Celebrità

Jolanda Renga e la lettera aperta ai coetanei: “Restiamo umani”

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25 Maggio 2024, 11:17

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“Restiamo umani”. Si intitola così la lettera aperta che Jolanda Renga, primogenita del cantante Francesco e di Ambra Angiolini, indirizza ai suoi coetanei dalle pagine di “Cosmopolitan”. La 20enne torna a parlare con la sua generazione a pochi mesi dall’uscita del suo primo romanzo, “Qualcosa nel modo in cui si sbadiglia”. “Scrivere un libro mi ha aiutata a vedere da un altro punto di vista tante cose che mi erano successe e attraverso la scrittura ho scoperto tante cose di me – aveva dichiarato Jolanda Renga a “Verissimo” dopo il suo esordio nella narrativa – Mi sentivo rotta, non altezza delle aspettative ma poi ho capito che se non avessi provato queste sensazioni non avrei potuto dare vita alla protagonista del mio racconto – Ho imparato a non vedere come un male il mio malessere, all’inizio sembrano punti deboli, ma in realtà non è così”.

“Fermiamo il tempo, quello che ci dice che dobbiamo correre e sbrigarci per non fallire”

Jolanda Renga torna a rivolgersi ai tanti ragazzi e alle tante ragazze che faticano o hanno faticato a trovare un equilibrio in un’epoca in cui il tema della salute mentale non è più un tabù. La 20enne abbraccia idealmente i suoi coetanei. “Se esistesse una guida per stare bene, credo che dovrebbe insegnare prima di tutto al corpo come restare umano: a piangere, emozionarsi, perché è il primo segnale che tutto funziona – dice nella lettera – Siccome una guida generale non esiste, e comunque non sarebbe adatta alle esigenze di tutti, ognuno dovrebbe avere la propria. Per esempio, nel mio manuale personale, una volta al giorno si ascolta una canzone che sblocca il diaframma e ti fa ridere e ballare, o piangere senza motivo. Poi si cerca in un libro, o in un film, o in uno spettacolo teatrale, un modo per fermare il tempo: quello che sembra sempre impazzito e ci dice di continuo che non è mai abbastanza, che dobbiamo correre e sbrigarci per non fallire”.

Jolanda Renga con il fidanzato Filippo Carrante (Foto Instagram)

“Molti di noi si spengono perché ci sentiamo già vecchi a vent’anni o quando ci scontriamo con il fallimento”

“Per questo molti di noi si spengono: perché ci sentiamo già vecchi a vent’anni, o anche prima, quando all’improvviso ci scontriamo con la parola fallimento – spiega – A quel punto pensi che dovresti essere un supereroe, ma non lo sei, e troppi se ne accorgono tardi, quando hanno già provato a spiccare il volo e non ce l’hanno fatta (…) Dovrebbe essere il sentire la chiave del nostro tempo. Sarebbe bello sentire come stiamo tra guerre, femminicidi, disastri ambientali a vent’anni. Quando ti rivolgi a un figlio, chiudi gli occhi, prendigli le mani e chiedigli: ‘Cosa senti? Come ti senti?’. Lasciateci tracce d’amore, che di prediche ne abbiamo sentite troppe. Lasciateci una canzone per commuoverci, una poesia per riempirci il cuore, un film per farci innamorare gli occhi. Io così ce l’ho fatta, perché adesso davanti allo specchio invece di aprirli gli occhi li chiudo e a voce alta mi dico ‘Oggi mi sento bene’”. Da poco più di un mese, Jolanda Renga conduce il programma “Destinazione Zeta” in onda su Radio Zeta.
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Il punto di vista di Ultimo: “Essere giovani oggi è tremendo, non ci sono punti di riferimento”

Una settimana fa, ad offrire uno spaccato del mondo giovanile è stato Ultimo, nome d’arte di Niccolò Moriconi, idolo delle nuove generazioni, quelle che riempiono gli stadi in occasione dei suoi cocnerti e che trovano conforto e forza nelle sue canzoni. “Essere giovani oggi è tremendo. Perché sei senza punti di riferimento – ha spiegato in un’intervista al “Corriere della Sera” – (…) Su X già annunciano la prossima pandemia. Ma ci rendiamo conto di quale trauma sia stato per i ragazzi la pandemia? (…) C’è una generazione che non ha fatto il viaggio della maturità, che si è vista bloccata in casa al momento di spiccare il volo, che ha perso per sempre opportunità che non tornano”.

Ultimo (Foto Instagram)

“I social ti anestetizzano, ti stuprano il cervello. Stiamo diventando amebe”

Il cantautore romano ha puntato il dito contro i social network: “Troppi ragazzi passano dieci, dodici ore al giorno a scrollare video su TikTok. I social ti anestetizzano. Ti stuprano il cervello (…) Qualche volta ci casco pure io; figurarsi un dodicenne. Guardi il video di uno che cucina, il video di uno che cade dal terzo piano, il video sulla tua squadra preferita, il video sul tuo cantante, il video di uno che cade in bicicletta… Ti dà dipendenza. Ci stiamo addormentando. Stiamo diventando amebe (…) Vedo che la gente non esce più di casa. Per strada ha paura, in periferia e non solo. I giovani sono anestetizzati. Fermi. Aspettano un domani che non arriva e non arriverà. Postano cose che non hanno. Mangiano a casa ma fingono di essere al ristorante”.

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25 Maggio 2024, 11:17

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