio narrativo, oggi il programma è essenziale: gli inviati spiegano sul posto cosa succede. Quindi penso di andare avanti così, le storie sono le protagoniste assolute”.
Il tavolo con gli ospiti nell’ultima parte, che si è rivelato una scelta vincente, invece tornerà. “L’obiettivo è spettinarla un po’ di più, per renderla graffiante e divisiva, perché no – ha svelato – Mi piacerebbe scegliere un tema per discutere: quando ci si confronta non siamo tutti d’accordo, ed è giusto così”.
Infine, l’ex mezzobusto del Tg1 ha confessato di non aver provato nostalgia per il suo precedente ruolo “nemmeno nei momenti più difficili”. “Il telegiornale è stata un’esperienza formativa – ha confidato – mi ha dato autorevolezza, popolarità: condurre il Tg, il notiziario più importante, ti responsabilizza e ti insegna come reagire in diretta. Hai un ruolo ‘istituzionale’. Sai che devi rimanere impassibile, impari il controllo e a tenere a freno le emozioni. Una grande scuola. Quando conduci un programma è diverso, puoi dire cosa pensi, lasciarti andare. In questi due anni ho potuto tirare fuori quello che provo, dalla commozione alla gioia”.
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28 Giugno 2021, 13:46