L’appartamento milanese dell’ex re dei paparazzi fu sequestrato nel 2016
- Corona ha continuato a viverci per un certo periodo pagando l’affitto allo Stato
- Composto da otto vani, ha un valore di mercato di circa due milioni di euro
- Adesso l’ex fotografo dei vip vive in un’altra casa ed è in regime di detenzione domiciliare
La casa confiscata a Fabrizio Corona nel 2018 è diventata un’aula in cui gli studenti del liceo scientifico “Volta” di Milano studiano legalità. L’appartamento composto da otto vani è ubicato in via de Cristoforis e ha un valore di mercato di circa due milioni di euro. La casa non era intestata a Fabrizio Corona (che attualmente si trova in regime di detenzione domiciliare in un’altra abitazione), ma a un suo prestanome.
Corona ha pagato l’affitto allo Stato per diverso tempo
Sequestrata nel 2016, è stata confiscata due anni dopo dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale. Secondo i giudici, sarebbe stata acquistata con soldi “di provenienza illecita”. Nel mezzo, ci sono un fallimento e alcuni reati di natura tributaria. Corona ha vissuto in via de Cristoforis pagando l’affitto allo Stato per diverso tempo.
Il tema delle lezioni
In quella casa, l’Agenzia per i beni confiscati ha organizzato un ciclo di lezioni per gli studenti del “Volta”. Gli incontri si svolgono nel salone dell’appartamento. Qui oggi si parla di legalità e di come Stato ed enti locali riutilizzino i beni sequestrati e confiscati a favore della società.
Corona sbotta su Instagram
Fabrizio Corona non ha preso bene la diffusione della notizia. “Apprendo da tutte le principali testate giornalistiche che la mia casa ora ospita gli studenti del liceo. Grandi titoli sulla conversione, anzi, la redenzione: dal male al bene. Cari giornalisti visto che a voi è delegata l’informazione, ditela tutta – ha tuonato su Instagram – Quella mia casa amatissima è entrata dentro un procedimento che ho ampiamente confutato in sede giudiziaria, anche questo andrebbe detto, come andrebbe detto che quando ho fatto di tasca mia i progetti per i detenuti tra cui VOCE LIBERA (una testata giornalistica per detenuti presso il carcere di Busto Arsizio) nessun ‘giornalone’ si è preoccupato di metterlo in evidenza”.
“Sarebbe bello tornare a casa mia per insegnare comunicazione”
“Io capisco che lo spot statale vi serva per prendere i fondi dallo Stato, però sconfinare nel non detto vi rende indegni – ha aggiunto – Cari liceali, non so esattamente cosa vi insegnino a casa mia, sarebbe bello venire in quella aula che era la mia casa per farvi una lezione di comunicazione. Ps sono invitati anche i giornalisti”.