24 Febbraio 2024, 12:28
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Jannik Sinner è l’unico italiano ad avere alzato al cielo la coppa del torneo di singolare maschile degli Australian Open. Il campione ha concesso una lunga intervista a “Vanity Fair” spiegando come è riuscito ad ottenere risultanti così sorprendenti. La sua vita è segnata dal rigore, la serietà e il duro lavoro. Con un solo obiettivo: essere il migliore. Il tennista ammette di non amare le interviste: “Mi piace parlare di tennis, e dello sport in generale. La vita privata, la voglio mantenere tale. Voglio proteggere le persone che mi sono più vicine, tenendole fuori da tutto ciò. Lo vivo come un piccolo compito da svolgere, quasi un dovere: mi hanno aiutato, da giovane, ad acquisire sicurezza in me stesso, e oggi in qualche modo voglio tutelarle. Le persone che mi sono vicine la pensano come me, su questo tema. Perché sono molto simili a me: ci capiamo con uno sguardo, in un secondo”.
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Alla domanda se oggi è lui “quello da battere”, risponde: “‘Quello da battere’ è una parola grossa. Sono il numero 3 al mondo. Per il momento. Certo è un buon risultato, ma adesso devo ancora lavorare, prepararmi a tutto, perché ormai gli avversari mi conoscono bene, anche le mie debolezze. Sono uno di quelli da battere, diciamo”. Nicola Pietrangeli ha detto che per ora non ne vede in lei. “Ho le mie debolezze – dice – Posso gestire ancora meglio certi momenti di difficoltà, c’è ancora molto che posso imparare dai miei errori. Ora sto giocando bene, ma arriveranno momenti un pochettino più difficili: è importante lavorare adesso per affrontarli preparati”. Jannik Sinner è uno a cui piace avere il controllo di ogni cosa. “Alle volte possiamo davvero diventare un ostacolo per noi stessi. Ma più spesso siamo gli unici a poterci dare una grande mano. Alla fine, un giocatore il controllo ce l’ha solo su di sé. Non possiamo controllare il vento, il sole, né tanto meno l’avversario quando gioca bene: sono variabili che puoi solo accettare. Per come sono fatto io, temo di più l’avversario”.
“Nella vita voglio controllare solo le cose che mi impediscono di fare il mio lavoro – continua – Evito quelle che non mi mettono nelle condizioni, il giorno dopo, di allenarmi serenamente. Ma se ho voglia di andare allo zoo, per dire, ci vado. Sono un ragazzo normale, fuori dal campo”.
Il campione ha anche qualche passatempo diverso dal tennis: “Mi piace giocare alla PlayStation. Andare a cena, una volta ogni tanto. Anche se il più delle volte preferisco stare a casa tranquillo, a Montecarlo”. Poi ammette: “Serve fortuna nel trovare le persone giuste, intorno a te. Ma anche queste, se ci pensi, rientrano tra le cose che puoi controllare. Io ho trovato le persone giuste al momento giusto, che mi hanno indirizzato sulla strada giusta. Mi hanno aiutato a crescere, a conoscere meglio me stesso, il mio corpo. In questo momento ci sto attento al 100%. Per esempio: domenica ho giocato la finale, il giorno dopo sono volato in Italia e la mattina seguente sono andato subito in palestra. Non ho festeggiato in modo esagerato, non ho bevuto, perché non fa bene al corpo. Siamo andati a mangiare qualcosa e poi sono tornato in hotel. Non ho fatto grandi pensieri: in quel momento non sarei riuscito comunque a realizzare davvero quel che era successo. Ho guardato un po’ di film e mi sono addormentato non abbracciato alla coppa, l’avevo lasciata al mio manager”.
Jannik Sinner non è uno di facili entusiasmi: “Sono uno abbastanza concentrato. Il che non vuol dire che non mi stia godendo il momento”. Il tennista tiene molto anche alla cura del suo corpo. “Come tutti, dico che vorrei avere qualcosa di diverso, ma in realtà sto lavorando per avere il fisico migliore possibile per giocare a tennis”. E sul mondo del tennis svela: “Come in tutte le cose, c’è il bello e c’è il brutto. Per esempio tra gli atleti c’è molta competizione, anche fuori dal campo. I giocatori davvero forti sono sempre piuttosto intelligenti”.
Per seguire il suo sogno, Jannik Sinner si è trasferito a Bordighera da giovanissimo. La sua famiglia non l’ha presa benissimo. “È stata tosta anche per loro – racconta – Avevo 13 anni e mezzo, e la verità è che appena sono arrivato lì mi sono messo a piangere. Li ho chiamati dopo due ore, e loro avranno pensato: ‘Ecco, dobbiamo andare a riprenderlo’. E invece gli ho detto di stare tranquilli, che andava tutto bene. Ho avuto la fortuna di stare in una famiglia fantastica, quella di Luka Cvjetkovic: c’erano due figli e anche un cane. Ero felice, io non l’avevo mai avuto un cane…”. Ad accompagnarlo sui campi c’è sempre stato suo nonno Joseph. “Dopo la vittoria ho videochiamato la mia famiglia, c’era anche lui. Ma voglio aspettare quando tornerò a casa, mi piacerebbe parlargli più da vicino. È diverso”. Il tennista ha anche un fratello adottivo, Mark, tre anni più grande di lui. “A due anni e mezzo ho iniziato a sciare perché vedevo lui sulle piste – ricorda – Mio fratello è stato il mio primo migliore amico, è sempre stato sincero e diretto. Oggi non ci chiamiamo spesso, ma siamo legati in una maniera incredibile. Mi fa sempre i complimenti, anche quando perdo”.
Il rigore e la disciplina lo accompagnano sin da giovanissimo. “Non sono mai stato in discoteca – confessa – non mi piace andare a dormire tardi. Preferisco giocare a carte con un amico. I miei migliori amici sono ancora quelli dei tempi della scuola, si contano sulle dita d’una mano. Sono pochi, ma veri, perché mi conoscono da quando ero ragazzino e non gli importa di cosa ho vinto o di quanto sono famoso. Mi parlano di cose normali, mi regalano la serenità. Lo apprezzo, più di tutto il resto. È molto facile tenerli stretti a me”. Jannik Sinner si è sempre sentito italiano al 100%: “Sono molto orgoglioso di esserlo: a 7 anni facevo i campionati di sci coi ragazzini italiani, a 14 in Liguria i miei compagni erano italiani. Ma poi, noi parliamo il nostro dialetto tedesco, ma anche in Sicilia parlano un dialetto che nelle altre parti d’Italia non capiscono, no?”.
Il tennista ora vive a Montecarlo: “Il Principato è un posto molto sicuro, ci sono molti tennisti con i quali mi posso allenare, campi perfetti, belle strutture. Ho sempre pensato che sarebbe potuto essere un buon posto dove vivere”. Lo sportivo ammette di essere ricco ma anche di essere molto oculato con il denaro. “Prima di comprare qualcosa guardo sempre il prezzo, sempre. Se vado al ristorante e la pasta al ragù costa molto più di quella al pomodoro, prendo quella al pomodoro. Non perché sia tirchio, ma perché rispetto il denaro. L’unico regalo che mi son fatto è la macchina. Non una Ferrari, una Lamborghini o una Maserati”. E la vita privata? Jannik Sinner spiega che l’amore può rientrare tra le distrazioni, rispetto al rigore che riserva al suo lavoro e alla sua vita. “Certo non è semplice – sottolinea -. giro molto e durante i tornei sono molto concentrato. Ma penso che sia una bellissima cosa quando si trova un amore giusto. Come per tutti. E poi, i migliori tennisti al mondo hanno tutti moglie e figli”. La cosa che gli fa perdere il controllo è proprio perdere, non solo a tennis. “Mi arrabbio quando perdo a burraco”, svela.
Il rapporto con il fallimento è un argomento sensibile per il campione. “Sto facendo la mia storia personale, e la sto facendo per me stesso. Se mi guardo indietro so di avere fatto un bel percorso, ma non mi voglio fermare. Tutte le partite che si vincono, non si vincono nel giorno in cui si disputano. Si vincono preparandosi per mesi, forse anni, lavorando per quella partita. Vedremo se questo lavoro servirà anche al primo fallimento, vedremo come reagirò. Ma non ho paura di sbagliare, non ci penso. Non vedo che senso abbia pensarci”. “Primo nella classifica ATP? Il futuro non si può prevedere. Sicuramente è un sogno e stiamo lavorando per andarci il più vicino possibile”, conclude.
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24 Febbraio 2024, 12:28